Mauro Guerrini.  Catalogazione.  Roma: Associazione italiana biblioteche, 1999.  141 p.  (ET: Enciclopedia tascabile; 16).  ISBN 88-7812-059-6.  L. 15.000.

Pur inserita in un contesto sempre più ampio e articolato di servizi, la catalogazione bibliografica, originale, partecipata o derivata, rimane uno dei compiti fondamentali di qualsiasi biblioteca, istituto la cui funzione precipua e caratterizzante è proprio quella di conservare e, tramite il catalogo, organizzare e rendere disponibile una raccolta di libri e di altri documenti. Di catalogazione bibliografica, quindi, tra i bibliotecari in servizio se ne ragiona ancora molto, ma in letteratura, negli ultimi anni, e non solo in Italia, se ne scrive sempre meno, e ciò che viene scritto ha scarsa eco. Risultato di questa situazione contraddittoria è che i ragionamenti pragmatici dei bibliotecari tendono a perdere troppo facilmente o a non trovare affatto l'aggancio con i principi teorici della materia, e conducono perciò spesso a soluzioni catalografiche incoerenti, che si cumulano e si moltiplicano nei cataloghi collettivi alimentati online, riducendone il valore bibliografico e, conseguentemente, la stessa fruibilità. È pertanto un merito indiscutibile e non secondario di Mauro Guerrini l'avere voluto mantenere la catalogazione al centro del proprio impegno professionale, scientifico e accademico, contribuendo costantemente sia al dibattito teorico, sia alla realizzazione di strumenti di pratica utilità.

Recente prodotto editoriale di questo impegno è la corposa voce Catalogazione per l'enciclopedia tematica «ET», edita dall'AIB. Pur essendo una voce di enciclopedia, necessariamente compilatoria e riassuntiva di uno stato dell'arte, l'opera si presenta, soprattutto nei primi capitoli, particolarmente interessante. In quei capitoli è infatti evidente e riuscito l'intento di Guerrini di precisare e sistematizzare ulteriormente i principi e le nozioni concernenti la catalogazione bibliografica, definendone la natura, gli scopi e le componenti procedurali; tutto ciò con puntualizzazioni importanti, come quella relativa alla assoluta priorità, nel processo catalografico, dell'analisi bibliografica, che di quel processo costituisce il «momento iniziale e basilare», e che richiede, specificamente, l'analisi formale (analisi dell'edizione), letteraria (analisi dell'opera) e concettuale (analisi del contenuto) del documento. Nonostante la sintetica descrizione delle indicazioni fornite da Functional requirements for bibliographic records, l'importante studio recentemente pubblicato dall'IFLA, manca però forse, tra queste enunciazioni di principio, una dichiarazione esplicita e inequivocabile di che cosa possa e debba essere oggetto di catalogazione bibliografica. Si sta sempre più affermando l'idea, favorita probabilmente anche dall'impiego nelle norme internazionali di termini generici come item o resource, che oggetto della catalogazione bibliografica sia, potenzialmente, tutto ciò di cui la biblioteca dispone, comprese le «sedie di legno» e le «sezioni di mandibola di feto di suino» (AACR2, p. 257 e 261 dell'edizione italiana), i programmi per elaboratore (vedi ISBD(ER)) o i singoli documenti privi di una denominazione individuale (singole fotografie, lettere, ecc.). La catalogazione bibliografica è però tale poiché basata su una descrizione bibliografica e la descrizione bibliografica non è applicabile a qualsiasi oggetto materiale, ma solo agli oggetti riprodotti in più copie identiche al fine di registrare e comunicare un contenuto testuale, sonoro e/o visivo a distanza di spazio e di tempo, e che siano stati dotati intenzionalmente e originariamente di alcuni indispensabili contrassegni formali atti a identificarli (che abbiano cioè ricevuto, innanzitutto, una denominazione propria certa e chiaramente individuabile, in particolare un titolo). L'intera esposizione di Guerrini non lascia ovviamente dubbi sul fatto che oggetto della catalogazione propriamente bibliografica sono solo le pubblicazioni e i documenti a esse assimilabili, ma una chiara definizione del concetto di "pubblicazione" non sarebbe stata tuttavia inopportuna, essendo spesso richiesto alle biblioteche di gestire e segnalare all'utenza anche altri materiali, che sono però privi dei connotati tipici delle pubblicazioni, ed esigono quindi metodi di catalogazione diversi.

Con l'ampia descrizione del formato ISBD inizia, nei capitoli successivi, la presentazione dei principali standard catalografici utilizzati in Italia: oltre all'ISBD, le RICA, il Soggettario, la Classificazione decimale Dewey. Il discorso si fa qui più pratico, e assume, inevitabilmente, un tono più marcatamente didattico. Non mancano però, neanche in questa parte del saggio, riflessioni e precisazioni sul piano teorico, né indicazioni per un mutamento della prassi corrente. Viene opportunamente ricordato, ad esempio, che la descrizione bibliografica normalizzata «comporta una traduzione dal linguaggio tipografico al linguaggio catalografico, non una banale trascrizione dei dati presenti sulla fonte d'informazione del documento», che la scelta del livello di descrizione da adottare è uno dei compiti di ogni istituto catalografico, che fase fondamentale della catalogazione, intesa come attività di costruzione e gestione del catalogo, è l'authority control, e che relativamente a un aspetto dell'authority control, la creazione delle voci d'autorità, esiste, fin dal 1984, una norma IFLA (Guidelines for authority and reference entries), tradotta dall'ICCU in italiano (Direttive per le voci di autorità).

Un commento particolare merita il capitolo sull'indicizzazione per soggetto. In Italia, relativamente a questa diffusa operazione catalografica, non esiste attualmente una normativa unitaria, da tutti riconosciuta e applicata, ma un gran numero di consuetudini più o meno locali, delle quali alcune teoricamente fondate e giustamente autorevoli (come quella della Bibliografia nazionale italiana) e tante altre figlie solo dell'arte di arrangiarsi. A fronte di questa situazione quanto mai varia, vi è però la convinzione immotivata di tanti bibliotecari che quello della soggettazione sia un linguaggio unico e uniformemente regolato, favorita, paradossalmente, proprio dal fatto che in questo settore non ha avuto sviluppo quel processo di codificazione che ha invece interessato la descrizione bibliografica e l'indicizzazione per autori e titoli; ciò quantomeno fino all'elaborazione, a opera del GRIS, della Guida all'indicizzazione per soggetto (Roma: AIB, 1996), la cui pubblicazione, di fatto recente, non ha però ancora prodotto gli effetti di normalizzazione auspicati. In questo panorama è sicuramente meritorio e chiarificatore che Guerrini indichi esplicitamente, nel titolo stesso del capitolo, che oggetto della sua trattazione non è il linguaggio dell'indicizzazione per soggetto, ma un linguaggio di indicizzazione per soggetto, quello che origina dal Soggettario della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Di quel linguaggio egli si impegna a evidenziare i principi e, per quanto riconoscibili, le norme d'uso, sgomberando il campo da opinioni errate ma tuttora diffuse, come quella che il Soggettario costituisca una lista chiusa, il cui uso comporti il tassativo divieto di creare, all'occorrenza, nuove voci di soggetto. Questa descrizione del linguaggio del Soggettario in termini di principi e regole è sicuramente propedeutica a un proficuo confronto con altri linguaggi di soggettazione, e in particolare con il linguaggio proposto dal GRIS, confronto che Guerrini, per non squilibrare il contenuto del suo saggio, ha in questa occasione evitato, ma che è forse ciò di cui hanno oggi maggiormente bisogno gli indicizzatori italiani, per riconoscere le identità e le differenze sostanziali tra i due linguaggi, cogliere appieno il senso dell'evoluzione che sta vivendo il settore, e procedere a scelte, o anche solo ad applicazioni, pienamente motivate e consapevoli, oltreché più corrette.

Ampia, aggiornata, sufficientemente esaustiva, e corredata di una bibliografia sostanziosa, la voce Catalogazione dell'enciclopedia «ET» è frutto di una riconosciuta competenza scientifica ed esperienza professionale, e conferma l'utilità e l'ottimo livello di questa lodevole iniziativa editoriale dell'AIB.

Stefano Tartaglia
Università di Siena (sede di Arezzo)