Biblioteche insieme: gli spazi della cooperazione: atti del XXXVIII Congresso nazionale dell'Associazione italiana biblioteche, Rimini, 18-20 novembre 1992, a cura di Paolo Malpezzi.  [Roma]: AIB, 1993.  292 p.  L. 35.000.

Gli atti del penultimo congresso dell'Associazione sono stati pubblicati – a cura della stessa sezione Emilia-Romagna che aveva fatto gli onori di casa a Rimini – con grande tempestività e in una veste piuttosto dimessa. Né l'una caratteristica né l'altra, beninteso, sono citate con riprovazione: anche se il pubblico cui gli atti sono destinati avrebbe saputo pazientare, e potuto attendersi qualche lavoro editoriale in più. Di quasi due terzi dei contributi portati al Congresso esisteva già infatti una versione a stampa, diffusa abbastanza largamente tramite i due fascicoli distribuiti durante le giornate congressuali (cfr. i n. 93/47 e 403 della Letteratura professionale).

Per quanto riguarda l'aspetto esteriore del volume, niente da dire sulla semplice brossura, anche se un paio di fogli di guardia non avrebbe sbilanciato i costi. Non sarebbe stato male, però, armonizzare la grafica con quella delle altre pubblicazioni dell'Associazione, che si possono apprezzare anche per una certa cura posta nel seguire una linea, uno stile uniformi. E nel caso di questo volume, purtroppo, lo stile manca.

Iniziando dal primo contributo ai lavori del congresso, è una vistosa mancanza che l'intervento tenuto da Romano Prodi non risulti se non da un breve cenno, puramente formale, nell'introduzione. È difficile credere che non si sia potuto stampare un testo a firma dell'ospite, neppure ricorrendo ad una registrazione della seduta (eppure una sintesi, siglata a.a., era apparsa nel n. 11/12 del 1992 di «AIB notizie»). Proseguendo, la lettura risulta spesso rattristata da refusi in numero senz'altro superiore a quello accettabile, dalla mancata corrispondenza tra alcuni titoli del sommario e quelli del testo, da una disinvolta distribuzione delle maiuscole, dalla fantasiosa varietà nei (pur limitatissimi) apparati di note e citazioni bibliografiche. Pare assente ogni intervento di redazione, volto a rendere uniforme l'aspetto dei contributi: manca anche l'indicazione dell'ente di appartenenza di ciascun relatore, prezioso orientamento quando si leggano interventi di così varia provenienza. Il caso più increscioso è quello occorso al testo che porta la firma di Lorenzo Baldacchini. Cioè, porta la sua firma subito sotto il titolo, come tutti gli altri. Ma poi, alla fine, dopo un ultimo paragrafo misteriosamente in corsivo, si legge il nome di un gruppo di lavoro dell'Associazione – in grassetto – e non si capisce se sia un'altra firma, o il titolo di quello che viene dopo. No, dopo vengono le note, hanno un aspetto inconfondibile, dense di riferimenti bibliografici. Risulta però impossibile connetterle al testo, orfane come sono (tranne le prime due) del numero di richiamo: pazienza, tanto i numeri in esponente sono spariti anche dal testo.


Il tema del congresso richiamava apertamente quello intorno al quale l'Associazione si era riunita dieci anni prima, a Giardini Naxos, quando era stato gettato il primo seme del Servizio bibliotecario nazionale. Ovvio che molti degli intervenuti a Rimini – primo fra tutti quello del presidente Giordano – si richiamassero a quella occasione. Tuttavia qualche osservazione su quello che è successo nel frattempo va fatta. Non sempre in questo primo decennio l'attenzione di sostenitori e critici del SBN ha saputo attribuire alla cooperazione il ruolo di cardine che le dovrebbe spettare. Le molte esperienze di iniziazione cui si è assistito – con tutti gli entusiasmi e gli eccessi dei neofiti – possono ormai lasciare il posto a più equilibrati esami del lavoro svolto e da svolgere, in cui la dimensione cooperativa sia perseguita più concretamente di quanto sia avvenuto finora. Va poi detto che, se SBN dovrebbe significare innanzi tutto cooperazione, la cooperazione non risiede esclusivamente nelle biblioteche che vi aderiscono. A Rimini sono state descritte esperienze e iniziative molto diverse, alcune più largamente provviste di risorse economiche e di strumenti, altre ricche soprattutto di volontà di agire: non tutte però parte in senso stretto del Servizio bibliotecario nazionale. Il fatto che si tratti di attività non conformi alle prescrizioni che regolano la partecipazione all'SBN non significa che non siano parte a pieno titolo del servizio bibliotecario – con la minuscola, quello meno celebrato, ma senz'altro più visibile ai lettori delle nostre biblioteche – sapendo offrire i frutti concreti della cooperazione.

Da questo punto di vista il congresso di Rimini ha sopravanzato largamente quello di Giardini Naxos: si potrà obiettare che senza una proposta di così ampio respiro come quella offerta nel 1982 alla professione tutti questi frutti di cui oggi si può parlare non esisterebbero. Probabilmente è in parte vero, così come è vero che la rapidissima evoluzione e diffusione degli strumenti elettronici è stata un'altra innegabile spinta per molte iniziative. Ma non dobbiamo agli elaboratori e ai CD-ROM, e neppure soltanto ad emanazioni centrali – per quanto autorevoli – se oggi anche in Italia ci incontriamo per parlare di sviluppo delle collezioni secondo il metodo Conspectus, o a discutere dei primi volumi pubblicati del Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo, o ancora a riprendere con nuova energia l'annosa questione delle biblioteche scolastiche. Le relazioni che a Rimini hanno illustrato queste, e molte altre, esperienze (per tacere di tutte quelle che funzionano egregiamente, ma di cui al Congresso non si è parlato, e sono tante) sono innanzi tutto lo specchio della volontà e dell'attività della parte migliore della professione: quelle bibliotecarie e bibliotecari che non hanno esitato a farsi venire una buona idea e poi ad attuarla, preferibilmente non in solitudine.

Fra i contributi non strettamente di rendiconto, alcuni si segnalano per la loro novità. I suggerimenti di Vitiello in tema di deposito legale si aggiungono con senso critico ad un dibattito ormai di lunga durata, ma limitato spesso a luoghi comuni inamovibili. Per quel che riguarda le biblioteche scolastiche, gli interventi riassumono un panorama forse non più completamente statico e – soprattutto – ignorato. Ben riuscite le relazioni della sessione dedicata a Conservazione e censimento dei fondi librari, settore fecondo negli anni recenti. L'interesse dell'indagine di D'Alessandro sulle biblioteche pubbliche del Centro-Sud le aveva già meritato la pubblicazione di una versione più ampia, nel n. 3 del 1992 del «Bollettino». Sotto un titolo non si sa se più criptico o più reboante sono stati raccolti da Fabrizio Del Lungo alcuni interessanti dati su quegli aspetti dell'attività bibliotecaria – quanto costa? quanto tempo occorre? – che non sempre sono tenuti abbastanza in considerazione. Piuttosto deludenti, invece, le paginette dell'altro ospite Roberto Pazzi, su La biblioteca della mente: libri che parlano fra loro. Non si tratta di sfiducia nei confronti di chi bibliotecario non è, ma insomma quando si invita uno scrittore a parlare di biblioteche, in sei casi su dieci si finisce per sentirlo diffondersi sul modo di mettere in ordine i volumi sugli scaffali (negli altri quattro invece viene citato quel poeta argentino di cui qui – per una volta – si tacerà il nome). Meglio, molto meglio, la giusta soddisfazione di chi ha parlato dei risultati raggiunti e il conforto e la fiducia che ne sono venuti ai partecipanti al Congresso, e che ora si estenderanno ai lettori degli atti.

Giulia Visintin, Torino