Nell'articolo viene presentata per sommi capi la storia delle biblioteche in Lituania dalla metà del secolo XIV alla metà del Cinquecento.
La più antica testimonianza dell'esistenza di una biblioteca sul territorio del granducato di Lituania, unito fin dal 1386 al regno di Polonia, risale al 1398. È di questa data un testamento del primo vescovo di Vilna, Andrea da Cracovia, nel quale egli esprime la volontà di lasciare alla chiesa cattedrale e al capitolo tutti i suoi libri, fra i quali «duo pontificalia meliora in pergameno scripta». Sappiamo inoltre che nello stesso 1398 Ladislao II Jagellone, re di Polonia e granduca di Lituania, offrì insieme alla moglie Edvige d'Angiò un librum passionalis alla chiesa cattedrale di Vilna. L'autore del saggio suppone che tali donazioni segnino la nascita della biblioteca capitolare della città.
Si sa anche che alcuni canonici e prelati residenti a Vilna, capitale granducale, possedevano proprie biblioteche che solitamente dopo la loro morte confluivano appunto nella biblioteca del capitolo, che tuttavia fu a più riprese distrutta da incendi e altre calamità. Ciò forse concorre a spiegare come mai solo nel 1603 si decise di nominare un canonico-bibliotecario che si occupasse della biblioteca e ne custodisse le chiavi.
Fra i primi lituani che possedettero una biblioteca si annovera Adam Jakubowicz. Un incunabolo proveniente dalla sua collezione, De priscorum verborum proprietate (Tarvisio 1477), con una sua nota autografa in latino e in ruteno, è attualmente custodito presso la Biblioteca Jagellonica di Cracovia.
L'autore del saggio è persuaso che malgrado la scarsità di notizie in proposito si possa affermare che nella prima metà del XVI secolo alcuni canonici possedessero libri o biblioteche. Ochmanski ci segnala anche alcune evidenze che consentono di supporre come alla corte del principe Witold, cugino del re Ladislao II Jagellone, esistesse una biblioteca, seppure di composizione non precisabile. Questa sarebbe in effetti la più antica raccolta "laica" esistita in Lituania. Esistono anche alcune notizie relative al movimento delle opere: in una lettera al gran maestro dell'Ordine Teutonico Ulrich von Jungingen, il principe Witold promette di restituirgli un volume non meglio specificato.
Il lavoro riporta anche notizie sulle biblioteche di monasteri e conventi di ordini religiosi stabilitisi nel territorio lituano, fra i quali i benedettini, i francescani e i domenicani.
Interessanti sono le notizie su alcuni acquirenti laici di opere, di solito ricchi boiari. Il libro era di fatto un oggetto prezioso riservato ai ceti abbienti, anche per il suo costo molto elevato. Per fare un paragone si pensi che nel 1529 per un libro si dovevano pagare 240 groszy, per un cavallo 300, per un toro 50, per una mucca 30, per un maiale 15. Non stupisce quindi che i libri fossero spesso compresi negli elenchi testamentari.
A cavallo fra il XV e il XVI secolo cominciano a raccogliere libri anche i borghesi, ed è noto che nella città di Kowno (Kaunas) fin dal 1503 fu attiva una Confraternitas literatorum. Solitamente i volumi venivano ordinati nel regno di Polonia e da là portati da mercanti fino in Lituania.
La prima biblioteca privata veramente ricca fu quella di Salomon Rysinski (m. 1625), poeta, filologo classico e raccoglitore di detti e proverbi, autore della più antica raccolta di proverbi polacchi, Proverbium polonicorum centuriae decem et octo (1618).
La conclusione cui giunge l'autore è che nel periodo trattato le biblioteche in Lituania furono assai rare e non ricche, concentrate soprattutto a Vilna e a Kowno, ma presenti anche nelle province presso chiese ortodosse, monasteri e conventi. Al libro sono interessati anche nobili, borghesi e artigiani ma, perché si formino grandi collezioni librarie, bisogna aspettare il Rinascimento che peraltro, va ricordato, nell'Europa centro-orientale iniziò a svilupparsi solo con la seconda metà del XVI secolo.
Il saggio è ben documentato e dimostra una buona conoscenza sia della letteratura - non solo in lituano ma anche in russo e in polacco - sia delle fonti latine.
Jan W. Wos
Facoltà di lettere e filosofia, Università di Trento