È nato, con i quaderni semestrali di Casa Moretti, arrivati già al secondo anno di vita, un nuovo prezioso strumento per tutti coloro che in vario modo conservano, studiano, ricercano carte di autori contemporanei.
«Archivi del nuovo», andandosi ad affiancare ad altri periodici prestigiosi di istituzioni culturali che descrivono carte di autori contemporanei, come «Autografo» o «Cartevive», assolve innanzitutto il compito di informare sulle attività dell'istituto, sulle acquisizioni e i lavori in corso, ma come risulta evidente già dai primi due numeri, la sua specificità sta ugualmente nel dare conto di fondi, carteggi, biblioteche "limitrofi", in un senso spazio-temporale ampio, di autori radicati nel territorio e di autori "vicini" a Moretti, laddove vicinanza non è soltanto contiguità, ma condivisione di stile e di intenti.
Il taglio di largo respiro fa sì che la pubblicazione contribuisca concretamente a richiamare l'attenzione di studiosi e addetti ai lavori sulle innumerevoli questioni che si dipanano da un settore sempre più vasto, significativo, ineludibile per un approccio storiografico e filologico al "secolo breve": quello degli archivi e delle biblioteche di autori ed editori novecenteschi, fornendo un terreno di incontro per tutti coloro che operano a vario titolo in questo campo. Da sottolineare infatti come tra gli intenti espressi nella presentazione al primo numero, ci sia la dichiarata volontà di aprirsi ai contributi di quanti vorranno intervenire più in generale sui temi di archivi, biblioteche, carteggi e ancora, sulla critica del testo, la produzione e circolazione libraria, sui giornali e le riviste, le ricerche bibliografiche, la storia degli studi del Novecento letterario italiano.
Tra i fondi novecenteschi quello di Marino Moretti deve il suo significato e l'intrinseco valore alla natura composita e complessa di essere al contempo casa-laboratorio-biblioteca-archivio, di costituire un patrimonio di memorie e di cultura, di rappresentare il luogo dove lo scrittore ha costruito con i suoi scritti l'immagine di sé che ha consegnato al mondo. La figura di Marino Moretti con la sua lunga vita trascorsa in buona parte nella casa di Cesenatico ha attraversato di fatto il secolo da protagonista. Ne è testimonianza la vastità del carteggio (circa 14.000 missive per un arco temporale che va dagli inizi del secolo al 1979) e la ricchezza dei corrispondenti, tra i quali si annoverano i nomi più significativi di scrittori, giornalisti, critici, intellettuali del nostro secolo.
Tra i compiti statutari che Casa Moretti assolve da quasi quindici anni, oltre alla tutela, conservazione e studio del materiale bibliografico di cui è depositaria, ci sono l'incremento del nucleo originario con documenti organici alla biblioteca e all'archivio, la collaborazione con altre istituzioni pubbliche e archivi privati affini per tipologia dei materiali conservati, la promozione di iniziative culturali rivolte sia alla ricerca sia alla scuola.
La compresenza dei diversi livelli si riflette nelle scelte di campo della rivista, dove la varietà dei contributi e la specificità degli autori trattati sembrano ritessere quella rete straordinaria di rapporti e incontri di cui la casa sul porto-canale era al centro. Allo stesso modo da «Archivi del nuovo» si dipana una serie di percorsi di lettura e di studio, emergono figure apparentemente marginali, come quella - ricordata nel saggio di Michele Feo - di Arrigo Bugiani, artefice della rivista «Mal'aria» e degli inimitabili Libretti, che in realtà ha lasciato una traccia indelebile nella storia dell'editoria d'autore, o di Gaetano Facchi, vivace e dimenticato editore milanese di primo Novecento, il cui archivio ci viene illustrato ora da Anna Modena; si racconta poi, grazie al contributo di Anna Nozzoli, di inedite collaborazioni, come quella tra Moretti e Teresah per la rivista «Donna», o si diffonde con gli indici della Grande illustrazione, a cura di Manuela Ricci, un prezioso strumento bibliografico.
È un peccato non poter dar conto di tutti i contributi finora usciti in questi primi numeri, che nel loro complesso appaiono misurati e organici al progetto solido e preciso che sta dietro la pubblicazione di Casa Moretti.
La cifra che si coglie complessivamente dalla lettura dei saggi e che li unisce in una sorta di contenitore unitario sembra quella di una cultura solo in apparenza marginale o di provincia ma in effetti fervida di operosità, di fermenti, di aperture straordinarie al nuovo, che va di fatto a costituire una delle chiavi principali di investigazione del Novecento italiano.
Un'altra tessera si aggiunge alle numerose iniziative in atto in questi ultimi anni, secondo un disegno ideale che sempre più appassiona e coinvolge studiosi e specialisti, quello di arrivare a configurare una sorta di mappa degli archivi letterari del Novecento italiano: tra le ultime, in ordine di tempo, ricordiamo il convegno svoltosi a Roma nel maggio 1997 a cura dell'Istituto di studi per le letterature contemporanee, presieduto da Mario Petrucciani. Nel corso di quella manifestazione che offrì un panorama vastissimo e vario delle diverse realtà degli archivi contemporanei, da quelle istituzionali alle private, da più parti fu espressa l'esigenza di un progetto comune di confronto e di coordinamento: certamente le scelte di Casa Moretti, che pure era presente, si muovono in questa direzione.
Giuliana Zagra
Biblioteca nazionale centrale, Roma