A partire dal 1996, con l'uscita del volume dedicato al 1995, il «Bollettino delle opere moderne straniere» curato dalla Biblioteca nazionale centrale di Roma adotta per la formulazione delle intestazioni l'impostazione seguita dal Servizio bibliotecario nazionale. La lista di riferimento delle intestazioni per enti collettivi (non temporanei) che già nel 1994 era stata diffusa nella serie degli «Studi, guide, cataloghi» è stata dunque rivista per adeguarla al nuovo stile e riproposta in un formato più maneggevole. Come è noto, le differenze formali tra lo stile delle RICA e quello indicato nella Guida SBN per le intestazioni non sono esclusivamente di punteggiatura. Ferma restando la scelta degli elementi di cui si compongono le intestazioni - che è la stessa delle RICA - viene mutato l'ordine delle qualificazioni, di modo che dal trattamento automatico dei dati possano risultare effetti di ordinamento chiari e coerenti, là dove le regole previste per il trattamento manuale privilegiavano una presentazione più tradizionale, affidando alla fase (anch'essa manuale) dell'ordinamento l'onere dell'interpretazione e della collocazione appropriata delle intestazioni aventi in comune la parte iniziale. Le altre scelte di stile della lista seguono l'uso assai sobrio che era già nelle RICA, con una applicazione all'italiana delle maiuscole, limitata dunque ai soli nomi propri, anche per quegli enti che abitualmente vedrebbero tutti i termini significativi iniziare con la maiuscola, come è d'uso per esempio in inglese. Le Regole del 1979 sono osservate anche nei casi (che non di rado suonano un po' assurdi) di nomi composti da parti in lingua alternate a parti in italiano. Conformemente a questo criterio, è stato inoltre incrementato il numero dei toponimi per i quali è stata preferita la forma italiana a quella in lingua (per esempio Friburgo in Brisgovia, Gottinga, Oldemburgo). I dispositivi di collegamento fra le voci della lista sono quelli consueti: il reciproco del rinvio è indicato con un segno × anziché con l'asterisco: quest'ultimo segno infatti è impiegato per indicare nomi uguali condivisi da enti diversi. I rinvii reciproci sono istituiti fra nomi dello stesso ente che siano mutati nel tempo, sono indicati col segno ××, e si accompagnano in alcuni casi a una breve nota esplicativa. A parte la presenza assai parca di note - forse qualcuna in più sarebbe stata conveniente, almeno nei casi di enti piuttosto esotici - è fuor di dubbio l'utilità dello strumento (ancorché parziale come questa lista): probabilmente non sarà di uso quotidiano in nessuna biblioteca, ma all'occasione sarà senz'altro apprezzata.
Resta tuttavia qualche dubbio sull'opportunità di portare a riferimento autorevole la formalizzazione imposta dai criteri vigenti nell'ambito del Servizio bibliotecario nazionale, che hanno appunto ragion d'essere all'interno di un solo catalogo. Va peraltro osservato che non tutta la punteggiatura prescritta dalla Guida SBN è riprodotta nella lista, essendo stati omessi i segni di raccordo fra più parole che compongono un solo elemento di ordinamento (come per i prefissi) e a maggior ragione gli asterischi che governano la lettura automatica per sole parole significative delle intestazioni relative agli enti collettivi. Lavorando sulle intestazioni, inoltre, non c'entra nulla la punteggiatura ISBD (alla quale però si fa riferimento a p. 11 dell'introduzione).
Giulia Visintin
Sommariva del Bosco (CN)