È forse la prima volta che un'opera italiana sulla legislazione e la normativa internazionale delle opere d'arte trafugate annuncia così chiaramente il proprio intento: analizzare il modello legislativo - o piuttosto i modelli - proposti dai vari legislatori in materia del "diritto d'arte" o del "bene culturale". E diciamo subito che, in poco più di 90 pagine, con un linguaggio estremamente scorrevole, Giorgio Guglielmino riesce, in maniera scientifica e analitica, a far comprendere al lettore non giuridico l'ampio panorama legislativo sulla tutela del patrimonio artistico internazionale.
Se in questi ultimi anni il consumo del "bene culturale", come patrimonio o memoria, è aumentato - al di là di ogni logica del mercato che vuole uno sfruttamento quotidiano da parte dei media dell'evento "mostra d'arte" come fattore di costume - lo si deve a una accresciuta attenzione internazionale verso il bene artistico e il suo relativo indotto economico; ma è pur vero che quest'ultimo non è stato supportato da una adeguata tutela, e quindi da una ferrea legge, che ne salvaguardi il suo percorso storico-culturale.
Tutto questo è provato dall'aumento di un collezionismo privato, che si affida sempre più a "mercantucoli d'arte", che non rilasciano alcuna certificazione di garanzia per i beni artistici provenienti da importazione ed esportazione illecite. L'autore del volume analizza queste problematiche attraverso una profonda conoscenza della materia legislativa in campo artistico.
Il fenomeno dei furti d'arte ha da sempre preoccupato gli uomini, le civiltà, le nazioni. Ben noti a tutti sono i famosi "bottini di guerra" che per secoli - e ancora oggi - hanno privato interi popoli della propria identità culturale, facendo del patrimonio artistico trafugato uno dei pilastri della propria unità nazionale. «Tra le tematiche che maggiormente hanno interessato e diviso, sia gli esperti sia i Governi, vi è quella della restituzione al paese di origine delle opere d'arte trafugate. Ci si è iniziati a interrogare su quali dovessero o potessero essere le condizioni e le modalità per un eventuale ritorno in 'patria' di beni culturali precedentemente rubati o esportati illecitamente dal territorio d'origine». È da questi interrogativi, e numerosi altri, che inizia il discorso narrativo del Guglielmino.
Dopo un'attenta analisi introduttiva dei concetti di base in cui viene enucleata la definizione di "bene culturale", segue la distinzione, in due categorie, dei paesi che usufruiscono del patrimonio culturale mondiale: paesi d'origine e paesi di mercato. Da queste sommarie distinzioni si evince subito il concetto finale di bene culturale, che implica null'altro che il suo possesso e il suo consumo fittizio. Il Guglielmino elenca poi tre tipologie di trafugamento - il furto, l'esportazione illecita e il bottino di guerra - illustrate e analizzate anche con esempi specifici.
Purtroppo, come nota anche l'autore, in questi ultimi anni si assiste sempre più a una crescita delle attività illegali legate al mercato d'arte. Gli attori principali di queste attività, che per definizione vengono detti "ladri d'arte", sono sempre più organizzati, talvolta appoggiandosi a vere e proprie organizzazioni malavitose. Non è un caso che oggi una "formula" del riciclaggio del denaro sporco passi anche attraverso il furto d'arte.
Ma esiste anche un lato positivo in tutto questo traffico, come afferma il Guglielmino: «Il massiccio ingresso nel mondo dell'arte della malavita organizzata [...], ha però avuto il vantaggio di avvicinare notevolmente i paesi d'origine e i paesi di mercato, non tanto dal punto di vista delle posizioni teoriche, ma da quello importantissimo della volontà di collaborazione comune». È da qui che nasce il profondo dilemma del come disciplinare - attraverso norme internazionali - il mercato lecito del bene culturale.
Numerose pagine del volume sono dedicate all'analisi e al commento delle diverse azioni legislativo-disciplinari susseguitesi nel tempo: la vigente legge italiana 1089 del 1939 sulla tutela delle cose d'interesse storico-artistico - ormai superata dalla nuova legge 88 del 1998 -, l'attività dell'Unesco con la Convenzione del 1970 e con le attività del Comitato intergovernativo, la Convenzione dell'Aja del 1954 con il protocollo che prevede la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, la risoluzione biennale dell'Assemblea generale delle Nazioni unite relativa alla Restituzione dei beni culturali ai paesi d'origine e, inoltre, sempre per iniziativa dell'ONU, l'attività di seminari e congressi sulla tutela del patrimonio artistico e, per finire, le numerose disposizioni comunitarie, come il Regolamento del Consiglio CEE 3911 del 1992. Accanto a questi organismi internazionali, anche altre istituzioni si sono affermate negli ultimi tempi: il Consiglio d'Europa, l'ICCROM (International Centre for the Study of the Preservation and the Restoration of Cultural Property); l'ICOM (International Council of Museums), l'IIC (International Institute for Conservation).
Un'importante sezione del libro viene dedicata alle forze di polizia impegnate contro i crimini concernenti il traffico illecito di opere d'arte, in particolare al ruolo e all'organizzazione dell'Interpol e alle attività del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico. Infine, un'utile appendice finale elenca i più importanti testi normativi in materia di tutela del patrimonio artistico.
«Non è facile ipotizzare ciò che potrà accadere nel campo della dottrina relativa al recupero delle opere d'arte trafugate nei prossimi anni. È pero improbabile che vengano messi a punto nuovi strumenti internazionali», conclude il Guglielmino. Anche se condivido il pirronismo dell'autore, non è però un caso che almeno nel nostro paese qualcosa stia cambiando in tal senso, e lo dimostra la recente disposizione legislativa (88/1998), diretta ad attuare sul territorio nazionale la direttiva CEE 7/93. È pur vero che contro i trafugamenti d'arte non bisogna abbassare la guardia. E allora possono non coincidere i metodi, si possono non condividere gli strumenti, ma gli indirizzi finali restano identici: operare in modo che la cultura, l'amore per l'arte, il rispetto per la proprietà altrui siano un abito mentale sempre più diffuso.
Antonio Caroccia
Cremona