Chemical librarianship è un volume dedicato alle biblioteche del settore chimico, ma che tratta temi d'interesse comune a tutte le biblioteche di ricerca in ambito scientifico e accademico. L'opera comprende una selezione di tredici articoli, redatti da bibliotecari, e apparsi sulla rivista «Science & technology libraries». Ognuno di questi articoli illustra in maniera chiara e fattuale il modo in cui l'autore ha personalmente affrontato il problema in oggetto. Il tono d'insieme non è mai didattico o prescrittivo: si propongono metodi, non sistemi.
La prima parte del libro tratta il tema dell'istruzione all'uso e al recupero dell'informazione e dell'integrazione tra i servizi di reference e gli insegnamenti. In particolare, ci sono capitoli incentrati sulle attività di didattica del recupero dell'informazione con utili suggerimenti su come impostare le lezioni, quale approccio tenere con gli studenti, cosa insegnare e dove reperire supporti alle attività di insegnamento. Si discutono metodi alternativi per istruire gli studenti di chimica sulle fonti e le tecniche di recupero e la valutazione dell'informazione disponibile in linea; gli insegnamenti in collaborazione tra docenti e bibliotecari sia nell'ambito dell'istruzione all'uso dei repertori che all'interno dei corsi; lezioni cooperative attraverso l'utilizzo della letteratura chimica (sorta di brainstorming che prende spunto da articoli di particolare rilevanza scientifica). Due articoli illustrano esempi di laboratori virtuali, mentre un terzo analizza un'interessante esperienza relativa ai seminari virtuali e alla costruzione di postazioni per l'utenza contenenti articoli di periodici sui quali l'utente può intervenire direttamente: l'articolo di partenza si trasforma in una sorta di work-in-progress che cresce e si evolve attraverso gli apporti di tutto il gruppo di lavoro.
La seconda parte del libro si occupa delle basi di dati elettroniche e suggerisce e valuta alcune soluzioni atte a ritagliare basi di dati calibrate sulle esigenze di facoltà o di ateneo. Gli articoli dedicati a questo argomento vertono su TOC/DOC, un database dell'ISI "personalizzato", in uso presso il California Institute of Technology, sul passaggio dalla stampa all'elettronica e sull'adozione delle tecnologie informatiche da parte dei chimici universitari. Questi temi vengono analizzati a fondo non soltanto sul piano economico, gestionale e tecnico ma anche sul piano dell'impatto sociale e psicologico che queste nuove tecnologie hanno sull'interazione biblioteca/utenza.
La terza parte tocca problematiche di scottante attualità per tutti, ma in particolare per il settore delle biblioteche di ricerca: la crisi del mercato dei periodici e la necessità di operare tagli drastici alle collezioni per mancanza di fondi. Di particolare interesse è il capitolo che mette a confronto le tre metodologie di valutazione dell'utilizzo dei periodici scientifici adottate dalle Rutgers Science Research Libraries e suggerisce una strategia per tagliare abbonamenti nel modo meno doloroso possibile. Il capitolo successivo delinea la tendenza statunitense nell'utilizzo delle collezioni dei seriali chimici accademici e dimostra chiaramente l'importanza fondamentale che i periodici hanno in questo settore dedito eminentemente alla ricerca.
Mirato al servizio di documentazione nell'industria chimica è l'ultimo capitolo nel quale si possono trovare validi suggerimenti sulle tecniche di disseminazione selettiva dell'informazione.
Ritengo che il punto di forza di questo volume stia nella molteplicità di prospettive e approcci che fornisce a problematiche che (e questo è consolante) sono più o meno le stesse per tutti i bibliotecari di settore, sia al di qua che al di là dell'oceano. Ho apprezzato molto la concretezza con cui gli autori illustrano i servizi che le biblioteche chimiche sono o saranno a breve chiamate a fornire alla loro utenza e ho trovato di grande utilità i capitoli sull'istruzione al recupero dell'informazione, tema che quotidianamente affrontiamo e sul quale è difficile trovare sussidi adeguati.
In conclusione, credo che Chemical librarianship sia una fonte di ottime idee ed esperienze, spesso importabili, se non in tutto in buona parte, anche nelle nostre biblioteche. E sarà senza dubbio di stimolo per chiunque cerchi elementi di confronto, aggiornamento e discussione per meglio qualificare la sua professionalità.
Lucia Soranzo
Biblioteca del Centro interchimico, Università di Padova