Da tempo si è diffusa anche nel nostro paese la consapevolezza che un tipo di gestione manageriale sia necessario affinché la biblioteca possa raggiungere quegli obiettivi di efficienza ed efficacia che le consentano di ricoprire un vero ruolo di information service. L'interesse per tali questioni è stato stimolato dall'introduzione nel dibattito italiano di temi consolidati nella tradizione biblioteconomica anglosassone e statunitense che, dando voce a un innato pragmatismo, vede la biblioteca come un'organizzazione collettiva da trattare con gli stessi criteri generali di gestione applicabili a qualsiasi sistema produttivo. Anche se lo scopo primario di un servizio di informazione bibliotecario non è, nella maggior parte dei casi, il profitto economico, tuttavia l'individuazione di obiettivi, la formulazione di progetti, la corretta gestione delle attività e dell'amministrazione delle risorse economiche e umane appaiono in questa visione passi essenziali per il funzionamento del sistema biblioteca. Recentemente, in Italia, voci autorevoli si sono soffermate su tali aspetti (cfr. gli scritti di A. Serrai, A. Petrucciani, G. Solimine, F. Diozzi e altri), esaltando, ad esempio, i criteri di valutazione quantitativa e qualitativa dei servizi offerti dalla biblioteca o i metodi di individuazione degli interventi correttivi, ma soprattutto cercando di adattare i princìpi generali del management bibliotecario al particolare "caso italiano".
Il libro di Jo Bryson è un vero e proprio manuale che, partendo dai fondamenti del management, porta il lettore, studente o professionista, all'acquisizione dei concetti e alla comprensione delle attività che dovrebbero guidare il responsabile di un servizio informativo, sia esso connesso a una biblioteca o meno, alla progettazione e alla cura del ciclo operativo della sua organizzazione.
Possiamo individuare alcune idee chiave che percorrono tutta la trattazione e che stimolano qualche nostra riflessione. In primo luogo il cosiddetto integrated approach, che l'autrice sottolinea essere il metodo più adatto per elaborare analisi puntuali e soluzioni di successo: l'approccio integrato prevede la necessità di considerare tutte le componenti coinvolte nella vita del servizio informativo secondo uno schema unitario che, non dimenticando alcuna componente né le proprie specifiche caratteristiche, abbia però come effetto una visione organica e complessiva. A partire da questa, sarà possibile individuare obiettivi e formulare progetti.
In secondo luogo, particolare attenzione è posta dall'autrice alla necessità di una gestione efficace del cambiamento. Oggi più che mai l'organizzazione di successo è quella che riesce a cambiare velocemente e senza traumi per adeguarsi alla repentina modifica di ambienti, desideri, tecnologie e necessità.
Jo Bryson insiste quindi sulla necessità di considerare il servizio informativo come strettamente legato a quella parent organization di livello superiore che lo governa e che indica obiettivi e strategie generali. Questo rapporto dialettico dovrebbe portare alla condivisione di metodologie e strumenti, affinché il servizio fornisca informazioni integrate sia all'esterno sia all'interno della stessa organizzazione.
Ulteriore idea chiave da rilevare è la particolare attenzione che l'autrice dedica alla gestione collettiva e individuale del personale e soprattutto dei rapporti interpersonali, vero e proprio collante e motore del corretto andamento di un'organizzazione. In questo senso, il manuale si sofferma su metodi e strategie che richiamano i principi della psicologia di gruppo, fornendo dettami per la soluzione dei conflitti, la gestione dello stress, la pianificazione della carriera e la soddisfazione delle aspettative, precetti che sono peculiari di una certa visione spiccatamente aziendale e statunitense dell'attività produttiva.
Il manuale è complessivamente utile per il modo chiaro e articolato in cui si sofferma sui principali concetti del management applicato ai servizi informativi. I suggerimenti pratici e soprattutto gli esempi di procedure di indagine, feedback e analisi, corredati da questionari già formulati e schemi facilmente adattabili alle proprie esigenze, ne fanno un buono strumento introduttivo. Tuttavia, non ci sembra che il volume fornisca particolari elementi innovativi, ma crediamo che si aggiunga a una schiera di pubblicazioni analoghe già presenti nel panorama pubblicistico professionale in lingua inglese.
L'impianto positivo generale di questa e di pubblicazioni analoghe ci lascia sempre un po' perplessi, forse perché siamo condizionati dalla visione più problematica degli studi italiani, applicati al particolare status delle nostre biblioteche, oppure perché siamo difficilmente adattabili a una concezione della gestione dei sistemi così pianificata e apparentemente del tutto prevedibile. In molti casi, le indicazioni pratiche previste da questa concezione appaiono una sorta di prontuario di comportamento personale e interpersonale, quasi un galateo del buon capo, il quale può trovare una soluzione a tutti i problemi purché attui una corretta indagine preliminare, applichi una buona procedura di valutazione, segua le giuste regole di progettazione e incoraggi efficaci motivazioni attuative nei propri collaboratori. Tutti sappiamo, invece, che il corretto e l'efficace non sono sempre, o quasi mai, anticipabili teoricamente, soprattutto nella complessa situazione bibliotecaria italiana.
Nicola Tangari
Università di Lecce