Il progetto Elinor (Electronic Library INformation Online Retrieval), svoltosi dal 1992 al 1996 alla De Montfort University (DMU) in collaborazione con il British Library Research and Innovation Centre e l'IBM UK Scientific Centre, si poneva quale obiettivo principale l'accesso e la condivisione in una vasta rete d'ateneo (una WAN multi-campus) di una biblioteca digitale costituita da materiali altamente richiesti dagli studenti, oltre 120 libri di testo e periodici protetti da copyright, resi disponibili per il progetto da parte di 22 case editrici. Si è trattato di un'esperienza pilota diretta a verificare le problematiche sottese alla costituzione di una electronic reserve, una collezione di core texts ben definiti dall'uso (manuali, articoli di riviste e dispense d'esami), aggiornati e immediatamente accessibili in rete. Disponiamo ora di una ricerca che ci offre un quadro d'insieme degli ottimi risultati raggiunti e delle prospettive future del progetto, analizzandone in dettaglio gli aspetti metodologici in una esposizione ricca anche di preziose informazioni di carattere statistico.
Nell'introduzione, oltre alla genesi storica di Elinor, si delineano i principali progetti inglesi (Electronic Libraries Programme), europei e statunitensi e si distingue una prima fase operativa - in cui l'interesse era principalmente focalizzato alle questioni tecniche relative ai formati per l'acquisizione dei documenti e alle potenzialità della ricerca - da una seconda, in cui sono stati maggiormente considerati gli aspetti relativi alla negoziazione del copyright con gli editori, alla tipologia delle tariffazioni, alla usabilità del sistema informativo, alla costruzione di un'interfaccia Web, all'integrazione con l'OPAC e allo sviluppo sperimentale di prototipi di interfacce per ipovedenti.
Le funzionalità del sistema, che permette all'utente di visionare il documento originale in formato immagine, di effettuare una ricerca sofisticata sulle parole degli abstracts e degli indici e infine di stampare le pagine selezionate, vengono descritte, insieme all'architettura hardware, da Anne Ramsden; il software Excalibur EFS, adottato in progetti analoghi a motivo delle sue caratteristiche di robustezza e flessibilità, viene esaminato nelle funzioni di immissione dati (scansione, compressione e decompressione di file TIFF e OCR) e - dal lato dell'utente finale - nel recupero delle informazioni (browsing, ricerca semantica, ricerca a testo completo). L'indicizzazione non viene svolta in termini di stringhe di testo, ma tramite strutture di numeri binari sulle quali possono essere applicate anche tecniche di ricerca fuzzy, con il vantaggio di eliminare i problemi dovuti agli errori dell'OCR o all'immissione errata di stringhe da parte dell'utente. Infine, vengono messi in rilievo alcuni aspetti negativi dell'interfaccia Web sviluppata nel 1996.
Mentre Collier e Ramsden analizzano nel terzo capitolo il processo di negoziazione delle licenze d'uso con le case editrici (che ha portato ad accordi diretti differenziati ma anche all'elaborazione di un modello di accordo standard) e, nel quinto capitolo, i diversi modelli economici per l'utilizzo di risorse di rete basati sulle licenze o sull'uso effettivo, Zhao e Ramsden valutano nel quarto capitolo le statistiche d'uso del sistema e il monitoraggio del pagamento delle royalties, che costituiscono requisiti essenziali del progetto perché permettono di offrire un adeguato feedback agli editori (pagine di una monografia consultate o stampate in un dato periodo di tempo, classifiche dei testi più usati, ecc.), e offrono anche una rassegna dei progetti europei di gestione del copyright elettronico.
Clare Davies espone i risultati di alcune ricerche condotte tra gli studenti in merito all'usabilità del sistema (cap. 6) e delinea le problematiche future di fruizione di una biblioteca multimediale in rete (cap. 9). Il sondaggio sugli studenti del Milton Keynes Campus (facsimile del questionario a p. 84-85), intendeva raccogliere suggerimenti per l'implementazione del sistema e studiare i pregiudizi degli studenti che non utilizzarono Elinor intorno alla «natura, desiderabilità e ai possibili problemi di un sistema di biblioteca elettronica a testo completo». Dalla ricerca emersero cinque priorità per un miglioramento dell'interfaccia: gli utenti saltuari richiedevano una maggiore e più semplice accessibilità (senza il bisogno ad esempio di ricordare passwords); per gli utenti con scarse conoscenze tecniche e/o bibliografiche era invece necessario un adeguato supporto; in generale dovevano aumentare la facilità e la velocità della navigazione, del browsing e della ricerca e insieme la compatibilità cognitiva con le aspettative dell'utente e con le sue esperienze di altri sistemi; infine, doveva essere ottenuta una elevata consistenza e una chiara integrazione tra le funzioni. Quale risposta ai suggerimenti evidenziati nell'indagine, lo staff ha realizzato, negli ultimi due anni, alcuni interventi volti a pubblicizzare e a incoraggiare l'uso del sistema; nel contempo sono state introdotte alcune modifiche semplici, dirette a renderlo più visibile (la presenza dell'icona Elinor sui desktops e un dépliant di informazioni e di aiuto disponibile in permanenza a video): come conseguenza, si è ottenuto un notevole incremento delle consultazioni, quintuplicate nel gennaio 1996.
Considerazioni interessanti sul recupero di materiali non testuali all'interno di una biblioteca digitale e sui problemi di usabilità all'interno del Web vengono inoltre fatte da Davies. Una ricerca diretta a verificare 62 tipi di problemi relativi all'accesso o alla lettura di pagine Web (questionario a p. 128-130) in un campione di utenti in gran parte assidui navigatori ha individuato tra i principali problemi, oltre a quello tecnico della lentezza nel caricamento delle pagine, la frustrazione dei tentativi di reperire le informazioni sulle pagine collegate a causa della mancanza di indicazioni di contenuto nella pagina di partenza; sembra invece irrilevante il senso di smarrimento, la "perdita nell'iperspazio" e il sovraccarico di informazioni, problemi che riguarderebbero esclusivamente gli utenti novizi.
Nel contributo di Anil Sharma, che delinea l'architettura client/server del protocollo Z39.50 per il recupero delle informazioni (cap. 7), viene descritto uno degli obiettivi dell'International Institute for Electronic Library Research: la realizzazione di una struttura di servizi bibliotecari della DMU con interfaccia grafica amichevole e comune, che possa permettere un accesso contemporaneo a numerosi sistemi informativi e biblioteche elettroniche via Web (ELSA, ELISE, Elinor, gli OPAC e un gateway Z39.50/WWW per l'interrogazione di basi di dati esterne all'università); infine Dian Zhao (cap. 8), in considerazione del fatto che la ricerca delle informazioni è realmente un'attività personalizzata, valuta l'opportunità di fornire all'utente un ambiente informativo integrato in cui effettuare le ricerche, elaborare documenti, raccogliere riferimenti bibliografici o legami a risorse elettroniche; si descrive il prototipo di un software per tale strumento di lavoro, definito PDL (biblioteca digitale personale), attraverso il quale si svolge una indicizzazione individuale e - in fase di recupero - una visualizzazione dell'elenco dei documenti insieme agli alberi semantici degli attributi selezionati.
Per gli operatori coinvolti nella costruzione effettiva delle biblioteche elettroniche la lettura di questi nove saggi è estremamente utile, poiché fornisce indicazioni di carattere empirico per la rimozione degli innumerevoli ostacoli non tecnologici, ma operativi legati ai problemi del copyright, dei costi, della sostenibilità e usabilità dei sistemi. Corredano l'opera, oltre all'indice, i riferimenti bibliografici generali, una bibliografia sul progetto Elinor, una lista di acronimi e un modello di convenzione tra editori e DMU.
Stefano Gambari
Sistema delle biblioteche centri culturali del Comune di Roma