Amici, colleghi, bibliotecari che hanno conosciuto Giuseppe Ammendola ricorderanno attraverso la lettura di queste pagine, da una parte col piacere di ritrovare uno stile di approccio ai problemi che hanno conosciuto, dall'altra con la sofferta consapevolezza di una perdita difficile da accettare, il suo modo di operare e di affrontare le problematiche del lavoro in biblioteca.
I temi trattati sono quelli da lui conosciuti sul lavoro - per scelta, per vocazione - legati all'introduzione dell'automazione nelle biblioteche e della multimedialità che oggi ci assedia.
Alla presentazione che del libro fu fatta nel novembre 1998, nella Sala Dante della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, erano presenti molte persone che lo avevano conosciuto bene, apprezzandone il costante entusiasmo profuso nella realizzazione del Servizio bibliotecario nazionale. Entusiasmo ispirato da una certezza che ne aveva accompagnato l'attività: tutto quello che si fa e si costruisce in biblioteca va verso un obbiettivo, l'utente.
La visione utentocentrica della biblioteca lo portò a realizzare concretamente, nell'ambito di SBN, il programma UOL (Utenza - o utenti - online) che ha aiutato SBN a divenire sempre più un progetto percepito dal lettore come strumento di accesso ai servizi della biblioteca e, come Ammendola stesso sottolinea in queste pagine, un progetto che dal punto di vista organizzativo è teso «a migliorare le relazioni fra biblioteca e utenti, teso a rimettere l'utente al centro della biblioteca».
Gli scritti sono stati riordinati da Claudio Di Benedetto insieme a Gabriella Paolucci in ordine cronologico, a partire dai primi su SBN. Leggendo attentamente queste pagine si ritrova un filo conduttore e si riconosce un percorso che ha avuto numerose fasi di assestamento: il percorso che ha condotto alla realizzazione del servizio che tutti conosciamo. Si riconosce anche l'uomo che ha vissuto queste fasi costruendo un proprio itinerario professionale.
Alla presentazione del volume Di Benedetto, che aveva condiviso con lui lunghi anni di lavoro, ha sottolineato l'importanza che gli scritti qui raccolti potrebbero avere in una improbabile/probabile storia di SBN. Certo è che l'approccio al problema di Ammendola sembrava essere quello giusto, quello pragmatico che spingeva tutte le azioni mirate alla realizzazione di SBN nell'alveo di una strategia globale orientata verso l'utenza. Forse anche il suo essere, o essere diventato, informatico quasi per gioco - come accade a molti - magari per comprendere e padroneggiare meglio una tecnologia da orientare costantemente verso fini di pubblica utilità, scaturiva dalla filosofia di lavoro che si era dato.
I suoi scritti sono sempre estremamente limpidi e sintetici, frutto di un pensiero chiaro e rigoroso: esemplari, sotto questo profilo, quelli dedicati appunto a UOL e alla definizione di OPAC. Il suo modo di scandire le riflessioni rende anche alcuni argomenti più "tecnici" agevoli da seguire, come quelli dedicati al CD-ROM networking e alla memorizzazione su dischi ottici. Uno scritto inedito del 1993 sugli standard di catalogo e di rete per lo scambio dei dati offre, in un linguaggio essenziale, elementi di conoscenza del problema comprensibilissimi anche per non addetti ai lavori.
Stimolanti, perché estremamente attuali, due scritti nei quali si affronta il tema della biblioteca virtuale. Il primo (Trasformazione del sistema bibliotecario e studi storici) coglie la modificazione in atto negli studi storici di fronte alla «trasformazione digitale del sapere» che libera le «fonti» dal loro supporto materiale per renderle reperibili, visibili e leggibili nella dimensione della virtualità. Il secondo (La memorizzazione di immagini su dischi ottici) esamina concretamente le possibilità che una biblioteca ha di costruire un importante patrimonio digitalizzato.
«Mettere in ordine il mondo» è, nelle parole di Ammendola, il compito del bibliotecario: detto con ironia, ma perfettamente ritagliato sul suo modo di intendere questo lavoro.
Quando sottolinea - in uno scritto del 1991 - gli aspetti evolutivi dei sistemi di automazione, dall'attenzione per la banca dati alla visione della postazione di lavoro dell'utente come finestra sul mondo, anticipa di poco il concetto di workstation multimediale che nell'epoca della telematica è diventato a molti familiare.
L'ultimo scritto è del 1994, ma in queste pagine non c'è niente che suoni vecchio o superato; vi si anticipano temi che oggi discutiamo continuamente, come l'integrazione fra informazione catalografica e informazione bibliografica. In questi scritti si ricompone un pensiero che è stato ispirato da una lucida concezione della biblioteca e del suo strumento conoscitivo, il catalogo, come strumento di servizio per l'utente.
Questo volume rappresenta un atto che la comunità dei bibliotecari italiani doveva a un collega prematuramente scomparso, ma per offrire soprattutto a se stessa pagine utili e interessanti sulle quali riflettere.
Gianna Landucci
Regione Toscana, Dipartimento delle politiche formative e dei beni culturali