di Luca Burioni
Un recente articolo sulle biblioteche digitali di Michael Malinconico ha suscitato grande interesse fra i bibliotecari italiani e ha contribuito a mantenere alta l'attenzione sulle problematiche determinate dall'irruzione e dallo sviluppo dell'informazione elettronica 1. Va però subito detto che, se il contributo di Malinconico si distingue per l'autorevolezza dell'autore e per il livello di sintesi raggiunto, esso non rappresenta comunque un fatto isolato, ma si inserisce in una discussione piuttosto estesa, anche se al momento ancora disarticolata, che ha visto le riviste italiane di biblioteconomia pubblicare negli ultimi quindici mesi circa venti articoli sul tema delle biblioteche digitali e dei periodici elettronici. Numerose sono state infine le conferenze, i convegni, i seminari che hanno dedicato uno spazio significativo a queste problematiche.
Per esprimerci con le parole di Malinconico, la discussione si è incentrata attorno al problema di come garantire agli utenti delle biblioteche «un accesso rapido e comodo a una mole di informazioni in continua crescita», poiché gli utenti si aspettano appunto «di poter accedere a quelle informazioni immediatamente, in tempi e luoghi di loro scelta».
Dal momento che almeno l'80% dell'informazione scientifica è costituito da articoli di periodici, la discussione è dominata dalla questione della disponibilità in formato elettronico di documenti tipicamente disponibili solo su carta, ovvero dal problema che va sotto il titolo generico - e probabilmente ormai un po' datato - di full-text.
Gran parte dell'attenzione è stata dedicata agli aspetti teorici, alle politiche di prezzo praticate dagli editori e alle problematiche legate al copyright, mentre mi sembra che almeno due aspetti richiedano tuttora un maggiore approfondimento:
- tutti diamo per scontato che "full-text è bello", ma ci siamo ancora poco confrontati con il problema se sia, e soprattutto in quali modi e con quali tempi, opportuno o necessario;
- siamo rimasti un po' prigionieri di una visione in cui il problema forse appare ancora troppo come un tutto omogeneo, quasi che il mercato offra un'unica tipologia di prodotti, appunto il full-text con caratteristiche univoche e mature, e non già una amplissima articolazione di soluzioni, con caratteristiche largamente divergenti e con gradi di "pienezza del testo" assai differenziati.
Prima di passare alla seconda questione, la cui discussione rappresenta il tema centrale di questo articolo, desidero accennare solo sommariamente a una delle possibili domande che ineriscono al primo aspetto: qual è nelle nostre università e istituzioni di ricerca l'effettiva domanda di full-text elettronico e in particolare se questa domanda debba essere intesa come sostitutiva oppure come semplicemente aggiuntiva alla disponibilità del documento cartaceo. Non si vuole qui ovviamente negare l'assunto fondamentale di tutta la questione, cioè che l'accesso al testo integrale sia altamente desiderato e desiderabile; si tratta invece di considerare con attenzione il fatto che assai probabilmente nelle nostre università, accanto a una fascia crescente di docenti e ricercatori "digitali", è sempre presente una consistente popolazione di docenti e ricercatori "cartacei"; inoltre, anche fra i "digitali" non è trascurabile la parte che è assai preoccupata della permanenza dell'informazione digitale e che non consentirebbe facilmente all'abbandono totale del supporto cartaceo, per lo meno inteso come sistema di archiviazione faute de mieux, visto che si è dimostrato abbastanza efficace per alcuni secoli 2. Va quindi considerato come queste posizioni si riproducano, del tutto legittimamente, all'interno degli organismi decisionali e ne influenzino (o determinino in molti casi) le decisioni di spesa: è assai probabile che ancora per qualche anno l'acquisizione di periodici su supporto elettronico dovrà fare i conti con il proprio carattere aggiuntivo e non sostitutivo, e quindi trovare, fatta eccezione per settori di punta disponibili a rinunciare al supporto cartaceo, o modi di finanziamento speciale o condizioni contrattuali particolarmente favorevoli.
Venendo quindi al secondo aspetto, proverò a delineare di seguito una panoramica, necessariamente sintetica, delle principali soluzioni che sono oggi disponibili sul mercato e delle strategie commerciali di cui sono espressione.
1) Il document delivery: si tratta del metodo più immediato , e tuttora più diffuso e affidabile, per accedere al testo completo di un documento. I servizi di fornitura di documenti, che esistono ormai da molti anni, ma che si sono sviluppati in modo particolarmente significativo nell'ultimo decennio, si propongono di fornire una copia cartacea (fotocopia) di articoli di riviste di cui l'utente (o la biblioteca) non ha immediata disponibilità. Fra i principali fornitori di questi servizi vi sono nomi a tutti noti, quali il British Library Document Supply Centre (BLDSC), leader indiscusso del mercato almeno in Europa, l'INIST del CNRS francese, The Genuine Article dell'Institute for Scientific Information (ISI) ora ribattezzato ISI Document Solution, UnCover della CARL Corporation (emazione profit della Colorado Alliance of Research Libraries), EBSCODoc, UMI InfoStore, ecc.
I gestori di questi servizi stanno affrontando, con qualche difficoltà e sicuramente con qualche travaglio, la difficile transizione, sia dal punto di vista della conservazione che di quello della distribuzione, dalla copia analogica (la fotocopia) alla copia digitale (il file).
Inoltre, per conservare o accrescere le proprie quote in un mercato la cui domanda appare sempre più generata (o condizionata) dalle ricerche sulle basi dati bibliografiche, essi devono assicurarsi sempre più numerosi e distribuiti punti di accesso "virtuali" (cioè bottoni o links ipertestuali) che conducano l'utente in modo trasparente dal dato bibliografico alla richiesta del documento (cartaceo o elettronico, poco importa a questo proposito), garantendo un continuo approvvigionamento di ordini ai propri servizi (e non a quelli della concorrenza). Con questo obiettivo alcuni gestori, come per esempio il BLDSC con Inside, hanno scelto la strada di sviluppare in proprio una base dati bibliografica, e di usarla come hub per dirottare il traffico sui propri servizi; altri, che già dispongono di proprie basi bibliografiche (come l'ISI), ne stanno predisponendo versioni che incorporano queste funzionalità; altri ancora, per ottenere lo stesso risultato, intraprendono la strada di accordi con fornitori o distributori di basi dati.
A giudicare da alcuni recenti avvenimenti, fra cui la liquidazione da parte di EBSCO del proprio servizio EBSCODoc, la vendita di CARL e del servizio UnCover da parte della rinata Dialog Corporation, la messa in mora da parte di UMI del servizio InfoStore, questo processo sarà tutt'altro che indolore e piuttosto complesso, e dovrebbe risultare in una selezione fra alcuni protagonisti di rilevanti dimensioni 3. A confermare la complessità di tale passaggio viene anche la recente - e sorprendente, tenuto conto che giunge dopo una gara e una contrattazione durata più di un anno - decisione della British Library di non dare seguito alla collaborazione con il consorzio formato da Dawson e The Stationery Office (che era stato precedentemente individuato come partner ufficiale e preferito ad altri candidati) nella realizzazione del British Library Digital Library Programme, che risulterà in una riorganizzazione di tutte le attività della British Library e che non dovrebbe lasciare immutata neppure la fisionomia del BLDSC 4.
2) Gli aggregatori: anche questa non è una categoria nuova, trattandosi di una modalità adottata da pionieri illustri del full-text quali Adonis (ora definitivamente sotto il controllo di Elsevier) e UMI (con le Image Databases), che rendevano disponibili su CD-ROM - all'incirca già otto anni fa - intere collezioni di centinaia di periodici in formato digitale. In sintesi, chi ha optato per questa soluzione si propone di aggregare, attorno a basi bibliografiche leader o comunque con un mercato consolidato, il testo completo di un numero rilevante di periodici, in modo da poter offrire all'utente una navigazione trasparente dalla registrazione bibliografica al testo completo dell'articolo, senza uscire dall'applicazione e senza cambiare interfaccia. Oltre agli antesignani che ho già ricordato, in questa categoria dobbiamo annoverare soluzioni più recenti quali quelle proposte da EBSCO, H.W. Wilson, IAC (Information Access Company) e OVID 5. Nel frattempo anche Adonis ha riqualificato il proprio prodotto verso una soluzione client/server e la UMI ha completamente trasformato le Image Databases in un servizio via Internet quale ProQuest Direct.
Queste proposte, se sono accomunate dall'approccio al problema, si contraddistinguono per la varietà delle sue applicazioni: dal punto di vista dell'architettura si va dalla collezione locale di CD-ROM a soluzioni locali in ambiente client/server (c.d. intranet) all'accesso a server remoti via WWW; dal punto di vista del formato dei dati si va dalle immagini facsimilari poco maneggevoli ma fedeli all'originale, all'essenziale text-only, all'economica combinazione di ASCII/HTML per il testo e immagini per la grafica, all'ormai standard PDF, allo SGML adottato da OVID in una assai originale soluzione che consente una totale navigazione a partire dal testo degli articoli, ecc.
La caratteristica saliente di queste soluzioni, e il loro principale punto di forza, è che rispondono a una domanda del mercato esattamente negli stessi termini in cui viene posta: una volta trovato il dato bibliografico voglio subito il testo completo, con un clic di mouse e senza tanti problemi di copyright, di tariffe, di permessi, che si presuppone siano risolti a monte.
Il limite principale, invece, sta nell'impossibilità pratica di riuscire a rappresentare l'universo sempre mutevole e in costante crescita dell'editoria periodica internazionale:
- il numero dei periodici "puri" (esclusi quindi annuari, quotidiani, ecc.) registrati dal Centro internazionale ISSN era, al 31 dicembre 1998, di circa 580.000, con un incremento annuale di circa il 6%;
- il numero delle testate possedute dal BLDSC è attualmente di circa 260.000, di cui circa 58.000 titoli correnti 6.
Anche a voler considerare il dato dell'ISSN come puramente statistico, non è difficile immaginare che i 58.000 titoli correnti in cui il BLDSC investe annualmente un cospicuo capitale rappresentino un censimento sufficientemente corretto della letteratura periodica effettivamente più consultata nel mondo.
Un altro aspetto da considerare con attenzione è quello della tempestività: quasi tutte queste soluzioni infatti presuppongono un qualche riconfezionamento dei dati ricevuti dagli editori, attraverso la digitalizzazione degli originali cartacei o altri interventi di formattazione dei dati; è quindi inevitabile che si determini un ritardo - in qualche caso trascurabile, ma in altri significativo - fra la disponibilità dell'originale cartaceo e quella dell'equivalente digitale da parte degli aggregatori.
Risulta quindi facile concludere che gli aggregatori propongono una soluzione significativa (tanto più significativa quanto maggiore il numero dei periodici, quanto più completa e tempestiva la copertura, quanto più accurata e autorevole la selezione: anche se, come ha dimostrato una comunicazione alla ALA Annual Conference 1998, spesso non è così 7), e pur tuttavia ancora parziale al problema del full-text.
3) Gli editori: alcuni dei maggiori editori internazionali di periodici hanno realizzato siti Web specializzati, in cui mettono a disposizione dell'utente finale, senza intermediari, i propri periodici. È questa la soluzione adottata da un numero crescente di editori, quali ad esempio - per nominare solo i maggiori - Academic Press, Blackwell Science, Elsevier, Kluwer, Springer, Stanford U.P., Johns Hopkins U.P., ecc. Alcuni di questi editori (ad esempio Elsevier) propongono anche una variante locale del sistema, cioè una versione da caricare su un proprio server, secondo un modello di tipo intranet.
Il meccanismo che regola l'accesso è sostanzialmente mutuato dall'editoria convenzionale: può accedere a un determinato periodico chi ha sottoscritto l'abbonamento e ha pagato la relativa tariffa. Le caratteristiche del supporto elettronico consentono peraltro politiche di prezzo diverse e molto più articolate di quelle praticabili per la carta, quali pacchetti disciplinari, collezioni, sconti per volume, ecc.
Il principale problema che queste soluzioni evidenziano è quello dell'accesso bibliografico: infatti, se tutti gli editori mettono a disposizione sui propri server i sommari dei diversi fascicoli (Table of contents o TOC), le bibliografie che così ne risultano sono ben lontane dall'avere le caratteristiche di esaustività, completezza e autorevolezza delle basi dati di riferimento delle diverse discipline. La conseguenza è l'impossibilità di mantenere trasparente il percorso dalla registrazione bibliografica al testo completo del documento, che, come abbiamo visto, costituisce la domanda principale del mercato.
Il principale vantaggio, invece - e non è poco - è quello di offrire qualcosa che è molto vicino al corrispondente prodotto a stampa, e quindi di garantire la completezza e l'autorevolezza dell'edizione elettronica, nonché, se non altro per ragioni di concorrenza, di assicurare la tempestività della sua messa in circolazione. Questa soluzione presenta infine - e forse in modo più esasperato di altre - problemi comuni a tutta l'editoria digitale, quali la permanenza del testo, l'accesso alle annate arretrate, la facoltà di riproduzione, ecc., che non vengono qui approfondite.
4) I gateway: in questa categoria si possono collocare i servizi predisposti da alcune grandi agenzie internazionali di abbonamenti a periodici, quali Electronic Journal Navigator di Blackwell's, EBSCO Online e SwetsNet di Swets, che si propongono come interfaccia e strumento di amministrazione per l'accesso ai periodici elettronici disponibili sui siti dei diversi editori. La principale caratteristica di questi servizi è rappresentata dall'offrire un unico punto di accesso e una navigazione tendenzialmente trasparente fra i diversi server che mettono a disposizione gli e-journals: sono dunque soluzioni che si propongono soprattutto l'obiettivo di alleggerire il lavoro di amministrazione e di manutenzione (URL, login e password, livelli di abilitazione, ecc.) di una biblioteca o di un sistema bibliotecario.
In questo gruppo possiamo far rientrare anche il servizio ECO (Electronic Collections Online) di OCLC, che peraltro si differenzia dai servizi offerti dalle agenzie di abbonamento nel fatto che provvede all'immagazzinamento e alla conservazione in proprio dei documenti e che quindi offre una effettiva unicità di interfaccia per tutti i periodici e per tutti gli editori che partecipano al sistema, e, con qualche forzatura, il progetto J-STOR, che ha come obiettivo la retroedizione elettronica di annate arretrate di periodici di scienze umane e sociali.
5) Gli integratori: chi propone questo approccio intende offrire strumenti per realizzare l'integrazione fra basi dati bibliografiche, sistemi di fornitura dei documenti, collezioni a testo completo, periodici elettronici messi a disposizione dagli editori, insomma tutte le tipologie di offerta fin qui discusse. La convinzione che è sottesa a questa proposta è che non esista (che non possa esistere) una soluzione unica e principe al problema del full-text, ma che invece siano inevitabili diverse soluzioni, che vanno, per l'appunto, integrate. È questa la strada percorsa da SilverPlatter con SilverLinker, un sistema costituito da alcune funzionalità incorporate nella più recente versione del software ERL (Electronic Reference Library) per la consultazione di basi dati bibliografiche e da una base dati di URL dei singoli articoli dei periodici elettronici. Il sistema consente quindi l'integrazione delle basi dati bibliografiche interrogabili con ERL con gli altri servizi che la biblioteca o il sistema bibliotecario mette a disposizione: gli utenti possono così, a partire dal riferimento bibliografico, disporre di una serie di bottoni ipertestuali che danno accesso alle collezioni locali di periodici, al prestito interbibliotecario, ai servizi di fornitura di documenti, ai periodici messi a disposizione dagli editori, ai gateways delle agenzie di abbonamento, a eventuali collezioni locali di testi elettronici, ecc. Questa soluzione sostanzialmente fotografa il mercato e ne recepisce tutta la complessità, lasciando alla responsabilità dei diversi attori la definizione delle regole di comportamento e di fruizione.
Il principale vantaggio di questo approccio sta nell'essere una soluzione aperta che non pregiudica alcuna altra opzione e che non richiede pregiudizialmente di fare una scelta a favore di questo o di quel "verbo" del full-text, mentre preserva, sul versante della ricerca bibliografica, tutta la qualità e l'autorevolezza delle basi dati leader nelle diverse discipline. Inoltre, proponendosi di integrare fonti esterne o remote a fonti locali (con links agli archivi del posseduto o all'OPAC Web), consente di mettere un forte accento sulla valorizzazione del patrimonio cartaceo di una biblioteca o di un sistema bibliotecario, che viene quindi reso accessibile tramite la normale circolazione o il prestito interbibliotecario. La principale difficoltà di SilverLinker è data, invece, dal fatto che non è una soluzione "preconfezionata", ma richiede piuttosto una serie di decisioni, anche complesse e tutte non banali, circa il livello di integrazione con i sistemi full-text che si vuole realizzare: è una soluzione che esalta il ruolo del systems librarian, ma che nello stesso tempo può essere percepita come più impegnativa e meno immediata.
Da questa analisi mi pare possa risultare sufficientemente chiaro come la strada verso il full-text, ovvero verso la disponibilità in tempo reale del documento in formato digitale, sarà ancora lunga e travagliata. Credo d'altro canto che, qualunque sia la direzione che si intenda prendere a questo crocevia, possano comunque essere tratte alcune conclusioni di carattere generale.
- Non esistono risposte semplici a problemi complessi: il mercato editoriale (ma più in generale il sistema della comunicazione scientifica) è un fenomeno complesso che si è sviluppato e stratificato nel corso di secoli ed è basato sul modello cartaceo. La transizione al modello digitale, per quanto auspicata e auspicabile, non sarà né immediata né indolore, non vi sono scorciatoie per accelerarla né complotti delle multinazionali per ritardarla.
- Per assicurarsi il controllo di - o almeno per partecipare a - questa transizione è in corso un grande processo di concentrazione dell'industria editoriale; per citare alcuni esempi, relativi solo agli ultimi dodici mesi, Elsevier ha acquisito Engineering Information e ha assunto il controllo diretto sulla già partecipata Adonis, Elsevier e Kluwer hanno tentato la fusione - poi rientrata sotto i colpi dell'antitrust - in un unico megapublisher, Kluwer ha appena completato con successo l'acquisizione di Ovid Technologies.
- Ciò nonostante, nessuno produrrà, venderà o possederà legalmente tutta l'informazione scientifica disponibile sul mercato in formato elettronico, nessuno la archivierà o la conserverà in modo esclusivo.
- Esistono seri dubbi sul fatto che la disponibilità di quantità consistenti di testi integrali in formato elettronico sia compatibile con l'aderenza e la fedeltà all'originale cartaceo: un certo grado di fedeltà e di aderenza può essere garantito (e bisogna "guardarsi dalle imitazioni"), ma la fedeltà assoluta è probabilmente destinata a restare un mito.
- Dovrà essere affrontata la questione dell'accesso al retrospettivo che, se può essere considerato relativamente poco significativo nel caso delle discipline tecnologiche, rappresenta invece un aspetto critico per alcune discipline scientifiche (quali matematica e fisica) e per le scienze umane e sociali 8.
- Ancora per alcuni anni l'accesso al full-text sarà garantito da un adeguato mix di scelte diverse, fra soluzioni locali e soluzioni remote, fra aggregazioni e strumenti di integrazione, che realizzi il miglior compromesso possibile fra prezzi, prestazioni, qualità e completezza, costi di manutenzione e di gestione.
- Resta da capire quale sarà il ruolo dell'Italia in questo processo e se il nostro sistema editoriale e dell'informazione (comprese le università e le biblioteche) avrà la chiarezza di idee e di intenti necessaria a garantire che i contenuti italiani siano accessibili e adeguatamente rappresentati.
1 S. Michael Malinconico, Biblioteche digitali: prospettive e sviluppo, «Bollettino AIB», 38 (1998), n.3, p. 275-301.
2 Una conferma di queste sensazioni, riferita a un paese che è ragionevole aspettarsi sia più "digitale" del nostro come la Gran Bretagna, giunge da una analisi pubblicata sul «Journal of information science» (24, 1998, n. 6, p. 419-428): Hilary Tomney - Paul F. Burton, Electronic journals: a study of usage and attitudes among academics, su cui riferisce ampiamente Elisabetta Poltronieri, Giornale elettronico: sì e no, «AIB notizie», 9 (1999), n. 3, p. 10-11.
3 Barbara Quint, Document delivery field continues to shrink with demise of EBSCO document services, «Information today», 15 (1998), n. 9, p. 4.
4 The British Library Digital Library Programme. The British Library Research and Innovation Centre, July 1998, http://www.bl.uk/services/ric/diglib/digilib.html. La British Library ha recentemente pubblicato un bando a livello europeo per individuare un nuovo partner commerciale per la realizzazione del progetto.
5 Un nuovo progetto che rientra a pieno titolo in questa categoria è quello di SuperPCI o PCI Full-Text, con il quale la Chadwyck-Healey si propone di offrire agli utenti di PCI Web (Periodicals Contents Index, la base dati che fornisce gli spogli delle collezioni complete di oltre 3000 periodici internazionali di scienze umane e sociali) il testo completo degli articoli. Trattandosi di oltre 15 milioni di articoli il progetto, che è appena agli inizi, prevede che il materiale sia reso disponibile gradualmente e in modo differenziato.
6 The British Library. Bibliographic Services and Document Supply, Facts & figures, April 1999, p. 4.
7 Carol Franck - Holly Chambers, How full is the full in full-text?: a comparative study of paper periodicals with their web-based equivalents in the EBSCO, Information Access Company (IAC), UMI and Wilson databases. Poster session, ALA Annual Conference, Washington D.C., June 27, 1998, http://www2.potsdam.edu/LIBR/franckcr/ALA.html.
8 A questo proposito va segnalato uno dei più grandi progetti di digitalizzazione mai intrapresi, riguardante sia materiale monografico che collezioni complete di periodici dall'inizio del secolo: la Digital Vault Initiative, che vedrà la UMI digitalizzare la collezione di materiale microfilmato negli ultimi 60 anni, per un totale di 5,5 miliardi di immagini. Ulteriori informazioni, complete di esempi e links a documenti e materiale supplementare, sono disponibili a http://www.umi.com/hp/News/Reviews/SiteBuilder.html.