Il volume, pubblicato dal Centro italiano di studi sull'alto Medioevo e curato da Giuseppe Avarucci, Rosa Maria Borraccini Verducci e Giammario Borri, raccoglie gli atti del IV Convegno dell'Associazione italiana dei paleografi e diplomatisti svoltosi a Fermo nei giorni 17-19 settembre 1997. Sono quindici contributi di specialisti impegnati in ricerche relative a produzione, circolazione e fruizione del libro medievale.
La prolusione di Giorgio Picasso indaga i rapporti tra ordini religiosi, papato e impero nel periodo compreso tra il IV Concilio lateranense (1215) e il Concilio di Costanza (1414-1418), un periodo di profonda crisi che la peste del 1348 e lo Scisma d'Occidente contribuiscono ad aggravare. La figura di Benedetto XII, il papa cistercense, appare come quella di un riformatore che tenta di arginare le spinte centrifughe con una riorganizzazione morale e istituzionale degli ordini religiosi. Si collega a questo primo intervento la relazione di Donatella Frioli, che presenta i risultati di uno studio compiuto sul patrimonio librario delle comunità cistercensi italiane, soprattutto in rapporto alle biblioteche monastiche francesi.
Lidia Perria si sofferma invece sui codici monastici italo-greci prodotti nell'Italia meridionale e in Sicilia. La parabola discendente della civiltà bizantina produce da un lato un fenomeno di "mimetismo" grafico da parte di copisti itineranti, che adattandosi ai modelli scrittori latini, tentano di sopravvivere a una sorta di "colonizzazione" del territorio da parte della cultura normanna e sveva, dall'altro un "recupero" di testi greci soprattutto letterari, vissuto come riappropriazione di una specifica identità culturale. Lettere dal monastero è l'accattivante titolo del contributo di Luisa Miglio, che analizza un centinaio di lettere scritte da monache vissute in Toscana nel XV secolo, indirizzate a personaggi di casa Medici: sono semplici lettere di richiesta o offerta di preghiera, scritte per lo più in caratteri gotici, che rispecchiano anche nel linguaggio la vita monotona e un po' deprimente del monastero.
L'intervento di Silvia Maddalo, Immagini del libro immagini nel libro, esamina parallelamente la rappresentazione del codice nelle opere figurative e nei testi letterari di provenienza francescana e domenicana. L'"autoritratto" del libro assume significati diversi a seconda dei contesti ideologici e iconografici, mantenendo comunque il valore di un oggetto sacro, contenitore e veicolo di un messaggio religioso. Un affascinante percorso tra i codici in beneventana è il saggio Montecassino e gli umanisti, di Marco Baglio, Mirella Ferrari e Marco Petoletti; i codici contenenti le opere di grandi autori classici come Tacito e Apuleio - letti, postillati, copiati da umanisti come Boccaccio, Zanobi da Strada, Niccolò Niccoli, Poggio Bracciolini - sono analizzati con grande rigore filologico ricostruendo le tappe di un viaggio che li ha portati fino ai nostri giorni. Segue un intervento di Isabelle Heullant-Donat che studia la figura di Fra Elemosina, un francescano copista e cronista vissuto nel XIV secolo. Maddalena Signorini analizza invece le modalità di apprendimento della scrittura "elementare di base" nell'ambiente ecclesiastico esaminando documenti di differenti tipologie in un arco di tempo che va dall'XI al XV secolo.
La tradizione manoscritta di due opere commissionate da Filippo III l'Ardito, il De regimine principum e il Somme le roi, è l'oggetto della ricerca paleografica e codicologica di Paola Supino Martini: ad alcune caratteristiche comuni dei due codici, dovute alla standardizzazione dei modi di produzione libraria, fanno da contrappunto importanti differenze legate alle diverse modalità d'uso e quindi al diverso approccio del lettore al codice stesso. Si torna a Montecassino con lo studio di Mariano Dell'Omo sulle fonti tardomedievali dell'archivio dell'abbazia, un vero "magazzino diplomatico" che già dal Duecento si distingueva per l'importanza attribuita alla conservazione e alla salvaguardia del proprio patrimonio documentario.
Mostra un taglio spiccatamente archivistico il contributo di Dino Puncuh: l'analisi di manoscritti documentari monastici e conventuali si accompagna a riflessioni di tipo metodologico in vista della realizzazione di un repertorio dei cartulari medievali italiani.
Attilio Bartoli Langeli e Nicolangelo D'Acunto presentano i risultati di una ricerca sui documenti degli ordini mendicanti, esaminandoli sotto i diversi aspetti della produzione, circolazione, conservazione e tradizione e sottolineando nel rapporto tra documentazione e istituzione una relativa peculiarità rispetto ad altre realtà contemporanee. Ancora gli ordini mendicanti offrono oggetto di studio per la ricerca di Bruno Breveglieri che studia i repertori di sepoltura dei Domenicani e dei Francescani di Bologna: tre codici contenenti descrizioni topografiche dei cimiteri che servivano a individuare e localizzare le tombe.
Gabriella Braga, Giulia Orofino e Marco Palma ripercorrono la storia di un gruppo di preziosi codici manoscritti requisito dai Borboni di Napoli nel 1788 dalla cattedrale di Troia in Puglia. Acquisiti nel patrimonio della cattedrale grazie alla munificenza del vescovo Guglielmo II (XII secolo) comprendono Bibbie e opere patristiche e liturgiche in carolina e provengono probabilmente dalla stessa officina scrittoria.
L'ultimo intervento, dal titolo Esperienze di catalogazione di manoscritti medievali è dedicato dall'autore Stefano Zamponi a una panoramica sulle iniziative e i progetti attualmente in corso. L'analisi delle diverse esperienze di catalogazione mette in giusto rilievo la necessità di adottare programmi di ampio respiro che siano «nello stesso tempo fattibili e giustamente ambiziosi».
Il volume è corredato da un ricco apparato di tavole che riproducono in modo quasi sempre eccellente i codici citati nelle relazioni. Molto utili anche l'indice finale dei nomi di luogo e di persona e quello dei manoscritti e dei documenti d'archivio.
Biblioteca di scienze ambientali, genetica, scienze biochimiche, Università di Parma