Il libro non si presenta, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, come una trattazione organica dell'evoluzione delle telecomunicazioni considerata dal punto di vista giuridico e istituzionale, ma piuttosto come un coacervo di informazioni, molto fitto e a volte un po' opprimente, che affida completamente alla buona volontà del lettore il compito di trarre delle conclusioni o di individuare un percorso. Il termine "antologia", usato nell'introduzione in riferimento al libro Telecommunications law (Computer Science Press, 1988), del quale questo si presenta come aggiornamento, è il più adatto per definire questa raccolta di articoli, di autori diversi, affiancati in un prodotto che, senza bisogno di commenti espliciti, riflette ed esprime a pieno la fatica con la quale le istituzioni tengono il passo con l'evoluzione tecnologica del settore delle telecomunicazioni. I dieci anni che separano questo libro da quello citato in precedenza sono «an eternity» agli occhi dei curatori. Il fatto che la legislazione presa in esame sia quella statunitense non fa che accentuare questa realtà che, peraltro, coinvolge ormai tutti i paesi occidentali.
La prima parte, dedicata alla presentazione delle leggi, spazia dal Communication Act del 1934 al Telecommunications Act del 1996, evidenziando come i mezzi che apparivano rivali al loro nascere si siano poi di fatto unificati in un complesso e articolato sistema di telecomunicazioni che rappresenta un servizio alla collettività e che è come tale riconosciuto anche dal sistema giuridico. Mentre le prime leggi si presentano restrittive e preoccupate soprattutto di eliminare concorrenze scorrette, la normativa finisce con il trasformarsi radicalmente, orientandosi piuttosto a garantire a tutti i cittadini un accesso libero e pieno ai sistemi di telecomunicazione. I disabili, gli studenti della scuola dell'obbligo, gli utenti delle biblioteche civiche sono citati esplicitamente dalla legge come fruitori dei medesimi, che devono essere difesi nel loro diritto all'informazione.
La seconda parte raccoglie articoli dedicati al tema della competizione, descrivendo gli sforzi compiuti fin dagli anni Sessanta dal governo statunitense per trovare criteri oggettivi di misurazione dei servizi offerti dalle diverse compagnie telefoniche, sforzi vanificati dalla rapidissima trasformazione delle tecnologie utilizzate nel settore. Il tentativo di stabilire prezzi equi è stato quindi soppiantato da un atteggiamento diverso, che lascia piuttosto al libero mercato il compito di regolare i medesimi, rinunciando a leggi impositive.
Gli articoli raccolti nella terza parte, sulle transazioni reali di comunicazione, puntano l'attenzione sul moltiplicarsi di fornitori locali e di infrastrutture, fino al crearsi di ciò che viene identificato con l'immagine della information superhighway. I fornitori di diverse forme di telecomunicazione si sono intersecati e fusi dando origine a una integrazione multidimensionale dell'industria dell'informazione che ha travalicato ogni previsione; in tale realtà la concorrenza tradizionale non trova spazio e ha lasciato il posto a negoziazioni volte a favorire l'interconnessione.
Tutto ciò ha nella quarta e ultima parte, intitolata Riforma, il suo approdo naturale. La Federal Communications Commission (FCC) deve essere oggetto di attenzione da parte del Congresso, che avverte l'esigenza improrogabile di una riforma della medesima per renderla adeguata al nuovo, flessibile e competitivo, mercato delle comunicazioni.
Delia Pitto
Centro servizio bibliotecario di ingegneria, Università di Genova