Gli autori del volume non sono nuovi a opere di divulgazione sulle tematiche relative a Internet e alle nuove tecnologie, in particolare per quello che riguarda l'approccio formativo nell'ambito delle scienze umane; sono, infatti, coautori del corso "Educare al multimediale" di Rai Educational (dal quale nasce la prima stesura di questo lavoro) e della trasmissione televisiva "Mediamente". Inoltre, insieme a Marco Calvo e Marco Zela, sono anche autori di Internet 2000: manuale per l'uso della rete (Roma-Bari: Laterza, 2000, dal 1996 pubblicato integralmente anche online all'URL http://www.laterza.it/internet/home/edizioni/index.htm [http://www.laterza.it/internet/home/index.htm]), volume che è diventato presto un bestseller in libreria e in rete e che rivela molto dell'approccio degli autori alle tematiche legate alle nuove tecnologie. In particolare, l'esperimento della pubblicazione gratuita online, di poco precedente all'uscita in libreria, è il risultato della convinzione, da parte degli autori, che non esiste concorrenza tra testo elettronico e libro a stampa in quanto strumenti rispondenti a finalità e utilizzi diversi, come è nella filosofia dell'associazione culturale Liber Liber con cui gli autori collaborano.
Effettivamente, la scelta coraggiosa di autori ed editori di Internet 2000 ha dato loro ragione, in quanto la vendita del libro ha tratto linfa vitale dalla sua disponibilità gratuita in rete, senza rimanerne in alcun modo schiacciata, spingendo la casa editrice a ripetere l'esperimento con altre pubblicazioni. Il tema della non concorrenza tra editoria cartacea e online è tra quelli sui quali occorrerebbe soffermarsi di più, anche se non è questa l'occasione migliore per farlo. Forse il mondo editoriale ha bocciato troppo in fretta l'attuabilità di sviluppi paralleli di questi due settori; ecco perché converrebbe che gli editori discutessero di più di tale possibilità, soprattutto alla luce di esperimenti riusciti come quello appena menzionato.
Il nuovo manuale qui recensito si colloca in una linea di perfetta continuità con il precedente, di cui ricalca, almeno parzialmente, approccio e stile comunicativo, allargando però lo sguardo dalla rete al mondo digitale nel suo complesso. L'introduzione chiarisce bene finalità, destinazione e taglio del volume.
Sul piano delle finalità, si intende fornire un nuovo strumento per l'alfabetizzazione informatica, intesa non soltanto come «capacità di usare i nuovi strumenti», ma anche e soprattutto come «comprensione delle caratteristiche fondamentali degli strumenti che si stanno usando, delle loro potenzialità, dei cambiamenti culturali e sociali che il loro impiego e la loro diffusione contribuiscono ad influenzare».
Per quanto riguarda la destinazione, esso si configura e vuole essere un manuale per tutti, anche se gli autori dichiarano di aver pensato prioritariamente agli studenti delle scuole superiori e a quelli della maggior parte degli indirizzi di studio universitari, che essi ritengono accomunati da una sostanziale carenza nella comprensione dei concetti e degli strumenti di base in questo ambito.
Infine, rispetto al taglio del volume, gli autori hanno ben presenti i confini di trattazione della materia; essi, infatti, non perdono mai di vista il carattere introduttivo del manuale, il che significa da un lato non dare mai niente per scontato né presupporre conoscenze o competenze particolari, dall'altro lasciare fuori della trattazione l'approfondimento relativo agli usi delle nuove tecnologie in specifici campi di studio e gli eventuali contenuti delle esercitazioni pratiche.
Coerentemente con l'impostazione complessiva del volume, la scrittura e lo stile sono colloquiali, come richiesto dalle intenzioni divulgative degli autori. Questa scelta è confermata dal costante utilizzo di esempi tratti dalla vita di tutti i giorni per spiegare concetti anche complessi e dalla presenza, all'interno del testo, di schede sintetiche introduttive ai temi e ai personaggi citati o comunque ritenuti importanti per l'argomento di cui si sta trattando.
Finalità, destinazione e taglio del volume sembrerebbero rispondere a esigenze puramente pratiche e contingenti; in realtà, dietro le risposte agli interrogativi e le definizioni dei concetti chiave, c'è una interessante linea interpretativa delle tendenze, delle prospettive e della filosofia della comunicazione digitale. La motivazione profonda che sta dietro la scrittura di questo volume è la convinzione degli autori che la comunicazione digitale non è solo una tematica di attualità e una moda passeggera, ma è l'elemento centrale di una vera e propria rivoluzione della comunicazione che si può sintetizzare nell'espressione "convergenza al digitale": «è così che ci si riferisce spesso al progressivo trasferimento verso il formato digitale di tipologie di informazione tradizionalmente collegate a media diversi», il che implica che molti dei media che conosciamo acquisteranno "un'anima digitale".
Mi pare di poter dire che, dopo tante guide all'uso di Internet e delle nuove tecnologie, in cui la necessaria semplificazione dovuta al carattere introduttivo della pubblicazione finisce spesso per trasformarsi in banalizzazione dei concetti e dei contenuti, questo volume si configura, invece, come una piccola enciclopedia, introduttiva per i contenuti e l'approccio, ma specializzata per le competenze messe in campo dagli autori al fine di garantire correttezza e scrupolosità delle informazioni; il risultato finale assomma in sé la capacità di isolare i concetti fondamentali e i vantaggi della continuità della narrazione. Come affermano gli stessi autori, «il mondo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione è un settore ormai abbastanza frequentato, anche da parte della letteratura manualistica e introduttiva, ma è stato esplorato finora soprattutto a partire da due prospettive in parte divergenti: dal punto di vista strettamente tecnologico di chi si concentra soprattutto sulle caratteristiche delle "macchine" impiegate [...] o dal punto di vista più accentuatamente sociologico di chi si concentra sulle interazioni comunicative mediate dalle macchine [...]». Questo volume si propone ambiziosamente una trattazione non separata di queste due prospettive.
In questo senso, gli autori tengono a sottolineare che «la convergenza al digitale è certo resa possibile dalla disponibilità di certi strumenti tecnologici [...], ma non è determinata né dalla tecnologia, né dalla teoria. È piuttosto il frutto di una serie di scelte, e comporta essa stessa scelte, ad esempio nelle forme di organizzazione dell'informazione».
A questo punto viene spontaneo chiedersi: perché parlare di questa pubblicazione su una rivista di ambito biblioteconomico? La domanda è legittima e le risposte possibili sono almeno tre. La prima ci viene suggerita dagli autori nel momento in cui affermano di aver scelto «come concetto-guida quello di informazione, e in particolare di informazione in formato digitale». Infatti, una rapida analisi della letteratura professionale degli ultimi anni mette in evidenza la grande attualità della tematica dei rapporti tra biblioteche e società dell'informazione; in particolare, sempre più frequentemente le biblioteche e i bibliotecari si propongono come mediatori di informazione in senso globale all'interno della nuova società dell'informazione. Se così è, questo libro parla delle forme variabili con le quali si presenta e si presenterà in futuro l'informazione che dovremo gestire a vantaggio dei nostri utenti, aiutandoci anche a comprendere il linguaggio di questi ultimi e ad adottare modalità comunicative a loro adeguate. In particolare, il concetto di "convergenza al digitale" impone una riflessione sulla configurazione delle biblioteche e il ruolo dei bibliotecari nel prossimo futuro.
Mi sembra interessante anche la prospettiva che il volume propone in merito alla questione, più volte dibattuta negli ultimi anni, del futuro del libro e della cosiddetta fine della cultura del testo. Concordo sul fatto che bisogna distinguere tra i contenuti dei testi e le interfacce di lettura; «continueremo a leggere romanzi e poesie, proprio come abbiamo fatto per secoli, anche se certo compariranno forme di testualità nuove, e alcune di quelle più antiche saranno profondamente modificate. In conclusione: la cultura del libro (o - come è forse più esatto dire - la cultura del testo) non scomparirà, ma conoscerà un'altra, importante tappa della sua evoluzione millenaria».
La seconda risposta è strettamente collegata alla prima: se le biblioteche intendono configurarsi come luogo privilegiato della mediazione informativa, indipendentemente dal tipo di informazione trattata, l'alfabetizzazione informatica rappresenta, per le biblioteche, un argomento privilegiato di riflessione nel prossimo futuro. Mi pare che rientri perfettamente nei compiti della biblioteca e dei bibliotecari quello di occuparsi dell'alfabetizzazione informatica dei propri utenti locali e remoti, visto che ormai da questa dipende la possibilità di fruire pienamente delle risorse informative messe a disposizione dalla biblioteca stessa e dal sistema informativo globale nel quale viviamo. Non è un caso che molte delle problematiche poste dagli autori del volume, prima tra tutte quella della formazione a distanza, sono già oggetto di acceso dibattito nel mondo bibliotecario. Volumi come questo devono perciò diventare uno degli strumenti di attuazione delle funzioni della biblioteca e di formazione degli utenti; al contempo, non credo che vada sottovalutata la funzione di autoistruzione che esso può svolgere a vantaggio degli stessi bibliotecari. Mi pare, infatti, che esigenze e richieste di alfabetizzazione informatica provengano non soltanto dagli utenti delle biblioteche, ma spesso anche dai bibliotecari, soprattutto da parte di coloro che hanno vissuto la rivoluzione tecnologica quando già svolgevano la professione e si sono, perciò, trovati di fronte alla necessità di adeguare la propria professionalità a un contesto in profondo cambiamento.
La terza delle motivazioni che rende il manuale di interesse per i bibliotecari è forse la più immediata e la più semplice: il paragrafo che va da p. 377 a 383 (contenente anche una scheda) è dedicato alle "biblioteche digitali", a cui segue un altro paragrafo di argomento confinante con la biblioteconomia, il diritto d'autore. Nel paragrafo dedicato alle biblioteche digitali, queste ultime vengono presentate come un'ulteriore tappa della storia delle biblioteche che ha visto più volte cambiare i supporti informativi e le tecnologie di produzione, archiviazione e disseminazione dell'informazione. La scheda contenuta all'interno del paragrafo propone una rassegna non esaustiva dei progetti di biblioteche digitali sviluppati o in fase di sviluppo. Anche in questo caso, coerentemente con il resto del volume, il tono è discorsivo e il livello della trattazione è divulgativo, ma non ci sono cadute sul piano dell'esattezza e della correttezza delle informazioni.
I tre motivi di interesse fin qui individuati sono anche il punto di partenza di una possibile critica che il punto di vista di un bibliotecario potrebbe avanzare: il fatto di avere dedicato uno specifico paragrafo alle biblioteche e l'assenza di qualunque riferimento al ruolo della professione bibliotecaria nell'era dell'informazione digitale suscita l'impressione di un'estraneità tra questi due mondi, quello delle biblioteche e quello dell'informazione. La rivendicazione bibliotecaria di una funzione centrale nell'attuale universo informativo è completamente assente; in questo senso, il punto di vista di manuali simili di ambito biblioteconomico è profondamente diverso. D'altra parte, va sottolineato che i riferimenti agli strumenti di gestione dell'informazione di tipo bibliotecario sono piuttosto diffusi e insistiti in tutto il volume, soprattutto quando si parla di strategie di ricerca.
Potrebbe essere interessante confrontare, in maniera più puntuale, l'ottica, certamente differente, di un manuale sulle nuove tecnologie e/o sulla società dell'informazione scritto da bibliotecari o da professionalità di diversa provenienza. In particolare, un'operazione del genere aiuterebbe a verificare l'impatto sociale, la visibilità e la considerazione del ruolo dei bibliotecari come professionisti della mediazione informativa e potrebbe servire a evitare il rischio di un'autoreferenzialità della nostra professione, che periodicamente e su aspetti diversi rinasce dalle sue ceneri.
D'altra parte, l'apporto dei bibliotecari alle riflessioni sulla gestione delle informazioni e sull'esigenza dell'alfabetizzazione informatica nell'era della globalizzazione potrebbe essere significativo, come già dimostrato in altri contesti geografici, dove i bibliotecari hanno garantito il loro apporto, ad esempio, per una migliore utilizzazione di Internet attraverso l'uso di più adeguate strategie di ricerca; a questo proposito, nel capitolo dedicato ai motori di ricerca va sottolineata l'assenza di qualunque riferimento a Google (http://www.google.it/), motore di ricerca semplice e sofisticato allo stesso tempo, molto amato e conosciuto in ambito bibliotecario, ma poco diffuso tra gli utilizzatori non professionali della rete, tradizionalmente affezionati a motori di ricerca più commerciali ma forse meno efficaci, come sono quelli analizzati nelle pagine di questo volume.
Per quanto riguarda la bibliografia, essa si presenta introduttiva, ma - nello stesso tempo - adeguatamente ampia e approfondita; l'uso dei nomi degli autori puntati e l'adozione della formula AA.VV. per opere di più di tre autori farà sicuramente, e giustamente, storcere il naso a molti bibliotecari.
Le numerose opportunità di approfondimento offerte dal volume, la sua natura composita e il suo carattere introduttivo ne suggeriscono sicuramente - visto anche il buon risultato dell'esperimento di diffusione online della serie dedicata a Internet - una futura pubblicazione via Web, che potrebbe svilupparne tutte le residue potenzialità.
Anna Galluzzi
Biblioteca centrale della Facoltà di ingegneria "G.P. Dore", Università di Bologna