Il volume nasce dall'esperienza personale del suo autore e traccia un quadro a dir poco scoraggiante dell'ambiente della ricerca scientifica. Gordon Moran è uno storico dell'arte che ha subito pesanti attacchi dal mondo accademico internazionale a causa del suo disaccordo nell'attribuzione della paternità (tradizionalmente riferita a Simone Martini) dell'affresco senese che ritrae Guidoriccio da Fogliano. Moran inizia la sua analisi proprio dalla narrazione delle sue vicissitudini. Racconta i boicottaggi e l'ostracismo da parte dei colleghi e le persecuzioni più o meno dirette di cui è stato vittima. Successivamente passa a descrivere, con esempi che spaziano in tutti i settori della ricerca, i metodi usati da accademici, scienziati, politici, giornalisti, industrie e bibliotecari per ridurre al silenzio i personaggi scomodi, portatori di idee e opinioni "politicamente scorrette" o stravaganti.
L'opera, in più capitoli monografici, tratta della soppressione della libertà intellettuale e di parola nei regimi totalitari e in democrazia; della retorica accademica; dei condizionamenti imposti agli scienziati dai colossi dell'industria; della fedeltà ai paradigmi che blocca l'evoluzione del pensiero nel mondo scientifico; descrive i sistemi di standard doppio e di revisione tra pari; la tolleranza delle falsità in nome della convenienza; la difficoltà di manifestare liberamente il proprio pensiero per chi occupa i primi gradini della scala gerarchica universitaria; l'ipocrisia del politically correct; il ruolo e le responsabilità dei bibliotecari spesso - a detta dell'autore - conniventi con il potere fino al punto di nascondere i documenti che potrebbero servire da pezze d'appoggio a teorie destabilizzanti; la soppressione della libertà di parola nell'era di Internet.
Che tutto questo accada, purtroppo, si sa. Esempi clamorosi sono noti a tutti. Ma, a mio avviso, Moran lascia trasparire un desiderio di rivincita personale che compromette in parte la credibilità dell'opera.
Comunque il volume mantiene un qualche interesse per chi voglia farsi un'idea dei canali di diffusione dell'informazione scientifica e di quali percorsi e mezzi si siano potuti e si possano attuare nell'era di Internet per ridurre al silenzio scienziati o studiosi scomodi. Infatti, l'avvento delle tecnologie informatiche nel mondo della comunicazione ha portato alla ribalta nuovi aspetti del problema della libertà d'espressione. Per quasi tre secoli i ricercatori hanno potuto far conoscere i risultati del proprio lavoro soltanto dopo aver superato il vaglio di qualità del "collegio invisibile". Finora l'informazione scientifica primaria era in sostanza informazione mediata e quindi potenzialmente manipolabile. Oggi Internet sembrerebbe consentire una diffusione molto più diretta del sapere scientifico, ma le nuove tecnologie celano strumenti di censura, forse più sottili e pericolosi di quelli tradizionali. Conoscere i meccanismi che stanno dietro le quinte aiuta a comprendere e gestire meglio i cambiamenti. L'utilità di Silencing scientists and scholars in other fields sta in questo e il libro può essere consigliato anche se le informazioni che fornisce provengono da una fonte talmente coinvolta nella questione da peccare in più occasioni di scarsa serenità e obiettività.
Lucia Soranzo
CIS Centro interchimico, Biblioteca, Padova