Classificazione decimale Dewey, Edizione 21, uscita nel maggio 2000, è il quarto prodotto delle edizioni italiane della DDC pubblicate dall'AIB e curate editorialmente dalla Editrice Bibliografica. Ricordiamo l'edizione 11 ridotta edita nel 1987, diretta da Luigi Crocetti, col titolo verde sulla copertina, ristampata nel 1989 col titolo amaranto, che presenta l'espansione, richiesta "a furor di popolo", della tavola dei periodi per la letteratura italiana; l'edizione 20 edita nel 1993, diretta da Luigi Crocetti con la collaborazione di Daniele Danesi; l'edizione 12 ridotta edita nel 1995, curata da Daniele Danesi. Traduzioni precedenti, come la «ridotta» dell'edizione 18 curata dalla Soprintendenza al beni librari della Regione Lazio nel 1977 sulla base della «18a edizione del Dewey nella traduzione francese del 1974, in attesa della versione italiana» (p. [7]), l'edizione 10 edita da Paolo Messina nel 1979 e l'edizione 19 (con riduzioni) curata dai bibliotecari trentini nel 1983 (la «canarina»), seppure «fuori commercio ad uso interno», non possono che collocarsi fra le esperienze pionieristiche di un lavoro che richiede ottima conoscenza dell'argomento, capacità linguistica e autorevolezza nell'individuare e nel controllare i punti delle Tavole e delle Tavole ausiliarie che necessitano di adattamenti nazionali.
DDC 21, Edizione italiana, presenta «una novità nel metodo di lavoro», una novità politica di grande rilievo: «Un Gruppo, composto di persone appartenenti alla redazione della Bibliografia nazionale italiana (BNI) presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, si è assunto il compito della traduzione integrale e degli adattamenti» (p. xi). Ben tredici esperti, oltre Crocetti. La direttrice della BNCF e della BNI, Antonia Ida Fontana, ha capito che la Nazionale fiorentina avrebbe dovuto partecipare alla "creazione" di uno strumento di lavoro adottato e gestito dall'istituto stesso, dalla BNI (a partire dal 1958) e da centinaia di biblioteche di lingua italiana, anche per la considerazione che molte biblioteche usano le Tavole con un occhio al comportamento della BNI. La BNCF e la BNI hanno ricoperto quel ruolo da attore protagonista che compete agli istituti che svolgono la funzione di agenzia nazionale nel campo della catalogazione e dell'authority control. Un grande istituto bibliotecario assicura concretezza e, quasi sempre, qualità nella redazione degli strumenti di lavoro. Le AACR2, come sappiamo, sono redatte e aggiornate da Michael Gorman, con l'apporto della British Library e della Library of Congress, oltreché delle associazioni professionali statunitense, australiana e canadese. In Italia la presenza della BNI in una pubblicazione professionale garantisce, inoltre, quella ufficialità che ne favorisce l'adozione da parte di altri istituti, soprattutto statali. La presenza di membri di grandi biblioteche assicura la necessaria garanzia bibliografica per la creazione di voci nuove o l'eliminazione di voci desuete. Per questo non credo sia rituale il ringraziamento che Joan S. Mitchell, editor della DDC 21, rivolge a David A. Smith, capo della Library of Congress Decimal Classification Division, definito, proprio per la funzione che ricopre, «una fonte perenne di consiglio [...] offrendo una prospettiva di esperto sui soggetti emergenti e sulle aree bisognose di revisione», e a Ross Trotter, della British Library, «editor ospite per la revisione di 560-590 Scienze della vita. [...] Disporre alla British Library di un collaboratore così dedito e sagace è per noi una fortuna». Concetto ribadito nelle introduzioni al volume di Peter J. Paulson, direttore esecutivo, e di Jeanne S. Anderson e Lois Mai Chan, presidenti dell'Editorial Policy Committee, rispettivamente nei periodi 1993-1995 e 1986-1991. «La Classificazione - infatti - è il prodotto di un processo evolutivo che include analisi meditata, caute considerazioni e dedizione ai bisogni del pubblico» (p. xvii). «La compilazione di quest'edizione è stata aiutata dalla possibilità di eseguire ricerche in basi di dati elettroniche e di usare dati riguardanti la garanzia bibliografica per analizzare specifiche parti della Classificazione» (p. xviii).
La storia della Dewey, come di altri sistemi di classificazione, è una storia basata sullo sviluppo della letteratura, non sullo sviluppo aprioristico di teorie filosofiche. Quale istituto può captare tempestivamente i segnali evolutivi del mercato editoriale se non quello che ha i compiti del controllo bibliografico? Chi può comprendere le specificità della cultura del paese se non l'osservatorio privilegiato che cura la bibliografia nazionale? Queste considerazioni credo facciano scrivere a Crocetti che sul fondamento della lunga esperienza di uso della DDC da parte della BNI «dapprima in misura molto selettiva [...] e via via accrescendo l'aderenza alle edizioni ufficiali» è stato possibile rileggere l'intera Classificazione dal punto di vista delle garanzie bibliografiche proprie della cultura italiana, «impresa ovviamente impossibile, o praticabile solo "a orecchio", per chi aveva curato le precedenti edizioni italiane». Questa funzione positiva, continua Crocetti, ha comportato «l'eliminazione di aggiunte o esempi italiani con pochi riscontri o, al contrario, la loro introduzione nel caso di attestazioni abbondanti. L'operazione, naturalmente, non è visibilissima "a occhio nudo", ma confidiamo che se ne possa rilevare il peso nella pratica quotidiana di classificazione» (p. xi).
La Nazionale di Firenze era già stata coinvolta, seppure non ufficialmente, in una traduzione della Dewey: nel 1897 G. Barbèra pubblica la Classificazione decimale di Melvil Dewey, «un riassunto della classificazione decimale che l'Ufficio e l'Istituto internazionale di bibliografia di Bruxelles hanno adottata come classificazione convenzionale» (p. 5), nella traduzione italiana di Vittorio Benedetti, il cui nome, sul frontespizio, è seguito dalla qualifica «della Biblioteca nazionale centrale di Firenze». Si tratta di un volume in 8° di 107 pagine, venduto al prezzo di L. 2,50. Nello stesso anno G. Barbèra pubblica il proprio Catalogo perenne «con la classificazione decimale secondo il sistema di Melvil Dewey», indicizzato a 017.4(45), nonostante il parere avverso di Giuseppe Fumagalli. Guido Biagi, negli stessi anni, annuncia la traduzione di Dewey per i tipi di Sansoni, mai edita. La partecipazione di grandi biblioteche non sminuisce l'encomiabile lavoro del gruppo che ha tradotto DDC 20. Senza la lunga fatica di Crocetti, Danesi e altri bibliotecari, per la maggior parte di ente locale, avremmo ancora a disposizione lo Schema di classificazione, ovvero «le celebri "tavolette"» che Crocetti definisce eufemisticamente nella Presentazione dell'edizione italiana di DDC 21 «una specie di "ridotta della ridotta"», piuttosto, direi, uno strumento fuorviante se usato senza le Tavole oppure al loro posto, com'è avvenuto spesso in passato. Le due "tavolette" bianche, dal colore della copertina, escono la prima nel 1961 basata sull'edizione 16, la seconda nel 1970 basata sull'edizione 17. Si presentano come «la somma ordinata, aggiornata e riveduta dei simboli già [poi finora] impiegati nella Bibliografia nazionale italiana», la prima a cura della Biblioteca nazionale centrale di Firenze e sotto l'egida del Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, la seconda a cura della BNI, edita originariamente all'interno del Manuale del catalogatore e diffusa come estratto. La terza "tavoletta", questa volta rossa, esce nel 1977 basata sull'edizione 18, curata dall'ICCU e dalla BNI, e presenta maggiori ambiguità rispetto alle precedenti per «l'introduzione degli "anelli" destinati a chiarire il flusso logico e gerarchico di simbolo in simbolo» (p. 5). Lo schema sembrerebbe pertanto ambire a essere un'edizione della DDC, quantunque ufficiosa.
Le novità dell'edizione 21 sono illustrate da Mitchell sul n. 2 di «BollettinoDewey», il «DC&» italiano, allegato al fascicolo di giugno 1997 del «Bollettino AIB», e in Novità dell'Edizione 21, il saggio introduttivo alla Classificazione decimale Dewey (p. xxiii-xxxiv). Le Tavole offrono maggiori informazioni per guidare il classificatore nelle sue decisioni, l'Indice relativo contiene più lemmi del precedente, il Manuale è ampliato, viene proseguita la regolarizzazione, «cioè la sostituzione di sviluppi speciali per concetti da suddivisione standard», è appoggiata la «tendenza generale a una sua più ampia sfaccettatura», è cresciuta l'attenzione al politically correct (ad esempio, nel caso delle persone affette da menomazioni vi è l'aderenza al principio «prima la persona, poi la menomazione»; la formulazione «persone con menomazioni fisiche» sostituisce «minorati fisici» a 305.908 16, più esattamente a T1-087 «persone con menomazioni e malattie» e a T7-081 6 «persone con menomazioni fisiche». L'Indice, però, riporta ugualmente, ma per ragioni di indicizzazione, i lemmi «minorati fisici 305.908 16» e «persone con menomazioni fisiche», «minorati mentali» e «persone con menomazioni mentali 305.908 26»), vi è attenzione alla «internazionalizzazione», cioè alla varietà delle culture diverse da quelle occidentali, con la conseguenza di ridurre la tendenza «a favorire gli Stati Uniti e il cristianesimo», vi sono cambiamenti nella base di dati, dove «ogni record classificatorio contiene informazioni supplementari» e ha «termini indicali in linguaggio naturale e termini indicali da altri tesauri», assenti dall'edizione cartacea, inclusi nell'indice dell'edizione elettronica, Dewey for Windows. I microcambiamenti rispetto a DDC 20 sono innumerevoli: molti numeri sono stati soppressi, diverse note (ora sono di 23 tipi) sono state ribattezzate; tutto ciò ha comportato gran lavoro per i curatori italiani che pure hanno potuto avvalersi dell'esperienza dell'edizione italiana precedente per l'impianto generale.
Quali le novità dell'edizione italiana? Non presenta più alcuna riduzione o omissione, ovvero elenca le circa tremila contee degli USA, le aree geografiche dell'Africa meridionale, dell'Australia, ecc., che DDC 20 aveva eliminato (cfr. DDC 20, p. xii). DDC 21 italiana è aggiornata al 31 dicembre 1999; ha accolto le varie modifiche introdotte dal 1996 (anno di uscita dell'edizione originale) tramite «DC» e soprattutto tramite l'edizione elettronica, diffusa mensilmente. Ciò le consente di presentare l'importantissimo e recentissimo aggiornamento della Letteratura, cioè la possibilità che le letterature «parenti» usino la stessa tavola dei periodi della letteratura «madre», come nel caso della letteratura sudamericana in spagnolo, possibile in precedenza solo in alcuni casi. I curatori hanno proseguito la politica di adattamento della Dewey alla cultura italiana. Le espansioni sono le stesse dell'edizione 20, la più usata delle quali riguarda l'Italia, sotto T2-45, ripresentata con lievi correzioni. Una domanda: l'espansione relativa ai comuni dell'Italia sarà adottata dalla «Bibliografia nazionale italiana», ora che la sua redazione è curatrice di DDC 21? La notazione 364.106 presenta la nota «classificare qui la mafia», come l'edizione statunitense, mentre DDC 20 mostra «classificare qui la mafia, la camorra, la 'ndrangheta». DDC 21 italiana aggiunge la nota «classificare la camorra in 364.106094572; classificare la 'ndrangheta in 364.106094578». In effetti la mafia ha una diffusione internazionale, benché tragga origine da un'area ben precisa dell'Italia, mentre le altre mafie sono "specie" circoscritte territorialmente; -4572 corrisponde, infatti, a «Regione della Campania» e -4578 a «Regione della Calabria». DDC 20 e 21 omettono la pugliese sacra corona unita. DDC 21 aggiunge sotto 615.321 Farmacognosia; la nota «include i fiori di Bach» sulla scorta della "garanzia bibliografica" della BNI, che ha descritto numerosi libri sulla cura con questi fiori; desta stupore che la nota non compaia nell'edizione originale.
Un discorso interessante è proprio l'analisi della retroazione delle traduzioni nazionali sull'edizione originale. Mentre credo sia inopportuno che tutte le espansioni delle edizioni vernacole confluiscano nell'edizione originale, certi assestamenti, certe precisazioni dovute a una maggiore esperienza sui temi che concernono la singola nazione dovrebbero al contrario essere accolte. Prendiamo in esame le suddivisioni temporali di 945: DDC 20 italiana a 945.04 fa corrispondere l'equivalente verbale «Periodo comunale, 1122-1334» mentre DDC 21 statunitense mantiene l'intestazione «1122-1300». L'edizione americana a 945.084 non menziona la nota «Classificare qui le opere d'insieme sull'Italia unita» dell'edizione italiana. L'edizione americana, alla suddivisione -45 della Tavola 2, ignora direi giustamente le espansioni di T2 -45, ma ingiustamente le nuove province di Verbania, Lecco, ecc. L'edizione originale dovrebbe fare tesoro dell'apporto dei curatori o, più esattamente, dei collaboratori nazionali.
Cosa dire sulla terminologia dell'edizione italiana? I problemi che hanno affrontato e dovuto risolvere i curatori italiani sono gli stessi che si sono posti ai colleghi francesi, descritti in Dewey decimal Classification: francophone perspectives (OCLC, 1999). L'attenzione al linguaggio da parte del gruppo della BNI e di Crocetti è ammirevole e pienamente condivisa: «chiarezza, brevità buon uso linguistico» (p. xii). Gli editori confermano i termini introdotti da DDC 20 italiana. Ricordiamo che molte espressioni del linguaggio catalografico attuale sono state coniate proprio da Crocetti per la traduzione di varie ISBD, di AACR2 e di Dewey, e sono così entrate nel patrimonio genetico dei bibliotecari di lingua italiana da sembrare presenti da sempre. DDC 21 introduce un termine nuovo, sfaccettatura, traduzione di faceting, già usato nel 2 di «Bollettino Dewey», p. 3. Al concetto di faceting corrisponde l'idea dell'articolazione strutturale e formale di un sistema di classificazione. Stefano Tartaglia in Ordine di citazione e principio di faccettazione nella Classificazione decimale Dewey (Udine: Forum, 1998), una discussione originale interamente dedicata al tema, aveva coniato faccettazione. L'IFLA sta approntando un dizionario multilingue per termini catalografici, di cui si avverte la necessità per quelle aree culturali assenti dal processo compartecipativo decisionale, come quella italiana, ricettive di letteratura biblioteconomica prodotta prevalentemente in lingua inglese e obbligate pertanto ad adattare o a coniare termini che esprimano appropriatamente il concetto. L'assenza di un vocabolario controllato ha per conseguenza formulazioni dissimili per lo stesso termine, basti citare, in italiano, l'alternanza fra «indicazione di responsabilità» e «formulazione di responsabilità», la prima espressione compare nella traduzione d'esordio AIB di ISBD(M) del 1976 e ricompare nelle traduzioni ICCU di ISBD(G) del 1999 e di ISBD(ER) del 2000, la seconda in altre ISBD e in AACR2.
DDC 21 italiana è la seconda edizione vernacola finora stampata dopo l'edizione francese del 1998 e rientra autorevolmente nel programma di traduzione e di adattamento nazionale della Dewey che prevede edizioni in arabo, cinese, greco, ebraico, coreano, islandese, norvegese, russo e spagnolo, forse anche in tedesco e vietnamita. È uno strumento di lavoro di cui essere fieri in ambito internazionale.
Mauro Guerrini
Università di Roma "La Sapienza", Scuola speciale per archivisti e bibliotecari