International Federation of Library Associations and Institutions.  Requisiti funzionali per record bibliografici: rapporto conclusivo, edizione italiana a cura dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche.  Roma: ICCU, 2000.  142 p.  ISBN 88-7107-097-6.  L. 25.000.

Lo studio di un modello che tramite un'analisi approfondita del record bibliografico «definisse chiaramente le entità di interesse per gli utenti, gli attributi di ciascuna entità e i tipi di relazioni che operano tra entità» è stato affrontato dall'IFLA con l'elaborazione di Functional requirements for bibliographic records (München: Saur, 1998). Il modello di analisi elaborato dall'IFLA Study Group for Functional Requirements for Bibliographic Records, presieduto da Olivia Madison, rappresenta un momento nodale nella elaborazione teorica e avrà certamente ripercussioni sulla pratica catalografica internazionale. L'originale in lingua inglese, a suo tempo presentato da Mauro Guerrini sul «Bollettino AIB» (vol. 38 (1998), n. 4, p. 485-492), è stato tradotto in italiano e pubblicato dall'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. La direzione scientifica dell'edizione italiana è di Isa De Pinedo e Cristina Magliano, la redazione di Daniela Gigli.

Si tratta, indubbiamente, di un contributo importantissimo allo studio e alla elaborazione teorica e contribuisce ad avvicinare il nostro paese alla comunità internazionale. Di ciò si deve rendere merito all'ICCU, in particolare per la tempestività con cui si è provveduto alla traduzione.

L'edizione italiana, purtroppo, così come, a suo tempo, la traduzione di GARE: guidelines for authority and reference entries, presenta difetti che rischiano di compromettere la validità dello sforzo compiuto dall'ICCU. La traduzione, pedissequamente letterale, è un primo ostacolo alla comprensione del modello. In più parti il testo italiano ricalca la struttura sintattica tipica della frase inglese e presenta vere e proprie imprecisioni nella traduzione dei termini. Periodi come «Sebbene lo studio non sia stato concepito per essere utilizzato direttamente nel disegno [for the design] di basi di dati bibliografiche, la tecnica è stata scelta come base per la metodologia, poiché fornisce un approccio strutturato all'analisi dei dati che facilita i processi di definizione e di individuazione stabiliti nelle specifiche [???] per lo studio medesimo» (p. 18) potevano essere articolati con maggiore chiarezza. La traduzione del termine inglese design con l'italiano disegno anziché progetto poteva essere evitata anche alla luce delle variazioni terminologiche utilizzate nella stessa pagina dall'originale charted per la schematizzazione grafica e depicted per la rappresentazione del modello. Inoltre la traduzione italiana abusa di inglesismi, sono frequenti incipit quali: «il definire, il mettere in relazione ecc. ...» per tradurre l'inglese defining, relating. Il gerundio italiano ("definendo", "relazionando"), forse, avrebbe reso con più efficacia il senso del testo originale. Ancora altri difetti di traduzione: «Una parte integrante di un documento è quella che è normalmente considerata essere inseparabile fisicamente dal documento» (p. 86) oppure «L'indicazione può anche indicare» (p. 49), «Nel nominare l'opera di Omero e nel definire la relazione tra questa e l'opera critica, siamo in grado di indicare che l'argomento dell'opera critica è di fatto l'astrazione che noi conosciamo come Iliade e non una specifica espressione di quell'opera» (p. 27). Le frasi riportate, lette nel contesto del paragrafo di appartenenza, risultano meno incomprensibili di quanto può sembrare da queste citazioni; rimane comunque evidente l'artificiosità dello stile e della sintassi. Una traduzione maggiormente elaborata, è ovvio, avrebbe favorito la scorrevolezza e la comprensione di FRBR.

Al di là delle pecche di stile e di forma presenti nella traduzione, ciò che risulta particolarmente spiacevole nel lavoro dell'ICCU sono gli errori presenti nelle figure numerate da 3.1 a 3.3 (p. 22-24), in cui vengono schematizzate le relazioni principali che esistono tra le Entità analizzate dal modello: Opera, Espressione, Manifestazione, Documento, Persona, Ente, Concetto, Oggetto, Evento, Luogo. FRBR identifica nell'Entità gli elementi oggetto della ricerca dell'utente, nei loro attributi gli elementi attraverso cui si attua la ricerca e nelle relazioni la struttura sindetica interna al modello. La struttura di relazioni è pertanto fondamentale per la comprensione dell'intero modello. Non a caso la schematizzazione delle relazioni è anticipata al cap. 3 dello studio, anche se le relazioni sono studiate nel dettaglio al capitolo 5. Nella figura 3.1 sono schematizzate le relazioni logiche che intercorrono tra: l'opera entità astratta, creazione intellettuale e artistica, l'espressione, realizzazione di un'opera, la manifestazione, materializzazione fisica di un'espressione, il documento, il singolo esemplare di una manifestazione. L'opera si realizza in una o più espressioni, l'espressione si materializza in una o più manifestazioni, la manifestazione è rappresentata da un documento; nella figura 3.2 vengono rappresentate le relazioni intercorrenti tra Entità (Opera, Espressione, Manifestazione, Documento e Responsabilità (Persona, Ente) e nella figura 3.3 le relazioni tra Entità (Opera, Espressione, Manifestazione, Documento) e Soggetto. Nell'originale inglese le Entità sono rappresentate da riquadri e le relazioni sono indicate da una linea alle cui estremità una freccia indica la reciprocità della relazione (un'Opera è realizzata da più Espressioni e più Espressioni realizzano una e una sola Opera), una doppia freccia simboleggia la relazione univoca tra una entità ed entità molteplici (l'Opera si realizza in una o più Espressioni), nella traduzione italiana, sebbene nei paragrafi preliminari alle figure si faccia riferimento alla corretta simbologia di FRBR, scompaiono le doppie frecce e, come se non bastasse, alla figura 3.1, la linea che unisce manifestazione a documento parte dalla metà della linea che unisce espressione a manifestazione anziché dal riquadro di manifestazione. Tali imprecisioni sono un ostacolo, o quanto meno un elemento fuorviante, per la comprensione della struttura relazionale intercorrente tra le entità primarie e quindi di tutto lo studio.

La tabella 5.4, che schematizza le relazioni tra Espressioni di Opere diverse, risulta errata nei titoli delle colonne 2 e 3; la traduzione italiana, infatti, riporta rispettivamente Opera di riferimento e Opera autonoma, invece di Espressione di riferimento ed Espressione autonoma. Le tabelle numerate da 6.1 a 6.4 dove vengono schematizzati i valori degli attributi sulla base delle funzioni utente (Trovare, Identificare, Selezionare, Ottenere) non riportano il simbolo, un quadratino, che nell'originale inglese indica il valore medio di un attributo per lo svolgimento di una Funzione utente. Non si capisce, inoltre, perché l'indice della traduzione italiana riporti per ciascuna voce i numeri di paragrafo e non quelli di pagina come l'originale inglese. Forse la premura di pubblicare rapidamente la traduzione italiana di FRBR ha influito notevolmente sul lavoro dei traduttori. Due anni (1998-2000) per tradurre 136 pagine dall'inglese tecnico di FRBR non sono stati sufficienti, forse la direzione scientifica avrebbe potuto dedicare più tempo a una attenta revisione del testo così che la traduzione italiana risultasse adeguata al valore di Functional requirements for bibliographic records.

Carlo Ghilli
Biblioteca comunale, Vicopisano (PI)