Uno spettro si aggira nelle biblioteche: la disintermediazione. L'acuto e preciso saggio di Carla Basili (Verso la società dell'informazione) la definisce chiaramente come «la capacità dell'utente di soddisfare autonomamente le proprie esigenze informative, senza ricorrere alla mediazione del professionista dell'informazione». Tutti i bibliotecari alle prese con OPAC e banche dati si sono chiesti almeno una volta negli ultimi anni se gli utenti collegati a Internet sarebbero arrivati al punto di trovare da soli le informazioni desiderate sminuendo il loro ruolo a quello di meri custodi dei documenti tradizionali a stampa.
In questo volume, che raccoglie gli atti dell'omonimo convegno svoltosi a Milano il 12 e 13 marzo 1998 e organizzato dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano e da «Biblioteche oggi», voci eminenti propongono la loro lettura del cambiamento della professione bibliotecaria durante (e sottolineo durante) il passaggio all'era digitale.
Una prima serie di contributi vaglia i diversi aspetti del problema: dall'impatto dei nuovi strumenti tecnologici sul normale lavoro bibliotecario, che per Luigi Crocetti (Bibliothecarius technologicus) si connota più dal punto di vista quantitativo che qualitativo, alla necessità di conoscenze biblioteconomiche per rendere fruibile all'utenza la straripante informazione disseminata nella rete, come ben argomentato da Riccardo Ridi (Dal canone alla rete: il ruolo del bibliotecario nell'organizzazione del sapere digitale).
La seconda parte del volume si interroga, alla luce delle nuove incombenze imposte alla professione dal veloce cambiamento, sui percorsi formativi più idonei a preparare i bibliotecari che dovranno saper localizzare una monografia non posseduta o recuperare una risorsa multimediale dalla rete o un articolo da una base dati a testo completo su CD. L'ampio intervento di Ornella Foglieni (Per una definizione dei profili professionali e dei curricula formativi dei bibliotecari in Lombardia), che cura anche l'intera pubblicazione, circoscrive geograficamente l'interesse dei contributi successivi dedicati ai diversi tipi di professionalità.
Tirando le somme di questi interventi ricchi di suggestioni raramente banali e affondi nella concretezza, i bibliotecari possono, da un lato, rassicurarsi perché la loro figura professionale non pare destinata all'estinzione, ma dall'altro devono attrezzarsi a rispondere a nuove domande, a nuove esigenze, ad applicare il loro sapere a nuove fonti e modalità di comunicazione. Per i più ottimisti il bibliotecario sarà indispensabile e il suo ruolo verrà valorizzato. Ma dalla lettura dei contributi di relatori che operano in altre realtà (in particolare Michael Malinconico, Biblioteche virtuali, bibliotecari reali, e Steffen Rückl, Il bibliotecario nella società dell'informazione) appare evidente come, nei paesi in cui Internet ha già preso piede in modo capillare, la professione bibliotecaria sia già evoluta: manterremo e valorizzeremo il nostro ruolo in proporzione alla nostra capacità di aggiornarci ai nuovi strumenti e alle nuove esigenze della nostra utenza.
Marco Bazzoli
Biblioteca di Ingegneria, Università di Brescia