Creating the agile library: a management guide for librarians, edited by Lorraine J. Haricombe and T.J. Lusher.  Westport (Conn.): Greenwood Press, 1998.  XV, 122 p.  (The Greenwood library management collection).  ISBN 0-313-30323-1.  £ 39.95.

Le biblioteche vivono un'epoca di continuo cambiamento o, forse è il caso di dire, subiscono, visto che spesso la reazione è di disagio, se non di avversione, come se esso ne mettesse a repentaglio l'identità o addirittura l'esistenza. È dalla constatazione di questo stato di cose che muove Creating the agile library, sostenendo che in uno scenario dove la sola costante è il continuo cambiamento è necessario che le biblioteche acquisiscano una nuova mentalità e adottino un nuovo modello gestionale, giungendo a dare vita alla cosiddetta agile library.

Come spiega F. Heath nel saggio introduttivo, è agli inizi degli anni Novanta che nella teoria del management si diffonde il concetto di agility che, sintetizzando, consiste nell'avere un atteggiamento positivo nei confronti del cambiamento, non più visto come una minaccia ma come uno stimolo e un'opportunità per migliorare il servizio. È necessario che il manager (bibliotecario o meno) sia provvisto di competenza tecnica e flessibilità mentale tali da consentirgli di cogliere, o meglio ancora anticipare, le trasformazioni del proprio settore di competenza in modo da poter riplasmare la propria organizzazione, pena l'esclusione o la marginalità dal mercato.

Il contributo di R.R. Martin concerne la gestione del personale, o meglio il ruolo che il manager deve avere nel motivare il personale in uno scenario di cambiamenti che porteranno come conseguenza a maggiori responsabilità per i dipendenti così come a variazioni delle loro mansioni e dell'organizzazione del lavoro, eventi potenzialmente portatori di malcontento e frustrazione.

I tre saggi centrali sono dedicati ad aspetti tecnologici del cambiamento. T.J. Lusher caldeggia l'adozione da parte di ogni biblioteca di grosse dimensioni di una topological technological map, ovvero di una cartina formata da fogli trasparenti sovrapponibili sui quali siano indicate in forma essenziale ma completa le caratteristiche tecniche degli impianti informatici: dalla posizione delle prese di corrente alla potenza dei singoli computer. L'utilità di una mappa di questo genere consisterà nella possibilità di evitare di acquisire tecnologie incompatibili con le installazioni esistenti.

C.D. Foster e S.J. Bell lanciano invece una previsione e cioè che il maggiore cambiamento tecnologico si avrà nella diffusione delle tecnologie wireless (che vengono rapidamente esposte) che finiranno per rimpiazzare le attuali tecnologie via cavo.

T.A. Peters riprende invece il concetto di biblioteca virtuale nella sua accezione più radicale definendolo come «parte del cyberspazio dove la maggior parte dei servizi è presentata in un ambiente computerizzato, in rete, e spesso in forma ipertestuale». Peters avanza il dubbio che, contrariamente alla concezione comune che vede la virtualità come il surrogato di un'esperienza nella realtà più ricca, la biblioteca virtuale potrebbe rivelarsi migliore di quella reale, consentendo all'utente una serie di vantaggi, dalla possibilità di accesso da casa propria al prelevamento di dati integrabili nei propri documenti di lavoro.

Il cambiamento osservato da L.J. Haricombe riguarda invece la tipologia di utenza delle biblioteche accademiche, dove il decremento demografico (legato all'esaurirsi delle generazioni del baby boom) e quindi il conseguente calo di studenti tra i 18 e 24 anni è stato in parte compensato dal ritorno sui banchi di individui in età matura. Si tratta spesso di professionisti che tornano a scuola per conseguire una seconda laurea o per aggiornarsi. Questi nuovi allievi hanno però esigenze diverse da quelle degli studenti abituali, avendo in genere meno tempo a disposizione per seguire i corsi e scarsa familiarità con le nuove tecnologie; di conseguenza è necessario che le biblioteche modifichino il loro modo di agire tenendo in considerazione queste nuovo tipo di utenza.

L'ultimo contributo di D.E. Weingard dedicato al marketing della biblioteca non ci sembra presentare motivi di particolare originalità, ma è comunque un buon riassunto degli aspetti essenziali dell'argomento.

Questo libro, grazie anche al buon livello dei singoli saggi, offre più di uno spunto interessante, anche se l'ambito di studio è quello delle biblioteche accademiche statunitensi e non molte biblioteche in Italia potrebbero riconoscersi negli esempi esposti. Ma pensiamo che una cosa sia innegabile: che anche in una realtà diversa come la nostra il cambiamento sia divenuto una costante e che sviluppare una mentalità e di conseguenza un'organizzazione in grado di tenerne il passo o addirittura di anticiparlo sia ormai divenuta un'esigenza irrinunciabile.

Giorgio Nesossi
Biblioteca comunale, Torre de' Roveri (BG)