Nel settembre del 1998 si è tenuto alla British Library un convegno sul document delivery e il nostro volume ne riporta gli atti. Oltre alle relazioni presentate al convegno, troviamo la sintesi delle discussioni tenute a conclusione delle due giornate, dove si cerca di puntualizzare i temi emersi negli interventi.
Il primo è quello di Alan MacDougall, che presenta il document delivery come un gioco in cui esistono diversi personaggi: l'utente finale, il bibliotecario e il fornitore. L'efficienza del servizio può derivare solo da una reale collaborazione tra le parti.
Questa idea è ben presente anche in altri autori. Malcolm Smith, però, teme che gli editori assumeranno un ruolo sempre più forte, tanto da poter superare la mediazione delle biblioteche e arrivare direttamente all'utente finale con i loro prodotti, anche se questo non si è ancora realizzato. E a conferma di ciò Terry Morrow, pur riconoscendo gli sforzi che gli editori stanno facendo per arrivare direttamente agli utenti, sottolinea come questi continuano a richiedere l'assistenza dei bibliotecari. Eppure bisogna riconoscere che sono stati fatti grossi passi in avanti, tanto che esistono basi di dati che consentono di passare direttamente dalla citazione bibliografica all'articolo a testo completo, come quelle della SilverPlatter (Jenny Walker). Tutto ciò consente un'evoluzione dal just-in-case al just-in-time, al just-when-you-like (Anne Morris ed Eric Davies): la biblioteca non ha più bisogno di possedere tutti i periodici, soprattutto quelli meno utilizzati, perché sarà possibile acquistare al posto dell'abbonamento solo l'accesso all'articolo che interessa. Questo consentirà notevoli risparmi alle biblioteche, nella cui gestione ci sono diversi aspetti da considerare: lo sviluppo delle collezioni, il budget, gli utenti finali (Terry Hanson). E proprio per garantire un servizio migliore in un'ottica di risparmio, visto che i fondi a disposizione sono sempre meno, mentre i prezzi delle riviste (soprattutto quelle scientifiche) aumentano vertiginosamente, sono venuti alla luce numerosi progetti di cooperazione tra biblioteche: FIDDO, a cui partecipano alcune biblioteche universitarie inglesi (Neil Jacobs e Anne Morris); LAMDA (Andrew Wells e Howard Amos, Stephen Prowse) ed EDDIS (David Larbey), sempre in Gran Bretagna; DocUTrans in Olanda (Reinder Jan Zwart); LIDDA in Australia (Andrew Wells e Howard Amos); NAILDD negli Stati Uniti (Mary E. Jackson).
Louise Edwards e Heather Woodfield parlano degli studi BIODOC e MANDOC e suggeriscono di incrementare il servizio di document delivery riducendo così le spese per l'acquisto degli abbonamenti.
Un servizio bibliotecario deve poter essere valutato e misurato: gli strumenti per fare ciò ci vengono presentati da Joan Stein, che descrive le tecniche per misurare la soddisfazione degli utenti e offre come esempio SERVQUAL, utilizzato all'inizio degli anni Novanta per misurare il servizio di ILL nelle biblioteche pubbliche canadesi.
Legata al document delivery emerge anche la questione del copyright. Di questa ci parla Mark Wing, che illustra la situazione in Gran Bretagna e fa alcune interessanti considerazioni sul WIPO Copyright Treaty e sulle direttive della Comunità europea, che vengono riprese dal successivo intervento di Graham Cornish in riferimento, in particolare, alla situazione delle pagine Web che attraverso i links consentono di passare da un sito all'altro senza controlli.