Il catalogo della Biblioteca dell'Università popolare di Firenze, in due volumi, è senza dubbio il primo rilevante apporto che il Servizio Biblioteche del Comune di Firenze offre, sul piano scientifico e documentario, al sistema bibliotecario regionale e nazionale. Bisogna, inoltre, considerare gli innumerevoli sforzi del curatore, Nicola Labanca, che con tenacia e professionalità ha riscoperto nella Biblioteca comunale "Palagio di Parte guelfa" di Firenze il fondo dell'ex Biblioteca dell'Università popolare (in acronimo, BUP).
Piccole biblioteche, quelle "popolari", che ai primi del Novecento costituirono, di fatto, la prima grande rete nazionale di pubblica lettura, finalizzata a fornire un'educazione alla lettura tra le classi meno agiate. Il catalogo della BUP, oltre a essere un utile servizio di informazione sulla consistenza e il tipo di materiale bibliografico, mette anche in evidenza come la produzione libraria di fine Ottocento e inizio Novecento sia sempre più un fenomeno di massa e non di élite. Basta scorrere gli innumerevoli titoli del catalogo (per l'esattezza 14.687) per rendersi subito conto di come la maggior parte di essi sia costituita da edizioni economiche, libri scolastici, manuali propedeutici ai mestieri e alle professioni, testi di narrativa, saggi politici, letterari, filosofici, teatrali, ecc.
Come giustamente afferma Marino Berengo nella prefazione al catalogo, «Le curiosità e gli interrogativi, di questo o di altro tipo, si potrebbero moltiplicare, ma quello che più conta è identificare la disponibilità libraria che si è selezionata e offerta ai lettori fiorentini tra il 1900 e la Liberazione». Non mancano i classici più amati, e molti di questi romanzi appartengono al genere cosiddetto "romantico", che gli editori più importanti curarono dalla metà dell'Ottocento, destinandolo soprattutto a un pubblico femminile, che allora rappresentava la grande maggioranza dei lettori, come anche le copiose raccolte, spesso in edizioni d'epoca in lingua originale, dei più famosi autori feuilleton francesi dell'Ottocento.
All'inizio del volume molti e di prim'ordine sono i contributi di studiosi che hanno esaminato, da vari punti di vista, il complesso fiorentino, e numerosi sono quelli che si propongono di dare una fisionomia non generica alla biblioteca e alla connessa attività culturale, fra questi gli autorevoli contributi di Luigi Crocetti e Stefano Mecatti; invece interessante e appassionante è il lavoro di Nicola Labanca, il quale traccia le sorti e il processo di recupero del fondo dei numerosi volumi della BUP. «Anche se nascoste sotto le dimesse vesti dell'operazione amministrativo-bibliotecaria di recupero di un vecchio fondo dimenticato in polverosi scatoloni, - osserva Labanca - proprio da tali considerazioni generali aveva preso le mosse, ormai qualche anno fa, il riordino della Biblioteca dell'Università popolare».
Moltissime appaiono le difficoltà che il curatore e i collaboratori del catalogo hanno affrontato nel loro lavoro di riordino del fondo della BUP: la lunga vita dell'ente emanante; le condizioni materiali del fondo, quale esso si presentava prima dell'avvio del progetto di riordino. «Infatti, - come afferma lo stesso Labanca - l'importanza e il ruolo dell'Università popolare e della sua biblioteca sembravano cancellati dalla memoria pubblica; ogni rapporto con i superstiti dell'ente originario era stato perso da parte dell'ente oggi detentore; ogni più elementare strumento di corredo (inventario di ingresso dei libri, catalogo a schede, registri dei prestiti e dei soci, archivio dell'ente) era stato nel frattempo irresponsabilmente smarrito; infine, lo stesso fondo librario si presentava assai confusamente conservato (in pratica un ammasso di polverosi scatoloni di cartone, senza alcuna indicazione del contenuto). Insomma un vero e proprio puzzle da forse 25.000 pezzi (questa la consistenza stimata del fondo)».
L'odierno catalogo, che ora esce per i tipi della Olschki e che aveva già conosciuto alcune edizioni a stampa ma a tiratura limitata e con mezzi molto più modesti, si presenta all'occhio del lettore in una bellissima veste grafica arricchita da copiose illustrazioni di alcune delle più belle opere della BUP. Il lavoro si basa su una descrizione catalografica che tiene conto del dato inventariale originale; ossia una descrizione accurata per ogni volume inventariato, anche se l'opera è in più volumi. Gran parte del lavoro è stata svolta su repertori e cataloghi autorevoli, per quel che riguarda l'intestazione e la descrizione, ciò a causa dei molti frontespizi mutili per il forte consumo. Il recupero fisico, l'inventariazione e la descrizione dei volumi sono avvenuti secondo le ISBD; l'indicizzazione secondo le RICA. Una pecca al catalogo va riscontrata nella mancanza delle intestazioni secondarie e nell'indicizzazione semantica, mentre utili e opportune appaiono la descrizione storico-istituzionale che ricostruisce i diversi fondi che compongono l'intera biblioteca dell'ex Università popolare di Firenze, nonché la descrizione storico-editoriale. Di notevole utilità sono anche gli indici del catalogo: indici degli editori ordinati per cognome, della stratificazione secondo i vari enti e fondi di appartenenza, dei volumi in lingua straniera, e infine, un'utilissima lista di autori con pseudonimi.
Concludendo, preziosa è la banca dati da cui deriva il catalogo a stampa, banca dati a disposizione presso la Biblioteca comunale "Palagio di Parte guelfa" di Firenze, sede odierna del fondo della Università popolare, presso il Servizio Biblioteche del Comune di Firenze, e consultabile anche tramite Internet, sulla rete civica del Comune di Firenze all'indirizzo http://www.comune.firenze.it/comune/biblioteche/bup/buprc000.htm.
Un catalogo prezioso, dunque, di cui si sentiva la mancanza, che riesce a fare il punto, con precise e aggiornate note storico-istituzionali, su una massa di questioni storico-editoriali che consentono al lettore di non isolare le vicende otto-novecentesche della biblioteca dalla storia e dalla vita culturale di cui essa era, e ora ritorna a essere, espressione di una nuova "biblioteca ritrovata".