Il sottotitolo, A toolkit for librarians, e le agili dimensioni del volumetto creano immediatamente nel lettore un'aspettativa precisa, quella di uno strumento di lavoro a uso dei bibliotecari. Tale prospettiva non è improbabile, se si pensa che, ormai da tempo, la biblioteconomia inglese ha abbandonato, soprattutto nel settore del management, le grandi riflessioni teoriche e le affermazioni di principio per dedicarsi a prodotti di più immediata utilizzabilità per le biblioteche. In Italia questa tendenza comincia solo ora a manifestarsi in maniera significativa, con la produzione di Linee guida e Guide all'uso, accolte con entusiasmo dagli operatori di settore.
L'idea che sta a fondamento di questo volumetto è sicuramente apprezzabile, ma il risultato è, a dire la verità, un po' deludente. L'intento dell'autore è quello di riprendere dalla riflessione di ambito aziendale un certo numero di concetti, relativi alla gestione di un sistema informativo, spiegandone sinteticamente contenuti e finalità e proponendone un possibile utilizzo in biblioteca.
Le finalità, dichiarate nell'introduzione al volume, sono principalmente tre: rendere i temi succitati più familiari ai bibliotecari, esplicitare terminologia e significati di ambito specialistico chiarendone l'uso che se ne fa nel contesto economico-aziendale, focalizzare l'attenzione del bibliotecario e del professionista dell'informazione sulle principali risorse bibliografiche esistenti, nella letteratura professionale, su ciascuna delle tematiche trattate.
Gli argomenti affrontati sono: la gestione della catena produttiva, la pianificazione delle risorse d'impresa (ERP, Enterprise resource planning), il marketing relazionale, la gestione delle conoscenze e del capitale intellettuale, l'assemblaggio ed estrazione dei dati, le competenze specifiche, la reingegnerizzazione dei meccanismi organizzativi, le gerarchie di mercato, l'intelligenza competitiva, il TQM (Total quality management) e il benchmarking, la tecnologia dell'informazione e la produttività, la minimizzazione delle risorse non allocate, la tecnologia dell'informazione e la struttura organizzativa, la gestione delle risorse informative, l'analisi informativa a livello d'azienda, il passaggio dalla gestione del sistema informativo ai sistemi a supporto delle decisioni e all'informazione esterna, la tecnologia dell'informazione come vantaggio competitivo, la gestione dell'"arcipelago dei servizi informativi", le fasi dei sistemi informativi, l'analisi delle decisioni e il valore atteso dell'informazione perfetta (EVPI, Expected value of perfect information), la progettazione dei sistemi orientati ai dati.
La caratterizzazione del volume come strumento di lavoro è sottolineata dal fatto che i 21 temi sono presentati in ordine cronologico inverso, a partire da quello che più recentemente si è affacciato al dibattito internazionale per arrivare infine alle tematiche più datate. Per restare alla struttura della pubblicazione, l'autore, partendo dal presupposto che non tutti i temi hanno la stessa importanza, ha contraddistinto ciascuno di essi con un numero variabile di asterischi, da uno per gli argomenti più marginali a tre per quelli di primaria importanza. L'insieme di tali accorgimenti consente al lettore che voglia subito focalizzare l'attenzione sulle questioni essenziali e di maggiore attualità di non avere difficoltà a orientarsi nella lettura.
In definitiva, il punto di forza del volume rappresenta nello stesso tempo la sua principale debolezza. Infatti, il carattere introduttivo e la sinteticità dell'approccio da un lato forniscono al bibliotecario-manager i principali strumenti terminologici per discutere ad armi pari con gli amministratori della sua biblioteca; dall'altro lato, nel tentativo di racchiudere in poche pagine le informazioni essenziali per comprendere ciascun concetto e suggerirne possibili utilizzi in biblioteca si corre il rischio di apparire superficiali. È evidente che l'intento dell'autore non è quello di approfondire le singole tematiche, né quello di garantire l'esaustività della trattazione; d'altra parte, il vantaggio di avere, in un unico volume, tutte le tematiche manageriali di interesse bibliotecario senza dover sfogliare una bibliografia sterminata viene messo in ombra dall'inevitabile insoddisfazione che il lettore avverte al termine di ciascuna esposizione. Il fatto che il taglio delle trattazioni è spesso più storiografico che esplicativo contribuisce a creare un'impressione di carenza a livello di contenuti.
I pericoli di incompletezza fin qui paventati sono in parte tamponati dall'essenziale corredo bibliografico proposto per ciascuna delle tematiche trattate, che risparmia al lettore un lungo lavoro di ricerca e gli consente di focalizzare l'attenzione sui principali articoli o pubblicazioni di effettivo interesse.
La lettura di questo contributo della biblioteconomia di area angloamericana non può non suscitare delle riflessioni sulle differenze di approccio rispetto alla biblioteconomia italiana. Un manualetto con le caratteristiche di quello qui descritto sarebbe ritenuto - forse giustamente - improbabile dai biblioteconomi italiani, abituati a porre al primo posto l'approfondimento dei contenuti e l'esaustività della trattazione. Gli inglesi - che pure hanno prodotto contributi introduttivi fondamentali in tempi in cui in Italia non sarebbero stati neppure lontanamente pensabili - hanno, dal canto loro, una caratteristica che forse "difetta" ad alcuni ambienti accademici italiani: la praticità. L'utilità, o forse meglio l'utilizzabilità, è per loro il primo elemento di valutazione, anche lì dove si corre il rischio di una carenza di approfondimento dei contenuti. È difficile dire quale dei due approcci sia quello vincente; è, invece, sotto gli occhi di tutti che la biblioteconomia italiana - anche grazie ai contributi di alcuni pionieri del settore - è quasi riuscita, in tempi brevi e partendo da una situazione di ritardo, a colmare il divario esistente nella riflessione teorica sulle tematiche del management; ma la realtà delle nostre biblioteche è ancora lontana, in termini di funzionalità, da quella delle biblioteche inglesi. Forse un approccio che sappia fare tesoro delle grandi tradizioni di studio del nostro paese, ma che non dimentichi di avere come primo obiettivo la crescita delle biblioteche, è quanto ci si dovrebbe augurare per il prossimo futuro.