L'autore, responsabile fino al 1993 dei servizi di assistenza agli utenti presso la Manchester Metropolitan University, fornisce con quest'altra opera edita da Gower (dopo Staff management in library and information work, scritto in collaborazione con Noragh Jones e giunto nel 1995 alla terza edizione) un quadro dei principali cambiamenti intervenuti nell'organizzazione delle università inglesi e delle conseguenti ripercussioni determinatesi sull'organizzazione dei suoi servizi bibliotecari.
Alcune, diciamo subito, non proprio confortanti: il Follett Report di qualche anno fa (Joint Funding Councils' Libraries Review Group: Report 1993) registra infatti un decremento degli investimenti a favore delle biblioteche universitarie - che in passato già raramente avevano beneficiato della quota minima di investimento del 6% raccomandata dal precedente Parry Report (University Grants Committee, Report of the committee on libraries, London, 1967) - e un triplicarsi, nel periodo che va dal 1980 al 1992, del costo dei periodici (Blackwell's periodicals price index) complicato da un meno brusco ma comunque costante innalzamento del numero degli studenti (130% in più in 23 anni); le altre modifiche intervenute concernono per lo più la composizione della popolazione universitaria (aumento degli studenti part-time e di quelli con età più avanzata), il sistema di organizzazione dei corsi (elaborazione di moduli didattici più corti, più ripetuti, effettuati in contemporanea, veicolati dall'information technology), le abitudini di acquisto dei libri di testo da parte degli studenti, sensibilmente contrattesi negli ultimi anni non solo per l'aumento del prezzo delle opere ma anche per i cambiamenti stessi del sistema di apprendimento.
Fedele al metodo di indagine anglosassone incentrato sull'esame minuzioso e pragmatico dell'utente e dei suoi bisogni - «never take your eyes off the user» ammonisce nell'introduzione - Jordan passa pazientemente in rassegna le varie tipologie di frequentatori della biblioteca universitaria (overseas students, mature students, part-time students, distance learners, ecc.) passando poi a esaminarne alcuni problemi comuni (ad esempio la library anxiety: il senso di soggezione che incute la biblioteca) e quindi le specifiche necessità per risolvere le quali propone schemi di intervento mirato che contemplano la fornitura di servizi telefonici gratuiti agli studenti "a distanza", l'istituzione di corsi di addestramento serali o fine-settimanali agli studenti part-time, iniziative di accoglienza e di avviamento all'utilizzazione dei servizi agli studenti stranieri, la redazione di dépliants illustrativi dei medesimi indirizzati alle differenti fasce di utilizzatori (inclusi ricercatori e docenti, categorie dalle quali auspica una maggiore collaborazione con i bibliotecari).
L'indagine dell'organizzazione libraria accademica spazia poi dall'esame delle caratteristiche-cardine di una biblioteca modernamente self-explanatory - che colloquia cioè con il pubblico dei suoi utenti attuali e potenziali attingendo alla tecnica delle strategie promozionali, a un uso sapiente della segnaletica e della coordinazione visuale e spaziale, facendo continuamente ricorso a strumenti di feedback - a iniziative più impegnative come la condivisione consorziata degli acquisti, delle risorse e delle spese per l'addestramento del personale, il monitoraggio delle raccolte elettroniche e delle relative strategie di acquisizione (nel 1997 già 1300 riviste inglesi erano disponibili in linea e più del triplo si apprestavano a esserlo nel biennio successivo), l'allestimento di servizi sottoposti a controlli di qualità e a risorse e procedure differenziate in base alla tipologia degli studi e delle relative raccolte, raggruppate per omogeneità di problematiche e di trattamento nelle sezioni art and design, humanities, social sciences, science and technology.
Ciascun argomento viene affrontato con il linguaggio piano e scorrevole del manuale e rinvia, per gli opportuni approfondimenti, alla bibliografia segnaletica al termine dei capitoli, che include fonti di taglio sociologico, indagini e statistiche, delineando così un quadro aggiornato e vitale della realtà universitaria inglese, peraltro anch'essa, a quanto pare, non esente da difetti, se c'è chi constata - Margo Crist, «Journal of library administration», 20 (1994), n. 2, ed è una delle non poche critiche che ci apparentano - che l'organizzazione delle biblioteche riflette spesso strutture dell'Ottocento.
E il futuro, ci ricorda l'autore nelle ultime pagine, ci è già addosso: «the future has already begun. Academic librarians must fight for their own futures or they will be left in the past».