Il volume n. 87 della collana «IFLA publications» è dedicato alle biblioteche parlamentari dell'Europa centrale e orientale, più precisamente dell'Europa dell'ex blocco comunista, dall'Albania all'Ucraina. Vi sono rappresentati i paesi dell'ex Unione Sovietica e i suoi satelliti, dalla Bulgaria alla Romania, alle Repubbliche Ceca e Slovacca; soltanto Croazia e Slovenia sono presenti per l'ex Jugoslavia.
Già questo è il primo, forte motivo di interesse di un volume che è il frutto di una ricerca svolta dalla Section on Library and Research Services for Parliaments, di cui il curatore, William H. Robinson, del Congressional Research Service della Library of Congress, è stato presidente fino al 1997; la successiva (fino all'agosto 1999) chairman Jennifer Tanfield, bibliotecaria della House of Commons, firma la prefazione, ricordando l'immagine di Boris Yeltsin sul carro armato, nell'agosto 1991, mentre a Mosca si svolgeva il 58° Congresso IFLA e falliva il colpo di Stato militare che aveva portato alla cattura di Gorbaciov.
La prima idea di questa ricerca e il conseguente impegno per la pubblicazione si ebbero al 61° Congresso IFLA, a Istanbul, nel 1995, e l'aggiornamento è a tutto il 1997, ma per alcuni Stati al giugno 1998.
Forte motivo di interesse politico, dunque, perché le assemblee parlamentari di cui si parla sono gli organi fondamentali delle nuove democrazie affermatesi nei paesi postcomunisti ed è quindi interessantissimo indagare il ruolo delle biblioteche parlamentari in quei luoghi e in questi anni, in paesi dove sono cambiate fortemente e spesso traumaticamente la forma di governo e la forma di Stato, dove si sono prevalentemente formati da uno Stato centralizzato e autoritario due o più diverse repubbliche democratiche. È peraltro interessantissimo indagare sul ruolo dei servizi bibliotecari e di ricerca per Parlamenti soltanto oggi sovrani, di Stati dove fino al 1989 il Governo e, dietro e sopra di esso, il Partito detenevano il potere politico e controllavano le fonti di informazione e di conoscenza.
Non stupisce, in questa cornice, che Robinson ricordi con enfasi non retorica gli innumerevoli atti di eroismo dei nostri colleghi che, in mezzo a guerre, rivoluzioni, colpi di Stato e violenze di ogni genere, custodiscono e salvano la loro biblioteca, perché essa è da loro considerata non soltanto la ragione di lavoro e di vita personali, ma lo strumento della rinascita democratica del proprio paese. Così la russa Irina Andreeva, che attraversa undici piani in fiamme del Parlamento bombardato da Eltsin nel 1993 per salvare le collezioni e i computer per la nuova Duma; così Zana Bufi e Vjolica Hesenbegasi, che attraversano le strade di Tirana sotto la mira dei cecchini per assicurare al debole nuovo Parlamento i loro servizi di informazione e documentazione.
Ma il libro si segnala anche per il suo valore propriamente biblioteconomico, perché il clima di "stato nascente" delle nuove democrazie, pur con tutte le loro contraddizioni, induce a una riflessione sgombra di condizionamenti, ampia e, oserei dire, organica, sulla funzione della biblioteca parlamentare, sul ruolo dei servizi di informazione e documentazione per il Parlamento, sul rapporto tra conoscenza e libertà degli organi elettivi in quanto strumento di sovranità popolare. Si affrontano temi per noi attualissimi e sui quali l'Occidente non dà ancor oggi risposte univoche e condivise: quale struttura, quale organizzazione dei servizi bibliografici e di informazione e documentazione per il Parlamento? Autonomia, coordinamento o unificazione della biblioteca e dell'organismo di ricerca? Quale modello di istituzione informativa, per quali servizi di informazione? Anche se molte di queste biblioteche appaiono al di sotto di adeguati standard, soprattutto in termini di risorse professionali e finanziarie, e considerando che l'automazione è prevalentemente ai suoi primi, pur decisi e convinti, passi, è interessante riconoscere nelle nuove soluzioni adottate risposte a scelte di fondo che ci coinvolgono, dato che il modello di rapporto tra Congressional Research Service e Library of Congress è quello sicuramente più diffuso nei paesi più sviluppati, ma è anche contraddetto in altre significative e importanti esperienze, Italia compresa.
Il modello CRS, in estrema sintesi, presuppone un organo che fornisce informazione e documentazione al Parlamento, anticipando le esigenze informative attraverso dossier o papers, o rispondendo tempestivamente e puntualmente ai bisogni di conoscenza collegati al lavoro legislativo. Il CRS fornisce il modello della relativa autonomia dalla biblioteca, ha cioè una sua struttura, i suoi specialisti, le sue autonome fonti di informazione, ma si nutre del patrimonio documentario della biblioteca, perché è dentro di essa e ad essa è integrato funzionalmente. Quello italiano, la biblioteca e il servizio ricerche distinti e autonomi, è un altro modello, soggetto ad attuali forti tensioni di riforma. La biblioteca, che è anche centro ricerche e che assume in sé completamente i servizi di reference e di ricerca, bibliografici e di documentazione, è un altro modello possibile, come dimostra il caso dell'Ungheria, dove l'organico della biblioteca è composto da bibliotecari, ma anche da specialisti in storia, diritto, economia e legislazione straniera (il tema è talmente attuale da essere stato al centro dei lavori dello Standing Committee sulle biblioteche parlamentari al recente 65° Congresso IFLA a Bangkok).
I paesi dell'Est europeo conoscono tutti e tre questi modelli: vediamo che a volte rispondono al questionario soggetti diversi, come nel caso della Polonia e della Repubblica Ceca, che hanno istituti distinti per i servizi bibliotecari e per i servizi di ricerca; a volte lo stesso responsabile fornisce il suo resoconto per entrambi gli ambiti; talvolta, ma anche questa non è una novità, la biblioteca nazionale, come in Estonia, ha competenza anche per i servizi di informazione al Parlamento. Da questo punto di vista, come invito alla discussione di indirizzi di politica dell'informazione al Parlamento, è interessantissima l'appendice A: Key questions or issues in developing information and research services for a Parliament, in cui Robinson pone questioni di fondo e dà motivate risposte. Le questioni sono le seguenti: la prima, riferita all'equilibrio tra servizi di ricerca, noi diremmo lottizzati (a ogni partito il suo, in un sistema bipolare compiuto, di tipo anglosassone) o centrali, cioè autonomi e neutri politicamente, ha evidentemente a che fare con la deontologia professionale e con il rapporto tra competenza tecnica e potere politico. Robinson non ha dubbi nel definire più utili ed efficaci i servizi di informazione e documentazione forniti come strumenti di conoscenza necessari alle decisioni politiche, ma da queste non condizionati, come nel caso del CRS, che fornisce servizi al Congresso, non ai democratici o ai repubblicani in modo distinto. La seconda è la questione dell'equilibrio tra informazione per le Commissioni e per i singoli deputati, questione attualissima, ad esempio, per il Parlamento italiano e per la biblioteca della Camera, impegnata oggi nella sperimentazione di un rapporto diretto tra reference librarians e Commissioni permanenti (ogni Commissione ha il suo funzionario di biblioteca dedicato); quindi, sempre avendo considerazione per l'esperienza concreta del CRS, ci sono le questioni attinenti il tipo di informazione fornita, se prima della decisione politica o in risposta al bisogno esplicitamente espresso dal parlamentare, se su formati predefiniti, dossier, infopacks, ecc., o agilmente modulata alle singole esigenze. Le ultime notazioni riguardano le nuove disponibilità tecnologiche: il curatore riferisce delle più recenti attività di informazione e documentazione del CRS, che organizza links ai siti Internet, banche dati, fonti di informazione esterna, ordinandoli in rapporto a temi di interesse parlamentare e che contestualmente mette a disposizione, in linea, per i suoi utenti via Intranet, i dossier, le ricerche, le informazioni elaborate.
Ancora più interessante è il breve saggio Legislatures and information capabilities in emerging democratic nations, in cui i curatori tentano di definire organicamente, in via generale e astratta, quindi come un modello formale di riferimento, i servizi bibliografici e di informazione e documentazione della biblioteca parlamentare. L'onda delle nuove democrazie, la cui origine è datata Lisbona, 25 aprile 1974, con la fine del governo Salazar e che ha il suo climax nell'atto simbolico dell'abbattimento del muro di Berlino nel novembre 1989, ha portato i paesi ex comunisti a sperimentare nuove forme istituzionali e nuovi servizi di documentazione per l'esercizio illuminato e consapevole del potere politico. Quel modello formale individua con precisione e sistematizza, anche se con estrema sintesi, le funzioni e l'identità delle biblioteche parlamentari e i prodotti dei servizi di ricerca per il Parlamento.
Come si vede il volume ci stimola, in conclusione, perché non è un mero resoconto di esperienze a noi lontane e, per il loro fumus di verginità e ingenuità, quasi irrilevanti; non è un'arida elencazione, con il classico questionario e le tradizionali statistiche. De te fabula narratur, e in quelle scelte, in quelle soluzioni, che hanno radice nell'appassionato impegno di bibliotecari che vogliono corrispondere ai bisogni informativi dei propri utenti primari e che, essendo questi parlamentari, si sentono tout court servitori della democrazia, c'è molto che ci riguarda e ci fa discutere, avuto riguardo all'identità e alla missione, nelle nostre democrazie, soprattutto in questa fase epocale di grandi trasformazioni (anche se spesso soltanto enunciate), delle biblioteche del Parlamento. Questo, alla fine, è il motivo di più forte interesse e di opportunità di una pubblicazione che la Sezione biblioteche parlamentari dell'IFLA ha voluto, per salutare l'ingresso dei nuovi membri in questi anni di fine millennio, in cui il mondo si è così profondamente trasformato.