Un'ottica nuova per le ISBD: la piccola rivoluzione delle risorse integrative

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Pino Buizza

Abstract

ISBD è sigla familiare a tutti i bibliotecari, è lo sfondo costellato da una punteggiatura costante su cui si muovono in coreografie rassicuranti titoli e autori, curatori e editori, città e anni ... con incursioni meno consuete di dati tecnici, come le scale di rappresentazione o i requisiti dei computer. Evoca epiche diatribe sul punto, la virgola e il punto e virgola, e l'affrancamento dalla schiavitù del frontespizio, con la scansione logica degli elementi peritestuali che è sottesa allo schema. Oggi le polemiche sono sopite, è subentrato un consenso generale, non tanto perché siano state confutate le critiche (in particolare non è stata sanata la mancanza di riferimento a principi organici), ma perché quel modello descrittivo si è imposto di fatto e ormai è ritmo imprescindibile del catalogo. A più di trent'anni dall'incontro di Copenhagen (1969) gli standard per la descrizione bibliografica emanati dall'IFLA sono adottati dalla totalità delle bibliografie nazionali, e sono la base per le regole di descrizione nei codici nazionali e per la pratica catalografica della maggioranza delle biblioteche nel mondo.

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