Il Manifesto per Internet dell'IFLA
Principi, standard e applicazioni


Il Manifesto per Internet è stato redatto dall'IFLA/FAIFE (Free Access to Information and Freedom of Expression) approvato all'Aja dal Governing Board dell'IFLA il 27 marzo 2002, e proclamato dall'IFLA il 1° maggio 2002; da questa data è disponibile sul sito Web dell'IFLA nelle lingue ufficiali dell'associazione: francese, inglese, russo, spagnolo e tedesco. Inglese <http://www.ifla.org/III/misc/im-e.htm>, francese <http://www.ifla.org/III/misc/im-f.htm>, tedesco <http://www.ifla.org/III/misc/im-g.htm>, russo <http://www.ifla.org/III/misc/im-r.pdf>, spagnolo <http://www.ifla.org/III/misc/im-s.htm>; cfr. la pagina di annuncio <http://www.ifla.org/announce.htm#1>; di recente è stata pubblicata la traduzione in ceco <http://www.nkp.cz/o_knihovnach/konsorcia/skip/Bull02_23.htm#ti>. L'AIB ha tradotto il Manifesto in italiano a cura di Maria Teresa Natale, disponibile all'indirizzo <http://www.aib.it/aib/cen/ifla/manifinternet.htm>; cfr. «AIB notizie.», 14 (2002), n. 8, p. 2.


Il Manifesto per Internet dell'IFLA proclamato il 1° maggio 2002 considera l'accesso a Internet un servizio essenziale per tutte le biblioteche e i servizi d'informazione, indipendentemente dalla loro tipologia e localizzazione geografica, e formula alcuni principi che dovrebbero costituire un punto di riferimento per le strutture documentarie e per la professione bibliotecaria. Il Manifesto si preoccupa di garantire un accesso equo e libero al nuovo spazio documentario, poiché Internet è certamente un nuovo mezzo di comunicazione, ma contemporaneamente, con il Web, anche qualcosa d'altro: un tessuto di documenti e di servizi, molto vicino alla natura delle raccolte cartacee. Un sistema condiviso e diffuso di diritti umani e civili, infatti, dovrebbe consentire a tutti i cittadini dei vari paesi del mondo un accesso «non sottoposto ad alcuna forma di censura ideologica, politica o religiosa, né a barriere economiche» a questo spazio dei saperi dell'uomo.
I principi del Manifesto sono ribaditi nella Dichiarazione di Glasgow, preparata dall'IFLA/FAIFE, approvata dal Governing Board dell'IFLA il 27 marzo 2002 e proclamata dal Council il 19 agosto 2002 alla 68
th General Conference dell'IFLA: le biblioteche, in quanto porte di accesso alla conoscenza, hanno una responsabilità considerevole nella difesa e nella promozione del principio della libertà intellettuale, ossia del diritto fondamentale degli uomini a accedere e a esprimere informazione senza alcuna restrizione; strumento per raggiungere questi obiettivi sono la pratica corrente e i codici deontologici. Le biblioteche offrono, tramite un'ampia disponibilità di materiali, un supporto essenziale allo sviluppo delle culture e della personalità, alla ricerca e all'apprendimento in tutto l'arco della vita: proprio per questo devono opporsi a qualsiasi forma di censura, riflettendo pluralità e diversità sociali.
Le biblioteche sono dunque sollecitate a attrezzarsi per fornire un servizio Internet che viene caratterizzato dal Manifesto come gratuito, rispettoso della privacy personale e soprattutto propositivo di nuovi usi e contenuti nei confronti delle popolazioni servite. Le biblioteche sono invitate a «sostenere il diritto degli utenti di cercare informazioni di loro scelta», ossia le informazioni che preferiscono, a «aiutarli mettendo a loro disposizione le competenze necessarie e ambienti adeguati, dove possano utilizzare liberamente e con fiducia le fonti informative e i servizi prescelti»; sono altresì invitate a «fornire informazioni e risorse che aiutino gli utenti a imparare a utilizzare Internet e l'informazione elettronica in modo efficace ed efficiente. Dovrebbero promuovere attivamente e agevolare un accesso responsabile a informazioni di qualità».
Con l'accesso gratuito, le biblioteche contribuiscono a rimuovere «le barriere che ostacolano i flussi dell'informazione, e specialmente quelle che alimentano la disuguaglianza, la povertà e lo sconforto», concorrono - seppure come granelli di sabbia nel deserto - alla riduzione dell'esclusione, della discriminazione o del divario digitale, e dell'«analfabetismo informativo». I servizi Internet gratuiti attraggono gli have not e nuove categorie di utenti, soggetti sociali che appartengono a nicchie marginali, portatori di nuovi bisogni, che si affacciano in biblioteca e chiedono di entrarvi.
Il Manifesto presenta principi generali, ma nient'affatto "scontati" e già realizzati per le biblioteche italiane e per quelle di moltissime altre parti del mondo; richiede un comportamento nuovo agli operatori della biblioteca amichevole, il comportamento che anticipa e prevede, definito con discutibile neologismo "l'agire proattivo", l'azione che previene una difficoltà o un problema. La biblioteca non si chiude, bensì si organizza per rispondere alle nuove esigenze dei lettori. Essa assume come valore primario del servizio il senso dell'ascolto e del miglioramento dei risultati della comunicazione con il pubblico. I bibliotecari sono chiamati a svolgere un roaming, un controllo discreto tra le postazioni, a rispettare la privacy e, al contempo, a rispondere alle richieste di aiuto, rimuovendo ostacoli tecnici, procedurali e linguistici alle interrogazioni e alle ricerche.
Il Manifesto per Internet si pone in parallelo con altri manifesti, o statuti di principi, emanati dall'IFLA o da altre associazioni, quali l'Unesco. Come alla pubblicazione di alcuni manifesti (ad esempio, del Manifesto Unesco per le biblioteche pubbliche) è seguita la pubblicazione di linee guida (ad esempio, delle Linee guida per le biblioteche pubbliche) è probabile, anzi auspicabile, che al Manifesto per Internet segua l'emanazione delle Linee guida per Internet, che provvedano a delineare una cornice di riferimento precisa e al contempo ampia; gli standard, come sappiamo, interpretano i principi e definiscono obiettivi ancora generali, che devono essere rapportati e adattati alle reali realtà locali. È pertanto compito della biblioteca tradurre i principi e gli standard nel contesto socioculturale in cui opera, stabilendo obiettivi reali da perseguire, enunciati nel piano di sviluppo annuale o pluriennale. Anche in questo caso vi sono principi, standard e applicazioni.

Stefano Gambari e Mauro Guerrini


STEFANO GAMBARI, Istituzione Sistema delle biblioteche centri culturali del Comune di Roma, e-mail s.gambari@bibliotechediroma.it.
MAURO GUERRINI, Università di Firenze, Dipartimento di studi sul Medioevo e il Rinascimento, e-mail m.guerrini@leonet.it.