Ezio Ornato. Apologia dell'apogeo: divagazioni sulla storia del libro nel tardo medioevo. Roma: Viella, 2000. 147 p. (I libri di Viella; 22). ISBN 88-8334-023-X. Euro 23,24.

Il volume si prefigge il compito di focalizzare l'attenzione su un prodotto artigianale, il manoscritto occidentale, nel momento del suo "apogeo", e cioè alla fine del Medioevo, quando, a causa dell'avvento della stampa, iniziò la sua decadenza e la successiva scomparsa. Di fronte all'abbondante sopravvivenza di codici dell'epoca, l'argomento risulta essere solo sommariamente affrontato da studi specifici, riservati piuttosto ad altri momenti storici, spesso di gran lunga meno documentati, forse proprio a causa dello sconforto di fronte ad una massa tale di testimonianze che rende difficili sintesi efficaci oppure perché ritenuto, immotivatamente, meno appetibile e interessante. Proprio però in questo periodo, il libro è coinvolto in una serie di trasformazioni radicali di natura strutturale e non solo che segneranno anche il suo aspetto nelle epoche successive: il volume ne affronta le principali, corredando la discussione di esempi e riflessioni spesso non solo a senso unico, ma che toccano anche la produzione incunabolistica del tempo.

Prima tra tutte è sicuramente l'abbandono graduale della pergamena a favore della carta, che diventerà di lì a poco il supporto preferito del libro a stampa, grazie ai costi ridotti e alla maggiore disponibilità. Il nuovo materiale contribuirà, insieme ad un generale disinteresse per la cura estetica del codice, preferendo piuttosto la quantità a discapito della qualità, ad un impoverimento del libro stesso che si vedrà progressivamente privato degli elementi decorativi e illustrativi. Anche la struttura dei fascicoli muta, in quanto il quaternione che aveva dominato la struttura del libro fino alla fine dell'epoca monastica, decade, lasciando il posto ad altri tipi di fascicolo, tra cui il quinione e il senione.

L'analisi inoltre si estende anche a tipologie librarie nuove, quali il libro giuridico bolognese nel suo rapporto tra testo e glosse, al sistema della pecia, per cui si affrontano aspetti ancora oscuri di natura economica e gestionale, e al libro umanistico e alla sua scrittura di ispirazione all'antico.

Andrea De Pasquale
Biblioteca nazionale universitaria, Torino