Provincia di Roma, Assessorato alla cultura e alle politiche giovanili, Sistema bibliotecario provinciale. Profili di biblioteche: raccolte e comunicazione nel sistema culturale del territorio. Roma: Palombi, 2000. 126 p. + cartina. ISBN 88-7621-998-6. L. 30.000.

Testimonianza della consapevolezza con cui le strutture pubbliche, in particolare gli enti locali, operano oggi per un adeguato servizio pubblico nella società dell'informazione, le indagini che analizzano lo stato dell'arte delle strutture bibliotecarie si susseguono numerose.
Questo volume della Provincia di Roma, pubblicato a poco più di due anni di distanza dall'entrata in vigore della legge regionale Norme in materia di beni e servizi culturali del Lazio, giunge non solo particolarmente tempestivo nella valutazione degli impulsi e degli effetti provocati dalla nuova normativa, ma si colloca in una dimensione culturale tale da superare le usuali indagini sul territorio per proporsi come modello di sviluppo dei sistemi bibliotecari di pubblica lettura nell'ambito di realtà urbane medio-piccole, dotate, come osserva nel suo contributo Madel Crasta, di piccole biblioteche e di ancor più piccoli bilanci.

La prima parte è interamente dedicata all'illustrazione degli obiettivi e quindi delle metodologie da perseguire, senza facili schematismi o eccessi teorici, ma sempre guardando alle possibilità concrete presenti nella specifica situazione.
A questo proposito vorrei rilevare un aspetto, non molto importante forse dal punto di vista dei contenuti, ma che indica un atteggiamento nuovo da parte di chi opera in questo settore: i problemi e la scarsità di mezzi con cui ci si confronta non sono vissuti in modo pessimistico e vittimistico come un impedimento, ma come una sfida per la ricerca di nuove strade e di una migliore organizzazione per reperire nuove risorse e ottimizzare l'esistente.
Afferma sempre Madel Crasta che «guardarsi intorno, capire, proporre» è il primo strumento per trovare ciò che il contesto può offrire. Ambiente, territorio, contesto sociale, attività produttiva: nel momento in cui la biblioteca riesce a porsi non solo come supporto alla struttura scolastica, ma come luogo in cui tutte le problematiche della comunità trovano spazio, possibilità di interazione, visibilità, è forse anche ipotizzabile la possibilità di trovare supporti e finanziamenti fuori dell'ambito istituzionale. Le esperienze e le capacità che i bibliotecari hanno acquisito in questi anni nel settore delle nuove tecnologie possono essere messe a frutto per collaborare alla formazione di quella cultura informatica, di cui tanto si favoleggia, ma che spesso è poco diffusa specialmente nei piccoli centri e tra la popolazione adulta, così come suggerisce anche la risoluzione europea del 9 novembe 1998 che attribuisce alla biblioteca la funzione di ponte fra i mezzi di informazione tradizionali e i nuovi mezzi, consentendo loro di integrarsi anzichè di escludersi.

Queste considerazioni ci conducono direttamente al primo degli interventi dei non addetti ai lavori che fanno da corollario ai contributi dei bibliotecari, quello di Marcello Moretti, docente di teorie e tecniche della comunicazione di immagine.
Che comunicare sia importante per far conoscere la propria organizzazione, i servizi offerti, le iniziative in campo e quindi incrementarne la fruizione sembra quasi un'affermazione lapalissiana. Tuttavia questo aspetto non sempre è valutato nella giusta misura dagli operatori che lo sentono come un corollario della normale attività e non come uno specifico settore di intervento.
In realtà la comunicazione, come sottolinea nella sua nota introduttiva Giuliana Pietroboni, non è mai a senso unico, e usarla come prassi può favorire la sintonia tra la biblioteca e il suo contesto di riferimento, in primis quello politico e amministrativo. D'altra parte, scrive Claudia Berni nell'intervento che conclude questa prima parte metodologica, una biblioteca "comprensibile" deve dichiarare con chiarezza i propri obiettivi e operare per farli conoscere. Per raggiungere questo scopo non è solo necessario prendere dimestichezza con i mezzi del marketing, ma essere consapevoli della propria identità, dei propri referenti, dei propri prodotti.
Nè bisogna dimenticare che la piccola biblioteca, per superare i propri limiti strutturali e dare più di quel che i suoi mezzi consentirebbero, deve essere parte di un sistema. Nel capitolo dedicato alla cooperazione e costruzione coordinata delle raccolte Ivana Pellicioli con la consueta semplicità e chiarezza delinea i contenuti teorici e pratici di una modalità organizzativa del servizio bibliotecario che fortunatamente si sta sempre più diffondendo.

La seconda parte del volume, curata da Daniela Mazzenga, è interamente dedicata all'analisi delle risorse territoriali. Sono presenti i dati non solo delle biblioteche, ma di tutti i servizi culturali presenti nei 119 comuni della Provincia di Roma.
Le biblioteche funzionanti sono 77: poche certamente, ma in notevole aumento, se si considera che nel 1972, anno di inizio del raffronto, erano 30. Tuttavia, nonostante questo dato confortante, la realtà delle cifre purtroppo ancora una volta denota la difficoltà per le strutture bibliotecarie, specie nei piccoli comuni, di adeguarsi agli standard europei. Standard che, tra l'altro, sono ormai richiamati in tutti i programmi e documenti ufficiali.
L'orario di apertura rimane generalmente insufficiente, soprattutto nel pomeriggio, momento presumibilmente di maggior afflusso da parte di studenti e lavoratori, anche se si segnala la presenza di due notevoli eccezioni, Civitavecchia e Tivoli, che superano lo standard richiesto dall'attuale normativa regionale. Sono invece adeguati alle richieste del Piano settoriale 1999-2001 gli investimenti per l'incremento del patrimonio librario, segno che all'interno delle amministrazioni comunali l'importanza della crescita della biblioteca è ormai acquisita.
Come per chiudere e commentare l'esposizione di carattere biblioteconomico professionale, l'ultima parte del volume contiene degli interventi di "non addetti ai lavori", interessanti pur nella loro sinteticità perchè comunque ci dicono come l'esterno ci vede, facendoci anche comprendere come spesso siamo poco visibili, e quali aspettative si hanno nei nostri confronti.

Oltre al contributo della scrittrice Clara Sereni, che racconta un'esperienza personale a testimonianza di come a volte basti poco per suscitare interessi ed emozioni attorno al libro, troviamo tre interviste curate dal giornalista Dario Laruffa. La ricercatrice universitaria Novella Bellucci, anch'essa forte di un'esperienza concreta vissuta in occasione del centenario di Leopardi, racconta come sia possibile la collaborazione tra istituzioni diverse e il coinvolgimento di soggetti esterni alle strutture ufficiali. Alberto Procaccino, presidente dell'Azienda turistica dei Castelli romani, e Innocenzo Cipolletta, direttore generale dell'Associazione degli industriali italiani, illustrano il ruolo economico che la biblioteca può esercitare nell'incentivare il turismo culturale. E, in effetti, dalle parole di questi due esponenti del mondo delle imprese e degli affari sembra che il filo rosso che in qualche modo percorre l'intera riflessione sottesa a quest'opera, e cioè la possibilità di potenziare l'interazione della biblioteca pubblica, ampliando la propria sfera di azione dai tradizionali referenti della scuola e della cultura a tutto il tessuto sociale che la circonda, trovi rispondenza in quella parte della classe imprenditoriale non chiusa in interessi economici immediati ma capace di guardare alla crescita complessiva della società.
Il percorso offerto da questo testo, veramente ricco di analisi e spunti interessanti, si conclude con documenti di servizio, indicazioni di organismi professionali, carte programmatiche, riferimenti fondamentali in ambito nazionale e internazionale per il bibliotecario, e una piccola guida di indirizzi "utili": come dire, un piccolo vademecum per proseguire il cammino.

Marzia Miele
Discoteca di Stato, Roma