Associazione italiana biblioteche, Gruppo di lavoro Gestione e valutazione. Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane: misure, indicatori, valori di riferimento. Roma: AIB, 2000. 127 p. ISBN 88-7812-078-2. L. 30.000.

Solo da pochi anni si assiste in Italia alla pubblicazione di lavori di carattere operativo inerenti ai temi del management, della valutazione della qualità dei servizi e dell'efficienza ed efficacia delle prestazioni. A differenza di altre opere, però, le Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane non sono la traduzione di lavori prodotti da un prestigioso organismo internazionale, ma si presentano invece, come già evidenziato dal titolo, totalmente ed esclusivamente calate nella realtà italiana, muovendo dai dati che da questa emergono e proponendo metodologie che a essa si adattano.
Questo manuale rappresenta la conclusione dell'attività che il Gruppo di lavoro AIB Gestione e valutazione aveva iniziato nel 1992 in collaborazione con la Commissione nazionale Biblioteche pubbliche e che aveva visto, al termine della prima fase, la pubblicazione del volume Quanto valgono le biblioteche pubbliche? che aveva proposto per la prima volta, pur se con il ricorso alla tecnica della campionatura, un quadro completo della situazione nazionale e aveva elaborato un modello di valutazione semplice da applicare, fondato sul bilanciamento di alcune batterie di indicatori ritenuti maggiormente significativi.

Le Linee guida muovono, in un certo qual modo, da dove si fermava la prima pubblicazione, enfatizzando maggiormente il momento metodologico rispetto a quello della raccolta dei dati.
Gli obiettivi dell'opera li ritroviamo sostanzialmente evidenziati già nell'articolazione dei capitoli: l'individuazione di criteri normalizzati di raccolta dei dati; l'identificazione di un insieme di indicatori significativi, il cui incrocio permetta di fotografare lo stato di salute dei servizi; la definizione di procedimenti di valutazione che si rifacciano a valori di riferimento condivisibili su tutta la penisola.
Alla Rilevazione dei dati è dedicato un corposo primo capitolo: si prendono in considerazione 12 misure master, di ciascuna si dà una definizione univoca, si precisano gli elementi da includere o da escludere, si passano in rassegna le possibili misure di "secondo livello", si indica la periodicità del rilevamento, si illustrano le procedure standard di misurazione, suggerendo anche, all'occorrenza, procedure alternative forse meno precise, ma che presentano il vantaggio di essere acquisibili con minor dispendio di tempo e personale.
Il secondo capitolo è dedicato invece all'Elaborazione dei dati e presenta indicatori costruibili tramite le misure del primo capitolo. La scelta, tutt'altro che casuale e assolutamente condivisibile, è caduta, tra la miriade di indicatori possibili, su quelli che al Gruppo sono parsi non solo i più diffusamente ricavabili, nonostante la varietà delle situazioni territoriali, ma anche i più rappresentativi. Dei 15 indicatori 7 servono a focalizzare gli input, le risorse che le biblioteche mettono in campo; gli altri 8 esprimono invece gli output, i risultati delle prestazioni.
Il terzo capitolo, dedicato alla Valutazione, raccoglie probabilmente i contributi più originali del volume. La sezione è centrata intorno al tema dei meccanismi e delle procedure di autovalutazione e di valutazione comparata e nasce dalla non semplice necessità di elaborare dei valori di riferimento sia verso l'alto sia verso il basso, dotati almeno di due requisiti: innanzitutto di non essere ricalcati in vario modo su parametri e standard internazionali troppo distanti dalla nostra realtà; in secondo luogo di costituire, nel loro insieme, una scala di valori utilizzabile in maniera flessibile a seconda del grado di sviluppo delle biblioteche. Da una parte otto requisiti minimi (sei riferiti a dati strutturali e a risorse e due – e ciò è una novità nell'editoria italiana – a parametri di funzionamento) che rappresentano la soglia al di sotto della quale il servizio erogato non è minimamente accettabile, al capo opposto 10 standard di riferimento che permettono a una biblioteca "italiana" di definirsi di buona o eccellente qualità.

Sicuramente molto interessante per le biblioteche è la proposta di standard-obiettivo su cui poter programmare il proprio percorso individuale di sviluppo utilizzando il sistema dei quartili che, dividendo i valori del campione in quattro fasce comprendente ciascuna il 25% dei casi, serve a descrivere la realtà in modo più esatto e oggettivo di quanto non facciano le medie, a volte inficiate dalla presenza di "punte" anomale in alto o in basso. Utile anche la presentazione di un altro sistema di autovalutazione fondato sul calcolo degli scarti, che permette di individuare gli elementi di criticità di una realtà rispetto a situazioni che si decide di assumere come riferimento. Il volume si chiude con la proposizione, in Appendice, di tre utili schemi esemplificativi di controllo.

Queste Linee guida possono sicuramente contribuire a diffondere nel mondo delle biblioteche italiane una "cultura del risultato" al posto di una vecchia visione, spesso autoreferenziale, della propria attività.
La tipologia degli indicatori proposti costituisce, d'altra parte, implicitamente, il segno dello stato di arretratezza in cui versano ancora, complessivamente, le nostre biblioteche. L'auspicio è che anche da noi, come nei paesi più avanzati, si possa giungere quanto prima alla predisposizione di un corpus significativo di indicatori squisitamente di performance: ciò vorrà dire che anche in Italia si sarà affermato finalmente l'assunto che le biblioteche, per funzionare decorosamente, debbono avvalersi di risorse adeguate. Allo stesso modo si spera che si aggiungano altre misure e indicatori quali quelli dei servizi informatizzati e delle aree di cooperazione.

Loredana Vaccani
Biblioteca comunale di Busto Arsizio (VA)