RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Roberto L. Bruni - D. Wyn Evans.  Italian 17th-century books in Cambridge libraries: a short-title catalogue.  Firenze: Olschki, 1997.  589 p.  (Biblioteca di bibliografia italiana; 144).  ISBN 88-222-4473-7.  L. 140.000.

Questo catalogo di edizioni italiane si inserisce nella ben rappresentata serie di quegli strumenti short-title che mirano a censire i fondi antichi di istituzioni inglesi o nordamericane. È prassi frequente che tali repertori non considerino le collezioni nella loro interezza, ma circoscrivano la ricerca a quei materiali che risultano omogenei tra loro per provenienza territoriale o arco cronologico di pubblicazione. Il volume di Bruni ed Evans, in linea con questa metodologia, presenta un'ampia ricognizione - svoltasi in trentanove biblioteche dell'Università di Cambridge - dei prodotti tipografici italiani del XVII secolo.

La raccolta dei dati, condotta tra il 1983 e il 1990, ha portato a individuare complessivamente più di cinquemilasettecento edizioni: oltre al materiale stampato in Italia gli autori hanno compreso nel censimento anche quelle opere che, pur stampate al di fuori della nostra penisola, vennero scritte in lingua italiana. Di questa particolare tipologia ne sono state individuate circa duecento, che esemplificano la produzione di una trentina di differenti città europee (ma sono stati esclusi i testi pubblicati nel Regno Unito, perché già registrati in altri cataloghi): il panorama della diffusione dei prodotti letterari italiani risulta perciò piuttosto ampio, attestando il noto cosmopolitismo del ceto intellettuale europeo.

L'introduzione al catalogo dedica alcune pagine alla descrizione storica delle biblioteche cantabrigensi, in particolare a quella dei fondi esaminati: la ricostruzione delle loro origini - gli itinera che i libri dovettero seguire, i personaggi che in successione temporale li possedettero, le stratificazioni patrimoniali avvenute in diverse sedi - fornisce informazioni di sicuro utilizzo per lo studioso della cultura dei secoli XVI e XVII, oltre che per gli specialisti di storia della trasmissione tipografica.

I ricercatori dichiarano la loro metodologia d'indagine nella parte iniziale dell'introduzione: si sono in primo luogo serviti, come base documentale, degli inventari topografici, poi hanno proceduto al sistematico controllo diretto di tutti i testi individuati, salvo nel caso delle raccolte della Pepys Library, dove - essendo risultati inaccessibili i magazzini a causa di lunghi lavori di ristrutturazione - hanno dovuto sopperire all'esame autoptico con il semplice riscontro sul catalogo a stampa.

Le descrizioni bibliografiche delle edizioni, assai stringate, si presentano in modo fortemente normalizzato, anche per ottenere un archivio facilmente trattabile dal software di indicizzazione. I titoli delle opere, qualora ritenuti troppo lunghi, vengono scorciati secondo la prassi dei cataloghi short-title. Le responsabilità alternative o secondarie appaiono in forma standardizzata, così come le note tipografiche, nella cui artificiosa sintassi è davvero impossibile riconoscere la veste originaria di presentazione della formula: i luoghi di stampa sono espressi in inglese, i nomi dei tipografi e degli editori - questi ultimi sempre introdotti dalla preposizione for - sono proposti in forma inversa (al contrario degli autori secondari accennati sopra, che conservano la forma diretta), con risultati talvolta piuttosto sconcertanti. Abbiamo, per esempio, note tipografiche di questo genere: «Florence: S.A.S., Stamperia di, & Vangelisti, Vincenzo, & Matini, Piero», «Rome: Mascardi, Vitale, for Rossi, Filippo de»; «Vicenza: Grossi, Francesco, heirs of, for Crivellari, Giulio». È evidente come una tale forma di presentazione trovi la sua origine nella struttura rigidamente ordinatoria del database, ma ciò non toglie che un successivo intervento di rielaborazione editoriale avrebbe potuto rendere probabilmente queste formule un po' meno ostiche alla lettura.

A completare l'archivio dei documenti provvedono i cinque indici finali che consentono riscontri bibliografici incrociati: l'indice per titoli (alfabetico, secondo la trascrizione fedele della formulazione tratta dal frontespizio, con le abbreviazioni non sciolte), per autori secondari, per stampatori ed editori (in fondo a questa lista si trovano tutte le edizioni prive di responsabilità materiale, ordinate per città), per luoghi di stampa (l'ordinamento secondario viene effettuato in base ai nomi dei tipografi), per data di pubblicazione (con ordinamento secondario in base al nome dell'autore). A proposito dell'ambito cronologico del catalogo, che raccoglie - appunto - delle secentine, notiamo come non siano state prese in considerazione nell'indagine né le edizioni apparse nell'anno 1600, né quelle apparse nell'anno 1700. Evidentemente le prime sono state considerate come facenti parte del secolo precedente e le seconde di quello successivo: ci sembra, questa, in effetti, un'interpretazione un po' restrittiva dei limiti temporali del secolo XVII!

Flavia Cancedda, Biblioteca Area giuridica, Università di Roma "Tor Vergata"