RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Dizionario dei tipografi e degli editori italiani. Il Cinquecento, diretto da Marco Menato, Ennio Sandal, Giuseppina Zappella.  Vol. 1: A-F.  Milano: Ed. Bibliografica, 1997.  LXXIII, 463 p.  (Grandi opere; 9).  ISBN 88-7075-364-6.  L. 350.000.

Questo primo volume dedicato al Cinquecento si pone nell'ambito di un progetto teso a realizzare un dizionario dei tipografi e degli editori italiani dal XV al XVIII secolo. Quando il lavoro sarà portato a compimento - speriamo entro pochi anni - chi lavora nel settore del libro antico avrà a disposizione uno strumento senz'altro utile che, pur non andando a sostituire tutti gli studi precedenti, certamente li tiene presenti e in qualche modo li completa.

Già da questo primo volume possiamo farci alcune idee sul lavoro, idee che troveranno conferma o smentita all'apparire dei prossimi. L'impianto dell'opera è a dizionario: in ordine alfabetico vengono presentate, intestate ai tipografi e agli editori, le schede, tutte debitamente firmate dai collaboratori, elencati alla p. VII dell'Introduzione. Come si specifica nella Premessa dei curatori, non si tratta «solo di studiosi e di accademici di chiara fama, ma anche di ricercatori e di bibliotecari operanti in loco».

Nella stessa premessa i curatori affermano che il loro «obiettivo era proporre un'opera nuova e non ripetitiva rispetto ai repertori già esistenti» e, per questo, nella redazione delle voci «non ci si è limitati a una sintesi di quanto già noto, ma spesso sono stati aggiunti nuovi elementi [...]. È stato possibile aggiungere edizioni non conosciute e non registrate in repertori, fornire nuove indicazioni di carattere biografico e bibliografico».

Ci possiamo fare un'idea della struttura dell'opera dalla sintetica Guida alla consultazione, dove si specifica che nelle parti dedicate al Cinquecento ci dobbiamo aspettare di trovare i tipografi che hanno iniziato la loro attività in questo secolo «con poche eccezioni per quei tipografi [...] la cui produzione, pur iniziata nel secolo precedente, si è svolta quasi esclusivamente nel Cinquecento. Analogamente, la voce è stata redatta in maniera completa [...] anche quando c'erano degli sconfinamenti nel secolo XVII».

Per quanto riguarda le intestazioni, «si è preferita la forma con cui il tipografo e/o editore è prevalentemente identificato nei più accreditati repertori», mentre si rimanda, per le forme non accettate, a un indice che sarà contenuto nel terzo volume. Da notare che questo è l'unico indice di cui si parla. Non viene preannunciato, per esempio, un auspicabile indice dei luoghi. Se da una parte un'impostazione come quella di questo dizionario ci consente di vedere riunite le notizie sui singoli stampatori, anche se "itineranti", d'altra parte non ci viene concessa la lettura tradizionale della tipografia attraverso i luoghi, che invece potrebbe rappresentare un utile completamento. E ancora, l'intestazione ai singoli tipografi non ci permette di cogliere le società, che si possono ricostruire solo attraverso la lettura delle schede dei soci. Fanno eccezione quelle società che ebbero un nome identificativo (in questo volume: Compagnia Bresciana, Compagnia di Cremona, ecc.). Scorrendo le voci, troviamo Concordia, al segno di. Mi sarei allora aspettata di trovare anche Fontana, al segno di (o insegna della), e invece non c'è. Mi domando allora se il "Segno della Fontana", come altri "segni" particolari (della Speranza, del Leone, ecc.) presenti in sottoscrizioni, li troverò in un altro punto del Dizionario o meno. Allo stesso modo alla lettera C non ho trovato alcun Convento (ma anche i conventi, forse, dovrò cercarli sotto un'altra voce).

Le voci si dividono in cinque aree. Nella prima troviamo indicazioni di carattere generale (dalle varianti del nome alle notizie biografiche, ai rapporti con altri stampatori); nella seconda le notizie relative alle edizioni. Quest'area è diversamente sviluppata nelle singole voci. A una prima informazione sul numero delle edizioni prodotte si fa seguire l'indicazione delle materie e dei generi trattati. Talora troviamo un elenco delle edizioni, altre volte sono citate e descritte solo quelle particolarmente significative o fino ad ora poco conosciute (o del tutto sconosciute). Per Brugnolo, Gioacchino Patrizia Bravetti ci elenca in ordine cronologico tutte le edizioni note (17); per Bonardo, Pellegrino Daniela Simonini e Paolo Temeroli, a fronte di una produzione di oltre 160 edizioni, ne citano "solo" 53, ma indicano le diverse materie affrontate (produzione religiosa, orazioni pubbliche, pubblicazioni di committenza ecclesiastica, opere popolari, devozionali, testi redatti da professori universitari, produzione letteraria, ecc.); per Alberti, Simone Luciano Borrelli ci offre una precisa descrizione di 6 delle 12 edizioni conosciute (formato, numero delle carte, indicazioni di altre edizioni della stessa opera); e gli esempi potrebbero continuare.

La terza area contiene indicazioni sulle caratteristiche tecniche e sui materiali tipografici. Ampio spazio è spesso dedicato alla descrizione delle marche, ma in quest'area troviamo anche notizie più o meno puntuali sui caratteri utilizzati e, ogni volta che pare opportuno, sull'utilizzo di xilografie e sulle caratteristiche dei frontespizi e di altri elementi iconografici.

Nella quarta area, non sempre presente, trovano spazio la discussione critica e i problemi aperti.

Chiudono ogni voce le fonti archivistiche seguite dalla bibliografia, con citazioni sintetiche che rimandano alla ricca Bibliografia delle opere citate che occupa ben 62 pagine. Non sempre, purtroppo, è possibile associare le notizie presenti nella scheda alle fonti, semplicemente elencate in fondo.

Questo dunque lo schema generale - a onor del vero, non sempre rispettato - che trova esiti diversi nelle singole voci. Da notare che non c'è proporzione tra le civerse voci: talora tipografi minori vengono trattati con più ampio respiro rispetto ad altri che ci hanno lasciato centinaia di titoli (9 colonne per Giovanni Bolis, con 8 edizioni note; poco più di 2 colonne per Alessandro Bindoni, con oltre 100 edizioni). Se è vero che questo Dizionario offre l'occasione di pubblicare notizie su tipografi poco conosciuti, è anche vero che si sarebbe preferito un maggiore equilibrio tra le voci.

Il giudizio complessivo, comunque, è senz'altro positivo, e rimaniamo in attesa dei prossimi volumi.

Cinzia Zannoni, Servizio Biblioteca di farmacia, Università di Parma