Irena Komasara. , Ksiazka na dworach Wazów w Polsce [Il libro alla corte dei Vasa in Polonia].  Wroclaw: Ossolineum, 1994.  240 p.  ISBN 83-04-04184-7.  Zl. 6.


Nel 1572 muore l'ultimo re della dinastia jagellonica, Sigismondo II Augusto (1548-1572), e inizia nella storia dello stato polacco-lituano il periodo detto dei re elettivi, che sarebbe durato fino al 1795, l'anno della terza spartizione della Polonia con la quale, per 126 anni, il paese avrebbe perso la sua indipendenza.

Durante questo periodo il trono polacco fu retto da diversi sovrani, anche stranieri. Fra questi trovano posto i tre sovrani della dinastia svedese dei Vasa: Sigismondo III (1587-1632), figlio del re di Svezia Giovanni III, e i suoi due figli Ladislao IV (1632-1648) e Giovanni II Casimiro, che fu eletto nel 1648 e abdicò dopo 21 anni di regno nel 1668. Fu un periodo denso di avvenimenti e di guerre: contro Mosca, i turchi, i cosacchi, il Brandeburgo, la Svezia.

Nel volume di Irena Komasara si affrontano gli aspetti più vari inerenti alla storia del libro in Polonia appunto durante il governo dei tre sovrani Vasa, dei quali, sebbene siano valutati in modo controverso nella storiografia, si deve dire che, anche se non si possono definire bibliofili come invece fu Sigismondo II Augusto Jagellone, mostrarono tutti un indubbio interesse per il libro e i problemi ad esso legati. Ecco quindi che nel volume si esamina il tema della censura, del controllo sulle pubblicazioni (a proposito del quale si può ricordare il caso allora clamoroso della proibizione della stampa degli annali di Jan Dlugosz, il primo storico polacco morto nel 1480), del mecenatismo attraverso lo studio delle lettere dedicatorie, del collezionismo, della storia della tipografia e della stampa e in particolare del tema dei privilegi per stampatori e librai e, infine, della storia delle biblioteche personali dei sovrani Vasa. Molto interessanti i dati sul numero delle tipografie nel territorio dello stato polacco-lituano: fino al 1580 ne funzionarono 64; fra il 1580 e l'invasione svedese del 1655 il loro numero crebbe fino a 134; dopo, ne restarono solo 69, cifre queste che dimostrano come sotto il regno dei Vasa l'editoria abbia avuto un certo sviluppo.

L'autrice si sofferma inoltre su alcuni particolari assai interessanti. Sappiamo che all'inizio del suo regno Sigismondo III Vasa visitò la biblioteca dell'Università di Cracovia ma ci è ignoto se abbia fatto per essa qualche donazione, come fece per esempio sua zia Anna Jagellone (1523-1596) nel 1584 arricchendola con volumi di pregio, ma è interessante che nel 1591 uno dei bibliotecari vaticani, Angelo Rocca, elencando fra le grandi biblioteche fuori d'Italia anche quella dell'Università di Cracovia, sottolinea la continua crescita delle sue collezioni proprio grazie all'interessamento di Sigismondo III. Queste notizie mostrerebbero un interesse del sovrano per l'Università di Cracovia, finora poco noto, prima dell'altro, ben conosciuto, per l'Accademia di Vilna, fondata dai gesuiti nel 1578.

L'autrice sottolinea anche come alla corte dei tre sovrani Vasa fossero ben accetti e ben remunerati i servigi di stranieri ben preparati e molti di essi vi svolsero perciò attività come segretari, consiglieri, storiografi e bibliotecari. Fra questi vale la pena di ricordare Ewerhard Wassenberg, che prima di giungere a Varsavia alla corte di Ladislao IV fu bibliotecario dell'arciduca Leopoldo Guglielmo, dell'imperatore Ferdinando III e del re di Spagna Filippo IV.

Era pratica che l'ufficio di bibliotecario fosse unito ad altre funzioni: così per esempio uno dei medici legato a Ladislao Vasa prima ancora della sua incoronazione fu Gerolamo Cazzo, che accompagnò il principe nella campagna di Smolensk e ne fu contemporaneamente il bibliotecario.

In particolare Giovanni II Casimiro si avvalse della collaborazione di intellettuali stranieri senza prendere in considerazione la loro confessione, cosa al tempo rara. L'autrice mette in evidenza come bibliotecari e autori venissero compensati con denaro e con titoli nobiliari dal re che così contribuì notevolmente alla creazione di un ambiente colto a Varsavia.

Non si sono conservati fino ai nostri giorni gli inventari della biblioteca dei sovrani Vasa; essa stessa è andata dispersa e in parte distrutta, tanto che sia il numero dei volumi che la composero sia il suo contenuto ci sono ignoti in termini esatti. Un inventario dei beni di Giovanni II Casimiro stilato da persone che non conoscevano la lingua polacca nel 1672, immediatamente dopo la sua morte a Nevers in Francia, è per la parte riguardante la biblioteca tanto sommario e impreciso da rivelarsi scarsamente utile.

Della ricca biblioteca dei re Vasa si sono conservate in varie raccolte 154 opere in 149 volumi. Per varie strade è possibile inoltre identificare altri 80 volumi circa che ne fecero parte. L'insieme giunto sino a noi è composto da opere delle più diverse materie e vi trovano posto fra le altre opere teologiche, storiche, giuridiche, filosofiche, linguistiche, geografiche, astronomiche, cartografiche o inerenti all'arte militare e alla letteratura antica. Tutto ciò conferma quanto già noto agli studiosi, ovvero la molteplicità degli interessi dei sovrani Vasa.

Alcuni volumi hanno una veste esteriore magnifica e assai ricercata. Il vivissimo interesse di Sigismondo III per l'arte applicata e il suo impegno nell'esecuzione di lavori manuali (fu abile orefice) autorizzano a supporre che alcune di queste sontuose legature siano state disegnate dallo stesso sovrano ed eseguite sotto il suo diretto controllo.

Il volume, che si basa su una scelta della bibliografia inerente all'argomento e non attinge a fonti archivistiche, è purtroppo privo di un indice dei nomi e dei luoghi che in pubblicazioni di questo tipo è sempre utilissimo. Esso si inserisce in una collana di alta divulgazione che la benemerita casa editrice Ossolineum pubblica ormai da molti anni e che si intitola «Libri sul libro».

Jan W. Wos, Università di Trento