Le immagini della musica: atti del seminario di iconografia musicale: metodi e pratica di catalogazione di materiali aventi rilevanza per la storia delle arti e della musica, Roma, 31 maggio-3 giugno 1994, a cura di Francesca Zannoni.  Roma: Fratelli Palombi, 1996.  219 p.  ISBN 88-7621-118-7.  L. 35.000.


«L'iconografia musicale si può definire in modo sintetico una "lettura" di immagini, con riferimenti al mondo della musica, presenti nei vari campi dell'arte figurativa». Così brevemente definita utilizzando le parole della curatrice del volume, Francesca Zannoni, l'iconografia musicale si presenta in questa raccolta di saggi derivanti dal seminario tenutosi a Roma nel 1994 come una disciplina musicologica molto fertile e ricca di implicazioni anche in campi non strettamente musicali. Come sottolineato da T. Seebass, il contributo italiano a questa disciplina durante gli ultimi anni è stato notevole sia rispetto alla qualità che alla quantità delle iniziative e degli studi. Caratteristiche peculiari di questo apporto italiano sono l'attenzione alla scenografia, alla musica popolare e all'arte classica e la preferenza per l'analisi di oggetti di provenienza locale.

I quindici saggi contenuti in questo volume testimoniano anch'essi queste tendenze e si presentano suddivisi in due parti, una dedicata ad argomenti specifici, l'altra riguardante le metodologie di schedatura proposte dal Catalogo italiano di iconografia musicale, un'iniziativa intrapresa presso il Conservatorio "G. Verdi" di Milano e la Scuola di paleografia musicale di Cremona.

Nella prima parte il soggetto musicale viene analizzato a prescindere dalla tipologia del supporto, spaziando dalle miniature dei codici musicali della Cappella Sistina (E.A. Talamo) agli angeli musicanti in alcuni dipinti e affreschi di area piemontese (C. Santarelli e R. Baroncini) e nella Madonna con i santi Giovanni ev. e Petronio del Domenichino (R. Meucci), all'analisi del legame tra gioco di corte e raffigurazione musicale presente negli affreschi di Palazzo Schifanoia a Ferrara e persino nei cosiddetti Tarocchi del Mantegna (S. Macioce). Ampio spazio viene poi dedicato a immagini specifiche: S. Cecilia nel primo Seicento romano (F. Trinchieri Camiz), il cantante Andrea Adami da Bolsena (G. Rostirolla), ritratti di musicisti nelle stampe e nelle medaglie custodite nei conservatori (A. Zecca Laterza), così come notevole attenzione viene rivolta a un campo ancora poco esplorato, cioè al valore iconografico della musica contemporanea, nei suoi modi originali sia di esecuzione che di scrittura, nonché ai rapporti strettissimi tra musica e arte figurativa contemporanea (M. Bentivoglio, F. Razzi, D. Lombardi).

L'interesse verso l'organologia è ancora preponderante nei saggi di natura storica, i quali oltre a evidenziare i motivi extramusicali che spingono spesso gli artisti a variare la reale fattura degli strumenti, sottolineano come talvolta - è il caso del Domenichino - la scelta degli strumenti corrisponda a un'indubitabile competenza musicale e persino a una presa di posizione dell'artista verso le novità musicali che si stavano affermando, quali per esempio la monodia accompagnata o la sonata a tre. Anche in altri casi le testimonianze iconografiche ci forniscono tracce di movimenti musicali emergenti quali, per esempio, la musica femminile secentesca: è il caso delle raffigurazioni di S. Cecilia che sono riconducibili al successo di molte figure di donne musiciste.

Un altro attraente campo d'indagine è rappresentato dalla ritrattistica e dalla vignettistica, in particolare per quel che concerne il teatro musicale che trova nelle figure dei cantanti una tipica modalità di rappresentazione.

A simboleggiare graficamente il suono sembra invece rivolta l'attenzione artistica del Novecento, sia come tentativo di rappresentare la dinamicità del ritmo o il "tono" del colore, sia come tendenza parasemiologica alla rappresentazione dell'opera musicale in forme pittografiche originali.

La seconda parte del volume è dedicata, come già accennato, al Catalogo italiano di iconografia musicale (CIdICM) e comprende tre interventi di E. Ferrari Barassi, C. Tessari e A. Marcellino che forniscono, oltre a una dettagliata illustrazione del progetto, anche esempi concreti di schede compilate. Di questo Catalogo e dei problemi connessi alla schedatura specializzata, già alcune riviste musicologiche hanno ampiamente trattato (cfr. ad esempio «Le fonti musicali in Italia: studi e ricerche»). In questa sede ci basti rilevare come a partire dall'adozione delle norme internazionali emesse dal RIdIM (Répertoire international d'iconographie musicale), in Italia si sia passati all'elaborazione di un'originale struttura informativa, realizzata attingendo agli schemi proposti dall'ICCD e dall'ICCU e a criteri di descrizione specifica musicologica. Alla struttura dei dati che, rispetto alla tipologia dell'oggetto, richiede un tipo di catalogazione semplice o complessa, i curatori del Catalogo hanno affiancato una serie di vocabolari controllati per la definizione, ad esempio, del soggetto sintetico, degli strumenti musicali, dei mezzi di raffigurazione. Si è poi adottata la codifica Iconclass al fine di ottenere una descrizione iconografica standard che possa essere, tra l'altro, condivisa con altri progetti analoghi nazionali e internazionali.

Ferma restando l'assoluta validità di una tale impresa e la qualità dei risultati illustrati nei tre interventi ci permettiamo una riflessione di natura generale. Sembra che molte tra le iniziative catalografiche italiane di natura musicologica soffrano di un'eccessiva preoccupazione quanto alla capacità del metodo descrittivo di comprendere tutta la varietà degli oggetti, spinte quasi da una sorta di ansia di descrivere tutto il descrivibile. Ne viene fuori una lunghissima elaborazione mai del tutto soddisfacente delle griglie informative che porta a sua volta a uno schema di schedatura molto complesso e articolato. È noto come sia molto difficile coniugare la complessità dell'oggetto, le esigenze dello specialista e una conveniente agibilità delle informazioni, così come è quasi impossibile unire una ragionevole produttività con l'altissima competenza richiesta agli operatori da questo genere di imprese. Spesso la patente semplicità o insufficienza delle analoghe iniziative internazionali - che sembra dovuta a una non esauriente conoscenza della specificità dei materiali - contiene in sé d'altra parte una buona dose di pragmatismo con la quale bisogna pur sempre fare i conti. Testimonianza ne è la difficoltà incontrata dal Catalogo italiano di iconografia musicale di conformarsi alle richieste internazionali non per mancanza di dati, ma per eccesso di strutturazione e di dettaglio.

Nicola Tangari, Università di Lecce