Aldo Manuzio e l'ambiente veneziano, 1494-1515, a cura di Susy Marcon e Marino Zorzi.  Venezia: Il cardo, 1994.  268 p.: ill.  ISBN 88-8079-016-1.

La mostra a cui si riferisce questo catalogo, allestita dal 16 luglio al 15 settembre scorsi dalla Biblioteca nazionale Marciana nella splendida sala della Libreria Sansoviniana per celebrare il quinto centenario dell'esordio di Aldo Manuzio nella tipografia, era per un bibliofilo un evento da non perdere. Come esprimere l'emozione di vedere allineati per il piacere di un esame autoptico tanti esemplari studiati e ristudiati in descrizioni altrui o su campioni in riproduzione? Si trattava di 153 aldine conservate alla Marciana, di una raccolta di lettere della comunità greca di Venezia in corrispondenza con Aldo, di edizioni di emulatori contemporanei, veneziani e non, dei pugillari inventati da Lazzaro Soardi in competizione con gli enchiridi di Aldo. E si trattava anche di codici miniati, di incunaboli preziosamente decorati e illustrati, di capilettera mantinei, di legature rinascimentali, di ritratti di uomini illustri...; un'immersione totale nella Venezia colta del Rinascimento. Tanto che, uscendone, mi è sembrato di cogliere un altro dei messaggi che di lì a poco quella raffinata società di neoplatonici avrebbe affidato, in codice, al complesso programma decorativo della Libreria destinata ad ospitare i codici del Bessarione e i libri che da quei testi Manuzio aveva stampato. E vorrei comunicarlo.

Si accedeva alla mostra dallo scalone d'onore della antica biblioteca. Dopo un lungo restauro, le due rampe di scale offrivano di nuovo all'ammirazione del pubblico il soffitto decorato a stucchi ed affreschi, in una sorta di sintesi pittorica della storia della conoscenza attraverso la mitologia. Desiderosi di raggiungere i tesori in esposizione in cima alla scala, forse non molti hanno notato che le immagini simboliche di quel soffitto sono orientate – giustamente – in salita, con la testa verso l'alto e i piedi verso il basso. Ciò comporta che il visitatore, salendo e alzando gli occhi, si rende conto della ricchezza della decorazione, ma in modo confuso, perché le figure gli si presentano capovolte. All'uscita, invece, imboccando le scale per scendere e guardando semplicemente davanti a sé, le immagini del soffitto gli vengono incontro nel verso giusto e si lasciano leggere senza alcuno sforzo né fisico, né mentale: come se la sapienza acquisita in biblioteca lo abilitasse alla comprensione di ogni messaggio.

«Cossi va lo mondo», stampava il Soardi in colophon ad un suo pugillare presente in mostra, il Quintilianus del 1513: un mondo rappresentato da un cartiglio che nella metà superiore della pagina è orientato dall'alto in basso e nella metà inferiore è a rovescio. E il mondo era sempre lo stesso, riuscire a leggerlo dipendeva solo dalla capacità del lettore di rigirarsi nel mondo del sapere. Il colophon di quel Quintilianus è puntualmente riprodotto a p. 50 del catalogo. Ma qui c'è molto di più. Se si supera il rammarico di dover vedere ancora una volta un campionario in riproduzione, il catalogo, ricchissimo di illustrazioni, è una festa per gli occhi e i suoi testi, frutto delle ricerche dei colleghi della Marciana, costituiscono una sorta di manuale di storia di Aldo editore e di bibliologia aldina.

Il libro è diviso in due parti. Nella prima si trattano i temi delle quattro sezioni in cui era divisa la mostra: l'introduzione, Aldo grammatico, l'illustrazione, la legatura. Marino Zorzi dedica ad Aldo Manuzio e all'ambiente veneziano pagine dense di notizie e scorrevoli, del tutto degne della sua Libreria di San Marco, e interviene con Maria Grazia Negri e Paolo Eleuteri nel capitolo Stampatori e umanisti nel periodo aldino. Per la seconda sezione Tiziana Plebani rende omaggio ad Aldo grammatico parlando di «origine e tradizione degli insegnanti-stampatori» ed Anna Campos illustra La grammatica ebraica di Aldo Manuzio. Susy Marcon tratta la sezione illustrazione e, con il pretesto di parlare di una aldina miniata (l'unica conservata alla Marciana), fa un'ampia rassegna degli altri esemplari analoghi esistenti e si addentra nella storia della miniatura per confortare l'attribuzione delle decorazioni a Benedetto Bordon, «miniador de confinio S. Stephani confessoris». Il capitolo sulle legature è scritto con dovizia di particolari tecnici, descrittivi e illustrativi da Gabriele Mazzucco.

La seconda parte, quella più specificamente legata alla Biblioteca, è affidata a Susy Marcon per una storia della formazione della raccolta aldina e ad Elisabetta Lugato per le schede delle 153 aldine, precedute dall'illustrazione dei criteri adottati nella descrizione.

C'è un solo appunto da fare, ed è sui rinvii. L'opera è corredata di ben sei indici: la tavola delle marche tipografiche, la tavola dei ferri delle legature, l'elenco dei volumi presenti in catalogo, l'elenco dei ritratti esposti, una bibliografia delle opere citate in forma abbreviata e l'indice dei nomi del catalogo aldino. L'indice della tavola dei ferri è stato redatto secondo una proposta di classificazione di Carlo Federici ed ha un rinvio alfanumerico agli stessi codici usati nel testo di Mazzucco. Dei ritratti esposti sono indicizzati i volumi che li contengono con la segnatura che i volumi medesimi hanno in Marciana. La bibliografia non ha rinvii. Per gli altri tre indici il rinvio non è alla pagina di testo, ma al numero assegnato alla scheda nel catalogo delle aldine. Inoltre le moltissime illustrazioni non sono numerate e non hanno alcun rinvio dai testi in cui sono citate, benché siano inserite nelle pagine dei testi stessi. Le didascalie sintetiche rimandano, per una descrizione completa, al numero della scheda del catalogo espositivo, che è suddiviso in sezioni numerate da 1 a 4, poste in fondo ai capitoli corrispondenti (che però nel sommario non hanno numerazione). Insomma, per trovare qualcosa partendo dagli indici o per trovare l'immagine giusta che consenta di verificare quanto si va via via dicendo nel testo corrispondente, bisogna prima condurre uno studio accurato della struttura del libro. E questo non ne agevola la consultazione.

Maria Luisa Ricciardi, Biblioteca dell'INEA