Acquisitions and collection development in the humanities, Irene Owens editor.  Binghamton: The Haworth Press, 1997.  194 p.  ISBN 0-7890-0368-6.  $ 49.95.  Pubblicato anche in «The acquisitions librarian», n. 17/18 (1997).

Pubblicata nella collana della Haworth Press dedicata alle problematiche professionali dell'acquisitions librarian, questa raccolta di saggi, curata da Irene Owens, associate professor alla Graduate School of Library and Information Science dell'Università del Texas, offre stimolanti riflessioni e utili indicazioni pratiche sulle possibilità di applicazione del concetto di collection development nelle biblioteche universitarie statunitensi di area umanistica.

Il volume è suddiviso in tre sezioni. La prima (The electronic environment) comprende quattro interessanti contributi che focalizzano le competenze che il bibliotecario deve sviluppare a fronte delle risorse informative che le nuove tecnologie hanno ormai reso disponibili anche in ambito umanistico. Nel saggio che apre la sezione (The changing role of humanities collection development), Dennis Dillon fa il punto della situazione sottolineando le difficoltà dell'acquisitions librarian che opera nell'ambito delle scienze umane. Un mercato editoriale ipertrofico, prezzi elevati, nuove risorse informatiche e una drastica riduzione dei finanziamenti hanno reso ancor più problematica la selezione del materiale documentario, da sempre difficile per la natura interdisciplinare degli studi umanistici. Un'efficace politica degli acquisti deve, poi, prevedere una corretta valutazione della qualità dei prodotti in formato elettronico, spesso dotati di sistemi di information retrieval carenti o comunque inadeguati alle complesse modalità di ricerca di questo specifico ambito disciplinare. A questo proposito, Dillon auspica un ruolo più attivo del bibliotecario nella predisposizione di software di ricerca più sofisticati ed efficaci. Steven R. Harris (Webliography: the process of building Internet subject access) prosegue il discorso di Dillon sulle nuove professionalità nella convinzione che il bibliotecario debba contribuire con le sue competenze di bibliografo e indicizzatore a una migliore gestione delle informazioni in rete. Il saggio di Steven Ellis e Kim Fisher (Electronic text collection development: a primer) costituisce una guida per il bibliotecario alle prese con le nuove risorse informatiche ed elenca le competenze tecniche e amministrativo-legali per una loro corretta selezione e gestione. Toccando in sintesi temi e problematiche emersi di recente nella letteratura professionale e accademica, Owens contribuisce alla raccolta da lei curata con un'analisi chiara e sistematica delle modalità alternative di accesso all'informazione che oggi le biblioteche possono attivare per far fronte a bisogni informativi sempre più specifici, complessi e diversificati. L'attuale situazione del mercato editoriale e la riduzione delle risorse finanziarie impongono un adeguamento delle politiche gestionali e un ripensamento del ruolo della biblioteca da luogo di conservazione a luogo di accesso all'informazione. Nella contrapposizione fra i concetti di ownership e access si consuma la differenza fra biblioteca tradizionale e biblioteca nuova che, attraverso la misurazione dell'efficacia dei servizi offerti, pianifica la propria attività secondo modelli manageriali e, sviluppando la politica del just-in-case, si associa in consorzi e intensifica il prestito interbibliotecario, i servizi di document delivery e l'accesso alle informazioni in linea.

I saggi contenuti nella seconda sezione del volume (Disciplinarity and format), sebbene affrontino il problema della gestione delle acquisizioni di materiale documentario specializzato da un punto di vista disciplinare o specifico per natura bibliografica, forniscono, tuttavia, indicazioni pratiche utili in contesti più generali. I contributi di Timothy D. Lincoln (A contextual approach to collection management in religious studies for North American libraries) e di Marcia M. Parsons (Collection issues relative to dance: a bibliographer's perspective) pur nella loro specificità disciplinare mostrano come un approccio contestuale, attento alla realtà che circonda la biblioteca, rappresenti sempre un valido punto di partenza e un importante momento di verifica per un'efficace politica delle acquisizioni. Chiude la sezione l'indagine di Sydney J. Pierce (Life has its ups and downs: price changes in core humanities journals, 1977-1997) sull'andamento dei prezzi dei principali periodici di ambito umanistico nel ventennio 1977-1997. Pierce demolisce una prassi bibliotecaria che ha penalizzato in modo particolare il patrimonio documentario relativo alle scienze umane. Il contenimento delle spese in funzione di bilanci sempre più ridotti, realizzato attraverso la cancellazione indiscriminata di tutti gli abbonamenti più costosi sulla base di una previsione di incremento costante dei prezzi, si è dimostrato non supportato dai dati che mostrano invece una relativa stabilità del costo degli abbonamenti della stampa specializzata di area umanistica rispetto a quella di altri ambiti disciplinari.

L'ultima parte della raccolta (Cultural genres) è dedicata ai settori di maggiore tendenza negli studi umanistici nordamericani. Nei saggi di quest'ultima sezione sia l'addetto ai lavori che lo studioso possono trovare utili riferimenti bibliografici relativi alle culture minoritarie che costituiscono il complesso melting pot americano. Completa la sezione un'accurata trattazione sui principali fornitori di materiale di area francofona negli Stati Uniti.

Frutto della collaborazione di professionisti e docenti universitari, il volume coniuga in modo efficace la discussione teorica con concrete strategie operative, risultato della diretta esperienza sul campo. Nonostante parte degli interventi si riferisca specificamente alla realtà nordamericana, la raccolta si rivela un utile strumento di aggiornamento anche per il bibliotecario italiano, fornendogli le coordinate di un dibattito che dalla gestione delle acquisizioni si allarga ad abbracciare il problema della ridefinizione di un ruolo per le biblioteche. L'enfasi data, poi, alla necessità di sfruttare al meglio le risorse economiche, a fronte di una loro drastica riduzione che colpisce negli Stati Uniti in modo particolare gli enti di ricerca di area umanistica, accorcia le distanze fra certe biblioteche americane e quelle italiane, da sempre vessate dalla mancanza di fondi. Ecco che il concetto di collection development, cioè di una pianificazione della politica delle acquisizioni che tenga conto della complessa realtà della biblioteca per un utilizzo ottimale delle risorse, rappresenta la soluzione all'impasse creata dal mercato editoriale e dai tagli alle spese.

Marialaura Vignocchi
Biblioteca centralizzata "Roberto Ruffilli", Università di Bologna (sede di Forlì)