Cosa faremo da grandi


Abbiamo la fortuna di non iniziare una nuova strada, ma di continuare un cammino. Non è ricchezza da poco per chi ha il compito di leggere una mappa e fare passi in più.

Forse è così che ci sentiamo come nuovo Comitato esecutivo nazionale, non esploratori di territori da scoprire, né timonieri di spedizioni avventurose. Più normalmente, ma forse meno semplicemente, abbiamo il compito di "saper leggere" i segnali che indicano la direzione giusta, segnali che sono tutti nei fatti, nelle azioni, nelle emozioni e negli entusiasmi che i soci, i non soci, il mondo delle biblioteche e dell'informazione lanciano all'AIB.

Non sempre è facile stare in ascolto e decifrare correttamente i messaggi che vorrebbero l'Associazione protagonista in tante storie diverse, personali o generali, in ambiti territoriali differenti o secondo tipologie specifiche o trasversali. Questo crediamo non sia un limite ma, al contrario, l'esaltazione di un patrimonio ricco di diversità e di stimoli che assicurano il continuo sintonizzarsi dell'AIB sulle aspettative e che, in definitiva, sono la sua migliore assicurazione per non passare mai di moda. In fondo quello che fa stare insieme esperienze professionali diverse, diversi modi di essere e di fare biblioteca è proprio la possibilità di sentirsi parte di un progetto comune, di condividere aspirazioni e desideri , di incidere sulle cose del mondo come solo la nostra professione può consentire di immaginare.

Questo è il punto di partenza dal quale muoversi e lavorare per i prossimi tre anni. I programmi e le cose da fare, per fortuna tante, perché tante sono le buone idee dentro l'AIB, li scriveremo insieme; ora abbiamo bisogno di rafforzare la capacità del CEN e di tutti gli organi dell'Associazione di comunicare con i soci e tra loro, di scambiare idee ed aprire prospettive nuove e nuova attenzione anche verso quelle realtà locali ritenute a torto marginali. Nelle città, nei piccoli comuni, nelle regioni e nelle province, ogni giorno è attivo un laboratorio di riflessione e di creatività che pone la biblioteca ed il nostro lavoro in continua discussione ed in continua crescita. Lì deve essere la nostra Associazione a sostenere esperienze e valori professionali che vanno recuperati, raccontati e condivisi, lì la nostra Associazione misura la propria forza, lì incontriamo i veri bisogni dei bibliotecari e delle biblioteche italiane. Allora s'impone una nuova strategia organizzativa libera dal falso problema del rapporto tra presunto centro e presunta periferia per cercare soluzioni condivise. La nostra Associazione si basa sulla presenza nel territorio assicurata dall'indispensabile lavoro delle sezioni regionali, dall'inventiva e dal lavoro di tanti soci che spesso faticosamente, con pochi mezzi e tanto entusiasmo, tentano di diffondere il contagio positivo della professione vissuta con responsabilità e coscienza oltre il dovere quotidiano.

Grazie a questi sforzi, e a quelli di chi è impegnato a ogni livello e con le diverse competenze che una macchina sempre più complessa come la nostra richiede, l'Associazione è cresciuta molto e di molto è aumentata la responsabilità di chi è stato scelto per dirigerla. È profondamente cambiata la composizione per età, esperienza professionale, stato lavorativo, provenienza tipologica, della base sociale ed è necessario ancora affermare la necessità di un continuo monitoraggio di aspettative esplicite e implicite per realizzare appieno la nostra missione che, in ultima analisi, è quella di garantire unità e solidarietà intorno alla nostra professione.

Questo si può fare, crediamo, iniziando a lavorare senza pensare che l'AIB sia un partito da governare con una spesso cagionevole ideologia al servizio di una dirigenza elitaria o che assomigli a un'associazione-azienda da dirigere col piglio efficientista del manager. L'Associazione non è in questi modelli ma sta tutta nella semplice riaffermazione dello spirito associativo di servizio come strumento per evitare derive pericolose o proiezioni personalistiche. Lo spirito associativo è però solamente un'ipotesi se non è sostenuto quotidianamente dal dialogo e dalla comunicazione più ampia e partecipata possibile. Questo è il nostro vero programma che vede come attori tutti noi con la responsabilità comune dell'impegno e del lavoro e la certezza dell'amicizia dei soci che sapranno perdonare errori e stanchezze e sostenere entusiasmi e volontà.