Jerzy Turonek, Ksiazka bialoruska w II Rzeczypospolitej 1921-1939

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Jan W. Wos

Abstract

Jerzy Turonek. Ksiazka bialoruska w II Rzeczypospolitej 1921-1939. Warszawa: Slawistyczny Osrodek Wydawniczy, 2000. 79 p. (Prace Slawistyczne; 109).
In tutta la sua storia la Polonia è stata raramente abitata esclusivamente da polacchi: quasi sempre infatti nel territorio di questo Stato sono vissute numerose comunità straniere e minoranze etniche, fatto che non ha mancato di creare difficoltà non sempre risolte con successo e secondo criteri di giustizia. Sopranazionale e sovraconfessionale fu già la Polonia di Casimiro III il Grande Piast (1333-1370), e tale essa è rimasta fino all'età contemporanea. Tale peculiarità si è conservata fino a dopo la prima guerra mondiale quando, dopo 123 anni di occupazione straniera, il paese fu ricostituito come Stato indipendente ed entrò nel periodo chiamato nella storiografia la "seconda repubblica" (la "prima" essendo stata quella precedente il 1795).
Fra le varie minoranze presenti sul territorio dello Stato polacco, quella bielorussa contava fra uno e due milioni di persone. La stima di questa popolazione è purtroppo assai imprecisa perché ancora nel 1931, all'atto del censimento, molti che non avevano una sufficiente coscienza della propria identità nazionale optarono per la generica definizione di "gente del luogo".La pubblicazione di Jerzy Turonek è appunto dedicata all'editoria in lingua bielorussa e alfabeto sia cirillico sia latino apparsa nel territorio della Polonia fra il 1921 e il 1939.
Il libro si compone di due parti: nella prima l'autore presenta le istituzioni e le persone private impegnate a vario titolo in tali attività editoriali, descrivendo anche le tematiche oggetto delle pubblicazioni, fornendo indicazioni su tirature, formati prescelti ecc. Da queste pagine emerge in modo evidente l'importanza che la città di Vilna (attuale capitale della Lituania) ebbe nella formazione della cultura nazionale bielorussa, lungo un processo che fu fortemente ostacolato dalle autorità governative polacche e nel quale non c'è bisogno di sottolineare l'importanza del ruolo che rivestì l'editoria. L'autore riporta l'elenco delle persone che furono perseguitate a causa della loro lotta per il risveglio della coscienza nazionale bielorussa: il loro destino fu particolarmente tragico, in quanto in seguito, con l'annessione di queste terre all'Unione Sovietica e l'occupazione nazista, moltissimi di coloro che non poterono riparare all'estero furono eliminati dalla polizia segreta russa o dalla Gestapo.
La seconda parte è costituita dal catalogo delle 466 pubblicazioni e stampe uscite in questo lasso di tempo (di queste 51 furono patrocinate dalla benemerita Associazione editoriale bielorussa). Nonostante l'elenco ambisca a essere completo, a causa delle limitatissime tirature di alcune pubblicazioni, delle sistematiche confische e distruzioni alle quali tale materiale fu condannato dalla polizia polacca e della naturale dispersione alla quale ogni pubblicazione nel tempo è soggetta, tanto più nel caso di materiali particolarmente effimeri (volantini, pamphlettistica e altre stampe occasionali) è lecito supporre che una certa parte di tale produzione non vi sia rappresentata.
Purtroppo l'autore non specifica quali opere siano state da lui effettivamente consultate e quali invece siano citate di seconda mano. Nonostante ciò il lavoro, non molto curato dal punto di vista editoriale, costituisce un interessante contributo per la storia dell'editoria bielorussa e della politica del governo di Varsavia nei confronti delle minoranze etniche nel periodo fra le due guerre mondiali.

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